Una mostra romantica e spettrale da vedere negli incredibili spazi di Volume! a Roma

Nella storica Fondazione di Trastevere, nell’ambito della mostra “La morte e la fanciulla”, un duo artistico esplora le intersezioni tra arte, musica e poesia a partire dai versi di un poeta del Settecento

La ricerca di un equilibrio tra forma concettuale e ricezione percettiva è ciò che presiede molte delle esposizioni contemporanee: un equilibrio, talvolta, difficile da intercettare. Nella mostra La morte e la fanciulla, inaugurata presso la Fondazione Volume! a Roma, i venti disegni del giapponese Mutsuo Hirano (Hyogo, 1952) si intersecano con le opere in bianco e nero del tedesco Thomas Lange (Berlino, 1957), artisti che sono un duo in arte e nella vita. Molti dei lavori esposti, anche gli schizzi su fogli sparsi a terra e calpestabili, sono realizzati a quattro mani, in un connubio caotico e sospeso, tra immagine, materia e parola. Filo conduttore è la celebre poesia di Matthias Claudius da cui l’esposizione prende il titolo. Che fu musicata, tra gli altri, da Schubert, la cui sinfonia si ode in sottofondo.

La morte e la fanciulla, exhibition view
La morte e la fanciulla, exhibition view

L’allestimento per la mostra di Mutsuo Hirano e Thomas Lange alla Fondazione Volume!

Lo spazio – prezioso proprio per la sua unicità nell’essere scandito in penombra di accoglienza, buio meditativo e luce sacrale – è ora abbagliato uniformemente da una fredda luce al neon, che pur sposando con coerenza il dramma del concept scelto dal curatore Davide Sarchioni, annulla l’enigmatica profondità atmosferica degli allestimenti precedenti. E sembra incidere sulla scansione ritmica dell’iter, riducendone la complessità fenomenologica originaria. Si crea un senso più che straniante.

Da Volume! a Roma le opere di Mutsuo Hirano e Thomas Lange fanno riflettere

I teschi in ceramica bianca, segno della transizione tra morte e rinascita, appaiono dispositivi didattici. La sola nota cromatica tra i pannelli in bianco e nero, è l’effigie di richiamo a Santa Rosalia, che tuttavia non sembra riuscire nell’intento di vivificare il dialogo complessivo. E forse nemmeno è il suo obiettivo, poiché il leitmotiv della morte impera. Una mostra da visitare e ponderare, per misurarsi con le novità dello spazio e capire se, nonostante i cambiamenti, la scelta di una costruzione espositiva così densa sul piano teorico riesca a preservare quella dimensione contemplativa che negli ultimi anni ha sempre caratterizzato Volume!

Francesca de Paolis

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Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

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