Francesco Meloni – Cantiere. Materia vibrante
Con una selezione di numerose opere l’artista restituisce una ricerca artistica ventennale, creando una narrazione dinamica e coabitativa legata alla figura dell’operaio, tra Resistenza ed Esistenza. L’ esposizione, pensata in forma di cantiere e contenitore di habitat, utilizza le metafore architettoniche e del cantiere per parlare di vita, di mondo, di relazioni umane.
Comunicato stampa
Le metafore architettoniche e il mondo operaio sono il punto-base da cui prende avvio un grande
viaggio tessuto, in trame strette, alla vita in senso ampio.
La mostra Cantiere. Materia vibrante, articolata in quattro macro-sezioni, restituisce una ricerca
artistica ventennale, creando una narrazione dinamica e coabitativa.
L’esposizione, pensata in forma di cantiere e contenitore di habitat, spazia dal comfort tattile di un
interno domestico fino alla durezza del luogo di lavoro, creando un cortocircuito tra opera e
spettatore. Francesco Meloni utilizza diversi medium, testimoniando un’ attitudine alla libera ricerca
filosofica; fotografia, pittura, installazione, scultura, performance e musica si fondono tra loro e
giocano ad oltrepassare i propri limiti formali, restituendo opere ibride che parlano il linguaggio della
mente viva del mondo. Non si riesce a porre un’etichetta alle opere che sfuggono ad ogni tentativo di
definizione netta; eppure, questa caratteristica di volatilità non intacca la forza di un linguaggio
concettualmente strutturato.
La selezione fotografica è dedicata ai cantieri visitati in giro per il mondo - serie iniziata nel 2003 - dove
operai e architetture in costruzione prendono la forma di un grande organismo vivente osservato da
ogni angolazione e, soprattutto, vissuto fisicamente dall’interno. Da Cagliari – paese di nascita
dell’artista - fino alle Hawaii, Vietnam, Dubai, Brasile, Taiwan, Cina, Filippine, Senegal, Capo Verde,
Marocco, New York: si tratta di scatti che si pongono quali oggetti di studio ripetuti come un mantra,
nelle loro naturali variazioni antropologiche: esiste un vero confine tra costruttore e costruito? Il
cantiere si carica qui della forza dell’operaio che estende il sé nell’habitat.
Si passa a VIVRE tra spazi abitativi e relazioni umane, progetto del 2022, in cui il cantiere inizia a
destrutturarsi e i moduli costruttivi (blocchi di cemento) diventano oggetti sintetici entro cui incanalare
il cantiere-tutto; i Block, numerati, hanno inserti di stoffe morbide, stencil grafici. Il cemento crudo
viene trasformato in una forma in grado di contenere una varietà di elementi che hanno l’aria di
esplodere rumorosamente nello spazio. L’altra faccia della ricerca sul Block prende forma in CILS: per
un’immaginazione del reale tra gusto e lavoro, progetto del 2023. Qui l’artista sviluppa un discorso
immaginifico e racconta la storia di due operai che, durante la pausa, assaporano una caramella
immaginando di trovarsi a capo di una grande azienda di lecca-lecca; l’opera si trasforma in oggetto
scenografico, in un cantiere immaginato. E se fosse testimonianza di un altro modo di vivere la vita
operaia? Tra le ciglia si immagina una seconda possibilità, nel grande spazio che si cela
nell’espressione “e se…”. Assecondare un viaggio onirico significa ascoltare la necessità fisiologica di
sopravvivenza mentale. E quando si riaprono gli occhi ed è finita la pausa?
C-Paisagens: nuove visioni, serie di opere del 2024/2025 tuttora in corso, lascia intravedere la seconda
possibilità, un paesaggio puro ed essenziale: soli, montagne, tegole tendono ad un racconto più che
mai universale, fatto di pochi segni.
Studiare i meccanismi del cantiere permette a Francesco Meloni di studiare i meccanismi di vita: il
sistema cantiere si allarga a macchia d’olio su tutta la superficie della realtà, trasformando il mondo in
una grande paesaggio in costruzione. L’alienazione non riguarda solo le dinamiche strettamente
legate al lavoro ma parla del senso del tempo vissuto, che spesso scivola via in gesti ripetuti e ritmi
imposti. La chiave di lettura delle opere è relazionale. Ovvero “Il cantiere è il luogo in cui il corpo
dell’uomo si misura con la resistenza della materia e la vastità dello spazio, ma è anche il luogo in cui
emergono gerarchie, alienazioni, speranze collettive”. È il luogo “dove ci si incontra, in cui si collabora, dove
ci si abbraccia. Tra struttura e sovrastruttura, tra materia e spirito, il cantiere diventa metafora”, afferma
l’artista.
Una linea pedagogica si inserisce coscientemente in un linguaggio che oscilla tra estetica ed etica,
creazione e formazione; ogni gesto artistico porta con sé un valore formativo che apre a spazi di
pensiero, immaginazione e libertà. Una sensibilità all’educazione, dunque, che guarda al processo
piuttosto che alla forma chiusa-in-sé. All’arte come strumento per lo sviluppo della propria persona e
come dispositivo attivo d’apprendimento del mondo, tra sensorialità e sguardo critico. L’habitat
costruito diviene manifestazione fisica del cantiere come specchio dell’esistenza. Dalle fotografie
documentaristiche fino alle ultime tegole/totem, le opere di Francesco Meloni sono oggetto tangibile
di finissimi studi concettuali sulla realtà e sulle dinamiche umane, sempre memori di un del velo
giocoso e profondo al tempo stesso. Gli elementi vengono rielaborati, sezionati senza l’attaccamento
materiale all’oggetto in sé. Il risultato è un’opera d’arte che si sviluppa attorno alla libertà di pensiero
critico sulla condizione umana.
L’arte diventa il mezzo che svela, creando uno spazio fenomenologico in divenire. È un rincorrersi di
modalità percettive. Sono opere che hanno l’attitudine a mutare e ad essere veicolo di apertura,
sfumate nella loro tensione di ambiguità viva. Il percorso espositivo si adatta concettualmente a
questo modo di fare esperienza, aperto e potenziale: angoli di mattoni e cemento contrapposti al
verde rigoglioso, visione organica del Cantiere inteso come materia viva.
Quella di Francesco Meloni è una ricerca artistica che non segue solo una linea di sviluppo ma si apre
a radice, mantenendo viva la compenetrazione – per niente scontata – tra arte e vita. Parla di mondo
attraverso il mondo operaio, centro e limite del discorso contemporaneamente. Nei colori accesi e nei
materiali industriali c’è la bellezza della resistenza – forza creativa che plasma il senso del tempo,
rendendolo campo d’applicazione relativo e malleabile – ma anche la durezza legata a filo stretto alla
gioia di vivere.
Solitudine e coabitazione, operaio e artista si fondono completamente. Sono opere che hanno
armonia musicale, radicate in una filosofia che apre al pensiero di Vacuità e interconnessione.
Come se l’operaio dall’alto delle tegole azzurre del cantiere potesse cogliere l’essenza e la bellezza
della vita.
Jasmin Prezioso