Tre sguardi
Racconti fotografici inediti per GO! 2025. In mostra i reportage inediti che tre maestri della fotografia contemporanea hanno realizzato a Gorizia e a Nova Gorica per celebrare l’investitura delle due città a Capitale europea della Cultura 2025.
Comunicato stampa
Aprirà i battenti sabato 25 ottobre a Gorizia, nella sede di Casa Morassi Panizzolo a Borgo Castello, la mostra Tre sguardi. Racconti fotografici inediti per GO! 2025, con gli shooting che Steve McCurry, Alex Majoli e Meta Krese hanno realizzato nell’estate 2024 su incarico del CRAF. Un nuovo appuntamento che arricchisce il cartellone di eventi di “GO! 2025”, la rassegna di appuntamenti che celebra Nova Gorica – Gorizia Capitale europea della Cultura.
L’esposizione, frutto di una sinergia fra il Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo e la Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con PromoTurismoFVG e ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, è il risultato di un progetto ideato e curato dal direttore del CRAF, Alvise Rampini, e dal giornalista ed esperto di fotografia Michele Smargiassi, nato proprio dall’assegnazione del titolo di Capitale europea della Cultura 2025 a Nova Gorica e Gorizia.
La vernice, che sarà anche l’evento di apertura al pubblico di Casa Morassi dopo il restauro conservativo, è in programma sabato 25 ottobre alle ore 11.00 alla presenza delle principali istituzioni. La mostra sarà quindi visitabile fino al 18 gennaio 2026 (orario di apertura al pubblico: da lunedì a domenica, dalle 10.00 alle 19.00).
Tre sguardi nasce dall’idea di offrire ai visitatori una grande mostra fotografica intesa come esito finale di una campagna fotografica sulle due città, il territorio circostante e i loro abitanti, affidata a tre protagonisti della fotografia di reportage di particolare autorevolezza. Alex Majoli di nazionalità e cultura italiana, Meta Krese di origine slovena e lo statunitense Steve McCurry che si sono confrontati con il tema del confine, delle sue problematiche passate e delle sue potenzialità future: tre sguardi tra loro diversi dunque, per nazionalità, cultura e approccio espressivo, capaci di fornire risultati visuali personalissimi e tra loro potenzialmente compenetranti.
La peculiare condizione che Gorizia e Nova Gorica hanno vissuto dalla fine del secondo conflitto mondiale al 2004, anno in cui la Slovenia è entrata a far parte dell’area di Schengen, fisicamente in continuità, ma separate da recinzioni, diventa dunque nelle foto dei tre autori il teatro ideale e metaforico di un racconto capace di restituire nuove scenografie. L'immagine fotografica, con la sua capacità di catturare l'aura del presente e proiettarlo nel futuro, garantendoci una connessione diretta con il passato, grazie alla sua forza iconica, si afferma così quale medium contemporaneo più adatto per affrontare questo compito, soprattutto se affidata a mani esperte e capaci.
Due di questi sguardi si manifestano dall'interno del contesto geografico e sociale in oggetto, provenendo da un fotografo di nazionalità e cultura italiana, Alex Majoli, e da una fotografa di nazionalità e cultura slovena, Meta Krese. Il terzo è invece uno sguardo che proviene dall'esterno di queste due polarità, quello del fotografo statunitense Steve McCurry, ben abituato a confrontarsi con alterità di ogni tipo in ogni parte del mondo che ha voluto basare il suo lavoro attraverso delle interviste organizzate dal giornalista Roberto Covaz.
Lo shooting di Steve McCurry è stato documentato da riprese video che hanno prodotto un documentario per la regia di Marco Rossitti e altri collaboratori.
Il risultato è un lavoro sorprendente: tre diversi reportage, che se da un lato corrispondono alle singole personalità dei loro autori, hanno generato comunque una narrazione corale, perfettamente integrata e capace di fondere l'efficacia dello storytelling tradizionale con le suggestioni iconiche della medialità contemporanea.
Steve McCurry ha affrontato il tema proposto attraverso la forma che lo ha reso celebre, il ritratto, a una serie di testimoni di alcune vicende particolarmente significative, spesso simboliche, della storia isontina, “selezionate” per l’occasione dal giornalista e scrittore monfalconese Roberto Covaz. Vicende in alcuni casi celebri accanto ad altre meno note, ma non meno indicative della temperie storica che vogliono testimoniare. Una sfida a cui McCurry si è dedicato con passione, e con lo stesso paziente modus operandi che ha sempre utilizzato in simili circostanze. Ciò che ne è scaturito è una serie di immagini in cui l’approccio diretto, squisitamente fotogiornalistico, che McCurry ha voluto adottare, risulta fondamentale per non alterare la sostanza di quelle vicende, il loro pathos territoriale, che è parte integrante del concept, e non rischia mai di rimanere schiacciato e marginalizzato dai soli aspetti visuali.
Alex Majoli ha proposto una sorta di viaggio articolato soprattutto attorno al corso dell’Isonzo: il confine naturale, il fiume che ha diviso e oggi riunisce i popoli delle due diverse sponde, popolate di presenze suggestive. Come un esploratore in un terreno sconosciuto, ha affrontato lo spazio naturale, urbano e antropologico del confine tra quelle che fino a pochi anni fa erano due città divise e che ora si trovano a imparare le regole del dialogo e della reciproca collaborazione. Attraverso dei focus che vanno dai tuffi nel fiume, ai migranti, alle feste popolari, agli incendi sul Carso isontino, la narrazione si sviluppa tenuta insieme dallo stile iconico, volutamente scenografico del fotografo ravennate, in cui le persone ritratte diventano "attori" delle proprie vite, le loro azioni e gesti acquisiscono una valenza anche simbolica.
Meta Krese, giornalista e fotografa, ha optato per la formula del ritratto, dinamico o statico, scegliendo famiglie che, per vari motivi, si sentono a casa in entrambe le due Gorizie, chiedendo loro conto di una personale visione con il confine. Così le storie delle persone, con nomi e cognomi, corpi riconoscibili e parlanti, diventano il centro della narrazione, che attorno al tema del confine, quello territoriale e quello mentale, quello reale e quello metaforico, mette in scena le vite vere e in qualche modo simboliche dei suoi abitanti, a metà strada tra la staged photography e la teoria zavattinana del pedinamento.
Il suo percorso è concepito attraverso dei veri e propri assemblage, in cui le immagini dinamiche in bianco e nero, ambientate nei luoghi simbolo delle due città protagoniste, o particolarmente significativi per gli effigiati, fanno da cornice a quella grande, centrale, a colori, come una sorta di moderno polittico, in posa e rigorosamente in un interno domestico che potrebbe essere indifferentemente da questa o da quella parte del confine.
Il progetto Tre sguardi, sarà supportato da tre pubblicazioni, una per ogni autore, raccolte in un cofanetto e contenenti tutte le immagini esposte, i testi critici di Alvise Rampini e di Michele Smargiassi, oltre che del giornalista Roberto Covaz.