Fuoriscena, ma dentro la tela. La mostra di Beatrice Meoni a Roma
Alla galleria z2o Sara Zanin si dipana la nuova personale di Beatrice Meoni che riflette sulla rappresentazione di tempi e oggetti quotidiani attraverso il filtro di uno sguardo intimo ed enigmatico
Una meditazione visiva sulle condizioni liminali dell’abitare e un’indagine quietamente naïve sui confini incerti tra natura e spazio domestico. Attorno a questi gesti natali si articola la mostra Fuoriscena di Beatrice Meoni (Firenze, 1960), a cura di Marina Dacci, ospitata negli spazi romani della galleria z2o di Sara Zanin.
L’ambiente quotidiano di Beatrice Meoni va in mostra con “Fuoriscena”
Il corpus di opere esibite tematizza la dialettica tra la casa, lo studio, il giardino e il capanno sull’albero dell’artista. Luoghi che mutano sulla tela in dispositivi epistemici, a interrogare la visione. Il capanno, nascondiglio e osservatorio prediletto di Meoni, coniugando distanza e prossimità, si manifesta come una soglia, in grado di disarticolare le coordinate convenzionali dello sguardo. Opere quali Tra gli alberi e la quadrilogia della serie Sull’albero rimandano a un sistema di sottrazioni e amplificazioni, in cui il processo di decentramento prospettico induce a una nuova articolazione percettiva, labile e mutevole, che lascia al fruitore la libertà di individuazione e riconoscimento delle forme.

Beatrice Meoni tra presenze e assenze
La narrazione pittorica si sviluppa in un flusso nel quale rappresentazione e trasformazione coincidono e a questo concorre la tavolozza adoperata, che privilegia toni attenuati ed evocativi. Il segno offerto al supporto, con morbidezza diluita, richiama l’idea di immagini sospese, vivide nella loro leggerezza e insieme nel loro peso. Immagini che sono chiare presenze eppure prossime al dissolvimento. Specchi, cappelli, serrature, scarponcini e altri piccoli oggetti si mostrano forse per svanire dietro a un sipario, fuoriscena per l’appunto, delineando un ritmo danzante, che racconta della lunga esperienza dell’artista come apprendista teatrale e poi come scenografa.
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Il percorso circolare di “Fuoriscena” nella galleria z2o Sara Zanin
Il risultato è una visione stratificata, un movimento interno. Un ricco fluire di strati sovrapposti e di tracce cifrate in microcosmo, filtrato dall’alternanza di toni opachi, nitidi e velati propri di una pittura in ascolto. La temporalità si contrae e si dilata, la natura si fa zona di indeterminazione sensoriale, secondo modalità che rievocano le riflessioni merleau-pontiane sul corpo e sul mondo.
Aprendosi come un respiro di verdi diversi, a rivelare l’ingresso di un locus segreto, l’iter si chiude con Mattutino domestico, contropartita del primo dipinto, in un disegno a ring-composition, custode di un’atmosfera in sospensione.
Francesca de Paolis
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