Albert Pinya – Semper quæro
Pinya è considerato tra gli artisti maiorchini della sua generazione con la più rilevante proiezione internazionale. Un eclettico cronachista o un enfant terribile? Chi può dirlo. Figurativo o astratto? Non fa una gran differenza.
Comunicato stampa
Pinya è considerato tra gli artisti maiorchini della sua generazione con la più rilevante proiezione internazionale. Un eclettico cronachista o un enfant terribile? Chi può dirlo. Figurativo o astratto? Non fa una gran differenza. La figurazione di Pinya è astratta tanto quanto la sua astrazione è figurativa. L’immaginario libero da ogni gerarchia accompagna Pinya fin dalle sue prime opere e con il tempo è diventato più tagliente e diretto; ha acquisito una raffinatezza che pesca nel serbatoio della storia dell’arte, recupera e reintegra brani delle avanguardie storiche e del modernismo, fino al graffitismo e ai Neue Wilder. Un frutto post-moderno forse. Pinya può giocare con diversi stili storici nella stessa opera, oppure riferirsi a un solo stile ma rivoltandolo come un calzino.
Da tempo è caduta nel suo lavoro la separazione tra disegno-pittura-scultura-installazione, tra performance-video-fotografia, in una mescla fertilissima. Per la prima volta Albert Pinya non presenterà alcuna pittura e in mostra saranno esposte solo opere inedite. Da un monumentale totem a piccole uova in ceramica (realizzate in collaborazione con l’atelier Cuina de Fang di Ibiza); da sculture stilizzate di ferro a profonde incisioni su pietra (prodotte alla Mármoles Toldà di Algemesí, Valencia); maschere di terracotta; disegni su carta e arazzi, quest’ultimi novità assoluta dell’artista. La tessitura rappresenta una tecnica di incontro tra manualità e creatività e inscena un materiale con cui reinventare la pittura e con cui stringere nuove collaborazioni con artigiani del mestiere. I due grandi murale in mostra sono stati infatti realizzati con la designer Marga Mayol e la ricamatrice Neus Oliver. Il ferro e la ceramica (già ampiamente sperimentata attraverso la collaborazione quasi decennale con Català-Roig) rispondono a un esercizio molto importante dove le forme e i volumi si plasmano ispirandosi al primigenio, al magico, all’ancestrale.
Pinya si manifesta all’interno di uno spazio museale con tutto il suo valore intellettuale. Se il graffitismo contemporaneo, contraddistinto per la sua pratica di scrittura con simboli e parole, è da sempre una necessità, è qui chiara la sua ultima ispirazione che sfocia nelle incisioni rupestri della Val Camonica. Pinya più perfeziona il suo lavoro, più si sente vicino all’uomo primitivo. Totalmente in controtendenza all’intelligenza artificiale si accosta ai gesti del passato e in questa mostra è portavoce di un modus operandi romantico e forse anche un po’ nostalgico. Rivendica i processi artigianali e la produzione manuale come metodo di espressione sovversivo in un tempo dove si cerca di sostituire il pensiero con macchine istruite per farlo al posto nostro.
Semper quæro, dal latino sempre desidero - sempre alla ricerca, è una scelta tanto stilistica quanto formale. Da una parte la decisione di utilizzare un’espressione di una lingua morta, dall’altra la combinazione di insaziabilità, curiosità e sperimentazione che confermano la cifra stilistica di Pinya. Un artista anacronista.
Albert Pinya nasce a Palma di Maiorca nel 1985 dove vive e lavora. È un’artista difficile da etichettare. Ha esposto a livello locale, nazionale e internazionale in gallerie, musei e istituzioni come: Museo d'Arte Contemporanea Es Baluard (Palma di Maiorca, Spagna, 2022); MACE-Museo d’Art Contemporani D’Eivissa (Ibiza, Spagna, 2020); Matadero Madrid (Spagna, 2019); MAC-Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (Lissone, Monza Brianza, Italia, 2017); Triennale di Milano (Milano, Italia, 2017); Auditorium Parco della Musica (Roma, Italia, 2012); Museo Vostell-Malpartida (Cáceres, Spagna, 2007). Si segnalano le seguenti mostre personali: Baró (Palma di Maiorca, Spagna, 2022); Alzueta (Barcellona, Spagna. 2022); Galleria Martina Corbetta (Giussano, Monza Brianza, Italia. 2021); Pelaires (Palma di Maiorca, Spagna, 2018) e Alegría (Madrid, Spagna, 2013). Le sue opere sono state esposte in fiere internazionali come ARCO (Madrid, Spagna); Artissima (Torino, Italia); Zona Maco (Città del Messico, Messico), e Kiaf (Seul, Corea del Sud). Pinya è inserito in collezioni internazionali come: Fondazione María Cristina Masaveu Peterson (Madrid, Spagna); Museo d'Arte Contemporanea Es Baluard (Palma di Maiorca, Spagna); Cittadella degli Archivi del Comune di Milano (Milano, Italia) e MAC-Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (Lissone, Monza Brianza). Ha ricevuto premi come: Medaglia d'Onore, Premio BMW di Pittura nel 2016; Premio AECA ad ARCOmadrid nel 2014; Madrid; Primo Premio, programma Art Jove. Illes Balears, Governo delle Isole Baleari, 2007. La casa editrice Adia Edicions ha pubblicato due monografie sul suo lavoro: Muladar (2020) e Agropower (2017).