Distrutto dal fuoco il teatro Cutoliscio di Catania. Era il capolavoro dell’architetto Giacomo Leone

Il teatro all’interno del centro fieristico Le Ciminiere di Catania è stato distrutto da un incendio divampato lo scorso 11 novembre. Un episodio che rivela, ancora una volta, le difficoltà nel prendersi cura del patrimonio architettonico ereditato

Nella serata dell’11 novembre un incendio di vaste proporzioni ha colpito il complesso fieristico Le Ciminiere di Catania, distruggendo il Cutoliscio, il teatro progettato dall’architetto catanese Giacomo Leone (1929-2016). Il fuoco, originato in un’area interessata da lavori di manutenzione del teatro, secondo le prime ricostruzioni avrebbe avuto inizio all’esterno per poi estendersi rapidamente all’interno dell’edificio, una volta raggiunta la struttura lignea del teatro. Le immagini dell’accaduto mostrano una colonna di fiamme e fumo che si alza con grande intensità, tingendo di rosso il paesaggio circostante: una visione che restituisce con immediatezza la rapidità, la forza e la drammaticità dell’evento.

A Catania un incendio devasta il Cutoliscio di Giacomo Leone

A pochi giorni dall’accaduto, il bilancio dei danni è evidente: le due sale sovrapposte, da 600 e 1200 posti, risultano danneggiate, così come l’involucro esterno, originariamente rivestito in cenere vulcanica dell’Etna che rimandava alla forma levigata di un ciottolo, un cutoliscio, in dialetto catanese. A sopravvivere, è la sola ossatura in cemento armato del piano terra. La distruzione del teatro mette nuovamente in luce le difficoltà nel garantire la conservazione del patrimonio architettonico contemporaneo. A bruciare è infatti un frammento importante dell’architettura siciliana recente, ancora poco riconosciuto e raramente indagato dalla critica. Una mancanza che rende questa perdita ancora più profonda.

Il progetto dell’architetto catanese Giacomo Leone

La storia del progetto nasce dalla riconversione di uno dei più estesi complessi industriali dello zolfo in Sicilia, sorto nella seconda metà dell’Ottocento accanto alla stazione di Catania Centrale. Dopo la crisi del settore e il progressivo abbandono degli impianti nel secondo dopoguerra, l’area rischiò di essere demolita: il Piano Regolatore di Luigi Piccinato del 1964 ne prevedeva infatti l’abbattimento. Fu poi un movimento di opinione, insieme alla volontà della provincia, a impedirne la scomparsa e ad avviare un progetto di recupero che venne affidato a Giacomo Leone, architetto operante nel territorio etneo. L’intervento di Leone restituì valore agli edifici esistenti, e alla memoria industriale del luogo, trasformando l’area in un polo culturale articolato con sale congressuali, spazi espositivi.

Complesso fieristico Le Ciminiere di Catania durante un recente sopralluogo, 2025. Foto courtesy Davide Gallo
Complesso fieristico Le Ciminiere di Catania durante un recente sopralluogo, 2025. Foto courtesy Davide Gallo

Come un “sasso liscio”: la nascita del Cutoliscio a Catania

All’interno di questo contesto nacque il teatro, uno dei volumi più emblematici del complesso: un corpo ellittico modellato come un grande “sasso liscio”, ispirato ai ciottoli del litorale catanese. Leone stesso raccontava l’origine di quella forma: «Andai a cercarmi un cutoliscio e trovai un sasso con una forma pressoché identica a quella che avevo in mente. L’ho inviato a un architetto che si occupava di acustica a Padova, che ne ha verificato l’idoneità dal punto di vista acustico». A quella intuizione formale si legava anche una scelta materica profondamente radicata nel territorio: così come la cenere vulcanica ricopre ciclicamente i paesi etnei, Leone utilizza polvere lavica per rivestire l’involucro del teatro, integrandola nella sua stratigrafia costruttiva. Ne derivava un volume scuro, opaco, con la stessa rugosità della pietra lavica dei ciottoli costieri, un elemento che sembrava provenire direttamente dal paesaggio etneo.

Le architetture di Giacomo Leone secondo storici e critici del settore

La figura di Giacomo Leone emerge con forza nel progetto per il Centro Fieristico Le Ciminiere: come ricorda lo storico dell’architettura Antonino Saggio, in una conferenza a lui dedicata, «basta osservare quel complesso per coglierne la sensibilità, la capacità di unire una forte espressività a un rigoroso controllo costruttivo». In un suo articolo Luigi Prestinenza Puglisi lo definisce «il miglior architetto siciliano del dopoguerra», individuando nelle Ciminiere la sua opera più significativa. Eppure, la sua figura rimane sorprendentemente poco studiata e poco storicizzata. Una condizione che rimanda anche alla sua riservatezza: emblematico è l’episodio in cui alla proposta di Bruno Zevi di un numero monografico nella sua collana dedicata ai capolavori dell’architettura di ogni tempo, Leone scelse di declinare. Nell’interpretazione proposta da Saggio emerge l’ipotesi che, per Leone, il contributo più significativo di un architetto non risiedesse nella visibilità della firma, ma nella capacità di lasciare un segno senza dover rivendicare. È una chiave interpretativa forse non esaustiva, ma efficace per chiarire il suo modo di intendere il progetto: un’opera che, una volta realizzata, appartiene alla città e al suo uso collettivo.

Complesso fieristico Le Ciminiere di Catania durante un recente sopralluogo, 2025. Foto courtesy Davide Gallo
Complesso fieristico Le Ciminiere di Catania durante un recente sopralluogo, 2025. Foto courtesy Davide Gallo

Quale cura per il patrimonio architettonico italiano del Novecento?

La recente perdita del teatro rivela l’incapacità delle istituzioni di prendersi cura del patrimonio storico-architettonico più vicino a noi. E questo emerge con ancora più evidenza se ricordiamo che, nello stesso complesso fieristico, un’altra opera dell’architetto catanese giace oggi distrutta e abbandonata. È una vicenda che si ripete e che mostra quanto poco si sappia custodire ciò che abbiamo ereditato. La scomparsa del Cutiliscio di Leone si inserisce in un discorso più ampio: quello di un patrimonio architettonico recente di grande qualità ma ancora poco storicizzato. Come ricorda Maurizio Oddo in Architettura contemporanea in Sicilia, «le trattazioni generali sull’architettura contemporanea riservano uno spazio non sufficientemente adeguato alla vicenda siciliana degli ultimi settant’anni». È in questo contesto fragile, dove opere di grande valore non hanno ancora trovato pieno riconoscimento storiografico, che si perde uno dei contributi più rilevanti di Leone: un’architettura preziosa, parte integrante dell’identità recente della città.

Lorenzo Giordano

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Lorenzo Giordano

Lorenzo Giordano

Lorenzo Giordano è architetto. Laureatosi nel 2023 all’Accademia di Architettura di Mendrisio, durante il percorso universitario ha lavorato per gli studi Obras a Parigi e Balla Calvagna a Catania. Nel 2023 ha elaborato un progetto di ricerca sull’esposizione del design…

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