A Natale Wes Anderson ricreerà a Parigi lo studio di Joseph Cornell per una mostra alla galleria Gagosian. In vetrina

Il regista americano deve l’immaginario dei suoi set anche all’artista newyorkese famoso per le sue “Shadow Boxes”, che sarà protagonista di una mostra presso la sede parigina di Gagosian dal prossimo 16 dicembre

Da New York, Joseph Cornell (Nyack, 1903 – New York, 1972) ha viaggiato per il mondo senza muoversi praticamente mai. Alimentando la sua creatività facendo incetta di oggetti abbandonati, riviste, cartoline, giornali, dischi, meccanismi spaiati che collezionerà sin da giovane, costretto a fare il venditore porta a porta per sbarcare il lunario.
Una compulsione, quella per il collezionismo di immagini, che l’artista saprà trasformare, nell’incontro con la poetica surrealista (etichetta che pure rifuggiva), in espressione originalissima di un immaginario fantastico, affastellato all’interno di scatole – le sue Shadow Boxes – concepite come “archivi della memoria”.

Wes Anderson, Model of The Grand Budapest Hotel © Thierry Stefanopoulos – La Cinémathèque française
Wes Anderson, Model of The Grand Budapest Hotel © Thierry Stefanopoulos – La Cinémathèque française

Joseph Cornell e Wes Anderson a confronto

Ai mondi visionari e insieme intrisi di un minuzioso realismo di Cornell, che sempre da autodidatta si è cimentato anche con la regia ispirando l’evoluzione del cinema sperimentale, deve molto il regista americano Wes Anderson, a propria volta capace di costruire set che tendono all’illusione perfetta, all’insegna di un’acribia descrittiva e di un controllo millimetrico per il dettaglio che generano però un universo narrativo e visivo fantasmagorico e ipnotico.

Joseph Cornell, Shadow Box
Joseph Cornell, Shadow Box

Wes Anderson ricrea lo studio di Joseph Cornell a Parigi

E sarà proprio Anderson – che mai finora ha esplicitamente confermato l’influenza dell’artista newyorkese sul suo lavoro – a omaggiare l’universo di Cornell in occasione della prossima mostra parigina della galleria Gagosian, che il 16 dicembre presenterà nel suo spazio di rue de Castiglione 9 il progetto The House of Utopia Parkway, prima retrospettiva parigina sull’artista newyorkese. La mostra, curata da Jasper Sharp, proporrà anche una ricostruzione dello studio newyorkese di Joseph Cornell – che passò la maggior parte della sua esistenza isolato, e aveva allestito il suo atelier nel seminterrato della casa di Flushing che condivideva con la madre e il fratello – ricreato come fosse una delle sua scatole, ma a grandezza naturale.

Il lavoro di ricerca sulle immagini del passato

Lo studio, allestito in vetrina, sarà visibile dalla strada, e per realizzarlo Gagosian ha coinvolto, non a caso, il regista texano – protagonista dal 20 novembre di una mostra promossa dal Design Museum di Londra – con il quale Sharp collabora da anni (a lui si deve la selezione delle opere d’arte presenti nell’ultimo film di Anderson, The Phoenician Scheme). Per ricostruirlo, Anderson e Sharp hanno trascorso settimane a esaminare foto in bianco e nero e a ricercare testimonianze dirette di quella che doveva essere l’atmosfera dello studio, dove Cornell aveva allestito anche una parete di scatole da scarpe intonacate per riporre la sua collezione di conchiglie, che sarà presente nella trasposizione parigina. Il regista ha coinvolto, inoltre, le maestranze solitamente al lavoro sui suoi set: per imitare la calligrafia di Cornell, per esempio, o per invecchiare alcuni oggetti. Non si punta, però, a riproporre una copia esatta dell’originale, piuttosto a evocare e omaggiare l’essenza della fucina creativa dell’artista, che preservò sempre una dimensione domestica e anti-accademica. Al momento, la ricostruzione sta prendendo forma in una magazzino alla periferia di Parigi, prova dopo prova, per avvicinarsi all’obiettivo prefissato.

Joseph Cornell, Pharmacy, 1943
Joseph Cornell, Pharmacy, 1943

Le opere di Joseph Cornell in mostra da Gagosian a Parigi

Ma la mostra esporrà anche diversi esemplari di shadow box, dalla Pharmacy (1943), modellata su un mobile da farmacia e un tempo appartenuta a Teeny e Marcel Duchamp, alla Untitled (Pinturicchio Boy), che raffigura molteplici riproduzioni del cinquecentesco Ritratto di ragazzo del Pinturicchio; alla scatola A Dressing Room for Gille (1939), che rende omaggio a un dipinto di Jean-Antoine Watteau, conservato al Louvre. Il pubblico potrà però ammirare le scatole solo dall’esterno della galleria.

Livia Montagnoli

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