Chiara Bettazzi – Retroscena
La fotografia di Chiara Bettazzi esiste in una dimensione di prossimità con i linguaggi della scultura e dell’installazione, con cui condivide lo stesso vocabolario di oggetti del quotidiano che danno forma ai suoi soggetti.
Comunicato stampa
La fotografia di Chiara Bettazzi esiste in una dimensione di prossimità con i linguaggi della scultura e dell’installazione, con cui condivide lo stesso vocabolario di oggetti del quotidiano che danno forma ai suoi soggetti. Nata come strumento di osservazione e controllo del processo installativo, essa acquisisce in seguito una sua autonomia, misurandosi in primis con il registro della natura morta. Le sue sono composizioni oggettuali, costruite inizialmente sul piano orizzontale come vanitas o assemblage di memoria surrealista, e poi debordate fuori dal tavolo, trovando altri piani di appoggio in materiali trovati nello studio – scalei, paraventi, strutture provvisorie – che definiscono traiettorie precarie attorno a cui l’agglomerato oggettuale assume nuove sembianze scultoree. Lo scatto fotografico coglie incontri effimeri tra oggetti in uno stato di transitorietà, destinati poi a ritornare nell’anonimato del quotidiano. È una dimensione performativa della fotografia, soprattutto quando l’artista ci mostra anche i gesti del disporre gli oggetti, le cadute accidentali: sulla soglia tra composizione e scomposizione, scena e retroscena, dove l’immagine riattiva continuamente il processo, restituendo all’oggetto la possibilità di una nuova forma, in costante trasformazione.
Retroscena accosta una serie di fotografie recenti in cui ricorre l’elemento dello scaleo – emblema del processo di costruzione della scena – a una nuova installazione da cui la mostra prende il titolo: un intervento site-specific realizzato con i materiali di backstage provenienti dai magazzini di Foto Forum, resti di precedenti allestimenti. L’installazione si sviluppa in senso longitudinale, tagliando a metà lo spazio espositivo con una superficie architettonica fatta di aperture e stratificazioni, che diventano le tracce materiali di un tempo sedimentato. In questo contesto, l’artista invita il pubblico a muoversi nello spazio e a farsi parte della scena: osservatori-attori di un ambiente speculare e duplice, dove recto e verso tendono a coincidere. Nelle pieghe del tessuto e nei frammenti degli oggetti la memoria riaffiora come un archivio visivo, aperto a continue attività di scavo e ri-figurazione.
Chiara Bettazzi nasce a Prato nel 1977, dove vive e lavora. La sua ricerca indaga una duplice dimensione: da un lato lo spazio e i luoghi e dall’altra una poetica dell’oggetto quotidiano, che si sviluppa tra accumulo e scarto. Nel 2015 crea un osservatorio sul recupero dell’archeologia industriale del territorio che prende il nome di Tuscan Art Industry, collaborando con storici dell’architettura, biologi ambientali, artisti, curatori e varie figure professionali. Le sue fotografie e le sue installazioni riflettono sull’ idea della trasformazione e si sviluppano a stretto contatto con il paesaggio industriale e urbano. Spesso i suoi lavori hanno un carattere site-specific, instaurando un dialogo molto forte con lo spazio e la luce naturale dei luoghi. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra cui: La Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea di Roma, Casa Masaccio Centro per L’arte contemporanea, La Collezione Farnesina, Il Museo di Santa Maria della Scala, Castello di Ama e Villa Rospigliosi. Tra le principali mostre Panneggi, Lottozero, Prato (2025); Colorescenze, Centro Pecci, Prato (2024); Recap, Z2o Project, Roma (2024); TheTilt of Time, IED, Firenze (2023); Reverse, Tenuta Dello Scompiglio, Lucca (2023); Standby. Installation View, Museo Galileo e Murate Art District, Firenze (2023); Soggiorno, Villa Rospigliosi, Prato (2023); Rampa di Lancio, Peccioli, (2021), Surplace, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2022), A tutti gli effetti, Villa Romana, Firenze, (2020), Cabinet, progetto per Castello di Ama, Gaiole in Chianti, Siena (2019), Il Mondoinfine: vivere tra le rovine, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2018).
DE
Die Fotografie von Chiara Bettazzi bewegt sich in einer Dimension der Nähe zu den Sprachen der Skulptur und Installation, mit denen sie das gleiche Vokabular alltäglicher Gegenstände teilt, die ihre Motive formen. Ursprünglich als Werkzeug zur Beobachtung und Kontrolle des installativen Prozesses entstanden, gewinnt sie im Laufe der Zeit eine eigene Autonomie, indem sie sich zunächst mit dem Genre des Stilllebens auseinandersetzt. Ihre Werke sind objektbasierte Kompositionen, die anfangs auf einer horizontalen Fläche entstehen – als Vanitas oder surrealistisch anmutende Assemblagen – und sich dann über den Tisch hinaus ausbreiten, indem sie auf andere, im Atelier gefundene Träger – Leitern, Paravents, provisorische Strukturen – übergreifen. Diese bilden prekäre Bahnen, um die das Objektgefüge neue skulpturale Gestalten annimmt. Die Fotografie erfasst flüchtige Begegnungen zwischen Objekten in einem Zustand der Übergängigkeit, die bald darauf in die Anonymität des Alltäglichen zurückkehren. Es ist eine performative Dimension der Fotografie, besonders dann, wenn die Künstlerin auch die Gesten des Arrangierens, das zufällige Fallen oder Verschieben zeigt – an der Schwelle zwischen Komposition und Dekonstruktion, Szene und Hinterbühne, wo das Bild den Prozess ständig neu aktiviert und dem Objekt die Möglichkeit einer immer wieder neuen Form zurückgibt.
Retroscena vereint eine Serie jüngerer Fotografien, in denen das Element der Leiter – Sinnbild für den Aufbau der Szene – wiederkehrt, mit einer neuen Installation, die der Ausstellung ihren Titel gibt. Dieses site-specific-Werk wurde aus Backstage-Materialien aus dem Lager von Foto Forum geschaffen – Überreste früherer Ausstellungen. Die Installation verläuft längs durch den Raum, durchschneidet ihn mit einer architektonischen Fläche aus Öffnungen und Schichtungen, die zu materiellen Spuren einer sedimentierten Zeit werden. In diesem Kontext lädt die Künstlerin das Publikum ein, sich durch den Raum zu bewegen und Teil der Szene zu werden – Beobachter:innen und zugleich Akteur:innen in einer spiegelnden, doppelten Umgebung, in der Vorder- und Rückseite ineinander übergehen. In den Falten des Stoffes und den Fragmenten der Objekte taucht die Erinnerung als visuelles Archiv auf, offen für fortwährende Prozesse des Grabens und Neuformens.
Chiara Bettazzi wurde 1977 in Prato geboren, wo sie lebt und arbeitet. Ihre Forschung untersucht eine zweifache Dimension: einerseits Raum und Orte, andererseits eine Poetik des Alltäglichen, die sich zwischen Ansammlung und Ausschuss entfaltet. Im Jahr 2015 gründete sie das Projekt Tuscan Art Industry, ein Observatorium zur Wiedergewinnung der Industriearchäologie der Region, in Zusammenarbeit mit Architekturhistoriker:innen, Umweltbiolog:innen, Künstler:innen, Kurator:innen und weiteren Fachleuten. Ihre Fotografien und Installationen reflektieren über Transformation und entstehen im engen Dialog mit der industriellen und urbanen Landschaft. Häufig sind ihre Arbeiten ortsbezogen (site-specific) und reagieren stark auf Raum und natürliches Licht. Ihre Werke befinden sich in öffentlichen und privaten Sammlungen, u. a. in: La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Rom), Casa Masaccio Centro per l’Arte Contemporanea, Collezione Farnesina, Museo di Santa Maria della Scala, Castello di Ama und Villa Rospigliosi. Auswahl wichtiger Ausstellungen: BIENALSUR, Museo di Roma a Palazzo Braschi (2025); Panneggi, Lottozero, Prato (2025); Colorescenze, Centro Pecci, Prato (2024); Recap, Z2o Project, Rom (2024); The Tilt of Time, IED, Florenz (2023); Reverse, Tenuta Dello Scompiglio, Lucca (2023); Standby. Installation View, Museo Galileo & Murate Art District, Florenz (2023); Soggiorno, Villa Rospigliosi, Prato (2023); Rampa di Lancio, Peccioli (2021); Surplace, Galleria Nazionale, Rom (2022); A tutti gli effetti, Villa Romana, Florenz (2020); Cabinet, Castello di Ama, Siena (2019); Il Mondoinfine: vivere tra le rovine, Galleria Nazionale, Rom (2018).
EN
The photography of Chiara Bettazzi exists in a realm of proximity to the languages of sculpture and installation, sharing with them a vocabulary of everyday objects that shape her subjects. Initially conceived as a tool for observing and controlling the installation process, it later gained its own autonomy, engaging primarily with the register of still life. Her works are object-based compositions, first constructed on a horizontal plane – as vanitas or surrealist-inspired assemblages – and later overflowing beyond the table, finding other supports in found materials from the studio – ladders, screens, temporary structures – that trace precarious trajectories around which the cluster of objects takes on new sculptural forms.
The photographic act captures ephemeral encounters between objects in a state of transience, destined to return to the anonymity of everyday life. It is a performative dimension of photography, especially when the artist reveals the gestures of arranging the objects, their accidental falls and displacements – standing on the threshold between composition and decomposition, scene and backstage, where the image continually reactivates the process, restoring to the object the possibility of a new, ever-changing form.
Retroscena brings together a series of recent photographs featuring the recurring element of the ladder – an emblem of the scene’s construction – alongside a new installation that gives the exhibition its title. This site-specific work was created using backstage materials from Foto Forum’s storage, remnants of previous exhibitions. The installation unfolds longitudinally, cutting the space in half with an architectural surface made of openings and layers, becoming material traces of a sedimented time. Within this context, the artist invites the audience to move through the space and become part of the scene – observers and actors in a mirroring, dual environment, where front and back tend to coincide. In the folds of fabric and the fragments of objects, memory resurfaces as a visual archive, open to ongoing processes of excavation and refiguration.
Chiara Bettazzi was born in Prato in 1977, where she lives and works. Her research explores a dual on the other, a poetics of the everyday object, oscillating between accumulation and discard. In 2015 she created an observatory on the recovery of industrial archaeology in the territory that takes the name Tuscan Art Industry, in collaboration with architectural historians, environmental biologists, artists, curators, and other professionals. Her photographs and installations reflect on transformation, developing in close relation to the industrial and urban landscape. Often site-specific, her works establish a strong dialogue with space and natural light. Her works are held in public and private collections including: La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Rome), Casa Masaccio Centro per l’Arte Contemporanea, Collezione Farnesina, Museo di Santa Maria della Scala, Castello di Ama, and Villa Rospigliosi. Selected exhibitions include: BIENALSUR, Museo di Roma a Palazzo Braschi (2025); Panneggi, Lottozero, Prato (2025); Colorescenze, Centro Pecci, Prato (2024); Recap, Z2o Project, Rome (2024); The Tilt of Time, IED, Florence (2023); Reverse, Tenuta Dello Scompiglio, Lucca (2023); Standby. Installation View, Museo Galileo & Murate Art District, Florence (2023); Soggiorno, Villa Rospigliosi, Prato (2023); Rampa di Lancio, Peccioli (2021); Surplace, Galleria Nazionale, Rome (2022); A tutti gli effetti, Villa Romana, Florence (2020); Cabinet, Castello di Ama, Siena (2019); Il Mondoinfine: vivere tra le rovine, Galleria Nazionale, Rome (2018).
