Karl Evver – Tra Invisibile e Assoluto
A cura di Susanna Gualazzini, in mostra a Ottofinestre di Torino due cicli pittorici scelti fra i numerosi percorsi poetici e stilistici di Karl Evver (1964-2023), artista piacentino recentemente scomparso.
Comunicato stampa
A cura di Susanna Gualazzini, in mostra a Ottofinestre di Torino due cicli pittorici scelti fra i numerosi percorsi poetici e stilistici di Karl Evver (1964-2023), artista piacentino recentemente scomparso. Di intelletto lucidissimo e cultura raffinata, Evver si è congedato dal proprio tempo con un fenomenale lascito, non solo artistico ma anche letterario e filosofico, sperimentandosi su piani di ricerca complessi e coraggiosi, senza mai cedere agli ammiccamenti del mercato e ai suoi meccanismi di seduzione ma rimanendo sempre, e fino alla fine, fedele alla propria vocazione.
Da un fertile impasto di territori culturali, Karl Evver genera un idioma che mescola elementi dell’”alta” e della “bassa” arte, approdando a un segno personalissimo che mantiene il legame con una pittura comunque referenziale (“pittura di immagine”), ma al tempo stesso ne sconquassa il ruolo tradizionale di restituzione del carattere unico della realtà, e scardina le pratiche ortodosse della rappresentazione.
In un’epoca segnata dalla moltiplicazione delle appartenenze e dalla crisi delle identità unificanti, l’arte di Evver si interroga sul senso stesso dell’essere e del rappresentare. Nei suoi cicli pittorici, il tema dell’identità si configura come un campo di tensione: da un lato l’identità collettiva, incarnata dalla figura del Milite Ignoto, dall’altro l’identità individuale e artistica, rappresentata nel confronto con Piero Manzoni. Dunque, temi “alti” perché i due cicli in mostra riguardano figure importanti della cultura e della storia ma toni “bassi” perché Karl Evver maneggia il mito attraverso una narrazione lieve, a tratti giocosa e persino ironica.
Articolato in 14 stazioni, come una sorta di umanissima via crucis, Il Milite Ignoto raccontato al Popolo è, per stessa ammissione dell’artista “opera dedicata a quello che ritengo l'ultimo mito di vera sacralità partorito dall'Occidente prima dell'attuale apnea nel non senso. Si tratta, in sostanza, della celebrazione pittorica di una traiettoria maschile dalla madre alla morte. Pittura non arrestata grottescamente a cent’anni fa, come ci ha ahimè abituato la nostalgia dei frequentatori delle varie militarie, ma in piena libertà sperimentale, come mi è tipico”.
Da questa dichiarazione di intenti, nasce un racconto totalmente privo di retorica (improponibile ai nostri tempi) ma condotto sulla nudità di un linguaggio pittorico strettamente saldato a quello letterario delle didascalie, parte integrante e necessaria del progetto. E infatti alla scarnificazione del segno pittorico si coniuga la levità aulica della narrazione che a tratti addolcisce la tragicità della traiettoria tutta umana del Milite. Evver affronta così il tema dell’identità anonima, quella che si dissolve nelle pieghe della Storia, ma che proprio nell’anonimato diventa universale. Il Milite Ignoto, simbolo di tutti e di nessuno, percorre queste tavole come una presenza sospesa, un volto senza tratti, un corpo fatto di puro segno, traccia. Così come i colori, spesso spenti, virati su terre e grigi polverosi, quasi a evocare la memoria delle trincee, della carne, del ferro.
All’opposto, il ciclo dedicato a Piero Manzoni indaga la figura dell’artista come creatore e come provocatore, come soggetto che mette in crisi i confini stessi dell’identità artistica. Evver si lascia ispirare dalla radicalità concettuale di Manzoni, ma trasforma il Maestro in un mito popolare, protagonista di una narrazione condotta sul filo dell’ironia e dell’assurdo. E lo fa con una sorta di Bad Painting semischerzosa, di surrealismo ironico, dove di Piero c’è solo l’essenziale: la libertà di pensiero.
Come scrive Elena Pontiggia nella prefazione al catalogo Piero. Un’alchimia senza oro “Evver è un ricercatore di miti, di vite ricreate e perdute nel tempo, di artisti dell’impossibile, dell’inconsueto, dell’imponderabile”: il dialogo tra la figura del Milite Ignoto e l’opera di Piero Manzoni si offre in realtà come interrogativo aperto sul senso dell’arte e della sua funzione nel presente, ma è anche e soprattutto opportunità per riflettere sulla capacità dell’arte di trasformare simboli e figure in icone universali del nostro tempo, generando nuove narrazioni e linguaggi, per un immaginario che sia profondamente attuale.
Ma alla trasversalità dei linguaggi che connota la ricerca di Karl Evver, la mostra di Ottofinestre rende omaggio integrando nel percorso espositivo alcuni esemplari della serie Trami e Orditi: lavori in cui, stretti nel contenimento del telaio, intrecci di fili di lana, di seta, di corda si intersecano in un irrequieto dialogo fra parallele e perpendicolari. Ma nell’annodarsi dell’intreccio la luce filtra, proprio come fa nella “stracciata maglia” delle nostre biografie, tutte intessute di memorie, relazioni, nostalgie, desideri.
Ottofinestre
Ottofinestre è uno spazio espositivo e associazione culturale che si distingue per la sua vocazione a promuovere la ricerca artistica e culturale attraverso mostre, eventi e progetti interdisciplinari. Situato in un ambiente dinamico e accogliente, il suo obiettivo è quello di stimolare la riflessione sul rapporto tra arte e società, offrendo una piattaforma per artisti emergenti e affermati che operano in ambito contemporaneo. Una delle peculiarità di Ottofinestre è la fruibilità continua delle mostre, grazie alle otto grandi finestre che caratterizzano lo spazio espositivo, in cui molte delle opere sono visibili in qualsiasi momento, rendendo l’arte accessibile in modo permanente, giorno e notte. L’associazione annoverà tra le sue attività anche sessioni di critica (crit) per gli arti- sti, oltre a quelle formative e ai laboratori, creando così un punto di riferimento per l’arte e la cultura. Con un forte impegno verso l’innovazione e l’inclu- sività, Ottofinestre si configura come un laboratorio di sperimentazione creativa, in grado di coinvolgere il pubblico in un dialogo continuo e stimolante.