Alla prossima Biennale di Venezia diamo il padiglione israeliano alla Palestina. Una proposta di PACE 

L’arte è da sempre emblema di PACE; allora perché non andare oltre gli schemi alla Biennale di Venezia 2026 ospitando gli artisti palestinesi nel padiglione israeliano che, per quanto in ristrutturazione, potrebbe essere adibito almeno simbolicamente allo scopo?

La prossima Biennale di Venezia sarà un’occasione importante per riflettere sulla situazione attuale dell’arte e della cultura nel mondo. Mentre si discute della partecipazione di Israele con un padiglione provvisorio all’Arsenale, vorrei proporre un’idea dal forte significato simbolico e culturale. Anche se si dice che il Padiglione Israeliano sia in ristrutturazione, sarebbe bello se si potesse ospitare proprio lì la Palestina. Un’esposizione congiunta sarebbe l’occasione per promuovere la PACE e la comprensione reciproca tra i due popoli. Un gesto che dimostrerebbe la concreta volontà di trovare soluzioni creative e di promuovere la cultura e la PACE. Si potrebbe ovviare alla questione della ristrutturazione allestendo la mostra con i lavori in corso, come più volte accaduto in altri eventi. Oppure, si potrebbero utilizzare solo i locali ultimati. 

L’arte come veicolo caPACE di promuovere la PACE tra Israele e Palestina 

L’arte contemporanea, con la sua capacità di rompere gli schemi e di proporre nuove prospettive, può giocare un ruolo importante nella promozione della PACE e della riconciliazione tra Israele e Palestina. L’amore, inteso come rispetto e compassione per l’altro, dovrebbe essere il fondamento di ogni forma d’arte che aspiri a promuovere la PACE e la comprensione reciproca. L’arte contemporanea può essere un potente veicolo per dare voce alle storie e alle esperienze dei palestinesi, spesso marginalizzati e silenziati. Allo stesso tempo, l’arte può anche aiutare a umanizzare l’esperienza israeliana, mostrando le paure e le speranze di un popolo che si sente minacciato. Unendo queste due prospettive, l’arte contemporanea può aiutare a creare un nuovo linguaggio comune, basato non su divisione e contrapposizione, ma su condivisione e comprensione reciproca. In questo senso, l’arte può essere un potente strumento di PACE, caPACE di costruire ponti tra le comunità e di promuovere un nuovo rapporto di rispetto e di fiducia tra Israele e Palestina. 

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Pino Boresta, Biennale di Venezia

La Biennale di Venezia, l’occasione per inviare un messaggio di PACE e solidarietà  

In un momento in cui il conflitto israelo-palestinese continua a provocare sofferenze e divisioni, la Biennale di Venezia potrebbe essere un’opportunità per promuovere un messaggio di PACE e di solidarietà. Sarebbe un gesto simbolico forte se il padiglione israeliano alla prossima edizione della Biennale ospitasse artisti palestinesi. Un atto di apertura e riconoscimento che potrebbe aiutare a costruire ponti tra le due parti e a promuovere un dialogo costruttivo, dimostrando che, al di là delle differenze politiche e culturali, esiste un patrimonio comune di valori e aspirazioni che possono unire le persone e che l’arte è universale, caPACE di superare le barriere e di promuovere la comprensione reciproca. 

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Pino Boresta, Padiglione Israele, Biennale di Venezia

Artisti palestinesi nel padiglione israeliano alla Biennale 2026: un gesto di PACE 

Tale iniziativa potrebbe aiutare a sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sulla situazione di Gaza e sulla necessità di trovare una soluzione pacifica al conflitto, proponendosi come un importante momento di conciliazione e dialogo. Del reato, l’arte ha il potere di cambiare il mondo, quindi potrebbe aiutare a cambiare la storia di questo conflitto. La Biennale di Venezia, con la sua visibilità internazionale, potrebbe essere l’occasione ideale per iniziare un percorso di dialogo e cooperazione tra le due comunità. Chiaramente tutto questo sarebbe possibile solo a partire da una volontà condivisa. Solo attraverso un approccio genuino e rispettoso da parte di artisti, curatori e istituzioni culturali di entrambi i paesi si potrebbe veicolare un messaggio di amore, di rispetto e di comprensione reciproca.  

La PACE secondo il pensiero di grandi personalità 

In questo contesto, vorrei concludere con alcune citazioni di grandi personalità che hanno lavorato per la PACE e la riconciliazione. Come ha detto David Grossman, “La letteratura non può cambiare il mondo, ma può cambiare le persone che lo cambiano”. Spero che le parole di Grossman possano essere d’ispirazione per lavorare verso un futuro più pacifico e rispettoso. Come ha scritto anche Mahatma Gandhi: “L’occhio per occhio finisce per rendere cieco tutto il mondo”. È tempo di guardare oltre le nostre differenze e trovare un nuovo modo di convivere, basato sulla comprensione e sul rispetto reciproco. E come ha detto Nelson Mandela: “Dopo decenni di prigionia, il mio cuore non è più caPACE di odiare”. Sperando che parole siano di insegnamento per un futuro di PACE e riconciliazione. Come ha scritto il poeta palestinese Ghassan Kanafani: “Il mio popolo si attaccherà all’olivo perché è sacro, si attaccherà alla terra perché è la sua terra”. E io di fronte a questi grandi uomini non posso aggiungere nulla se non precisare che ho deciso di scrivere Pace (e le sue declinazioni come caPACE) in maiuscolo, per esprimerne l’urgenza e fare in modo che come un grido, attraversando le barriere linguistiche e culturali, possa raggiungere direttamente il cuore delle persone. Scrivere PACE in maiuscolo significa gridare a gran voce che la PACE non è solo un’opzione, ma una necessità; non è solo un desiderio, ma un diritto; non è solo un sogno, un imperativo morale che deve guidare le nostre azioni e le nostre scelte. Come i bambini nella loro ingenuità intrecciano i mignoli e dicono “Uno, due, tre: PACE, PACE, PACE” dopo un litigio, noi adulti che ingenui non dovremmo essere, ma che a volte lo siamo più dei bambini stessi, dobbiamo ricordare che la PACE non è solo un concetto, la PACE è un diritto fondamentale che deve essere protetto e promosso. Spero che questo articolo possa contribuire a un futuro più pacifico e rispettoso, in cui a PACE sia un obiettivo condiviso, anche perché è l’unica opzione per non autodistruggersi”.

Pino Boresta 

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Pino Boresta

Pino Boresta

Pino Boresta nasce Roma e vive a Segni (Roma). Sulla scia di valori dei Situazionisti, di cui condivide impostazioni e finalità, realizza un’arte fatta di coinvolgimenti a tutto tondo, di se stesso e dei fruitori consapevoli o inconsapevoli delle sue…

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