“Le istituzioni culturali sono complici del genocidio”. La performance contro il MAXXI a L’Aquila 

Invitata dal Museo nell’ambito di una rassegna di arti performative, l'artista milanese ha deciso di utilizzare lo spazio pubblico per parlare della Palestina. Un gesto che si è fatto portavoce di una denuncia contro la complicità delle istituzioni culturali nel genocidio del popolo palestinese

Non è la prima volta che il MAXXI – Museo delle Arti del XXI Secolo si trova al centro di polemiche e critiche da parte del mondo della cultura in merito al suo coinvolgimento indiretto nel conflitto israelo-palestinese. Tra gli episodi che avevano segnato il polo museale ricordiamo l’occupazione della sede capitolina nel maggio 2024 da parte degli attivisti propalestinesi della comunità dello spettacolo, a cui si aggiungono le rimostranze avvenute il 17 maggio 2025, a seguito dell’apertura di Mediterranea – Visioni di un mare antico e complesso, la mostra realizzata dalla Fondazione MAXXI e da Med – Or Italian Foundation, costola di Leonardo, società italiana leader mondiale nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Non solo, il progetto espositivo vedeva la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana, Agenzia Spaziale Europea, Telespazio ed e – Geos, società che offre monitoraggi spaziali e ambientali a Frontex, agenzia europea di guardia frontiera e costiera coinvolta nei respingimenti di migranti.

A distanza di pochi mesi, il museo nella sede abruzzese ha invitato l’artista e performer milanese Sara Leghissa nell’ambito della rassegna Performative05, svoltosi dall’11 al 14 settembre, in compagnia di Nasim Ahmadpour e Ali Asghar Dashti, Adriano Bolognino, Daniele Cassandro, Marco Chenevier e Alessia Pinto, per citarne solo alcuni. Nonostante all’inizio non volesse accettare l’invito, l’artista ha poi deciso di partecipare con MAXXI Boycott, un’azione di denuncia contro il polo museale, e non solo.

L’opera “MAXXI Boycott” di Sara Leghissa al MAXXI L’Aquila 

L’invito era di fare un’affissione nello spazio pubblico davanti al Museo”, spiega nel post Instagram l’artista e attivista Sara Leghissa. “Questa pratica si presta a veicolare contenuti anche a partire dai contesti e mi è sembrata un’occasione per parlare al pubblico sui motivi per cui il MAXXI – Museo delle Armi del XXI Secolo – debba essere boicottato. Ho preparato un testo che denunciasse il legame tra sionismo, sistema dell’arte e industria delle armi e sì, la complicità del MAXXI e delle istituzioni culturali nel genocidio del popolo palestinese”. 
Non è detto che “un’azione di boicottaggio diretto sarebbe stata più efficace”, continua l’artista. “Sto facendo un tentativo, anche dentro a discorsi di forme di lotta collettive”. E la fee del lavoro? “Verrà devoluta a un’organizzazione antisionista che prende posizione per la liberazione del popolo palestinese”.

Lo spazio nella ricerca di Sara Leghissa 

Nella ricerca di Sara Leghissa lo spazio assume un ruolo nodale nel processo creativo, attuando “una co-operazione tra l’idea, che è mossa da un’urgenza, un desiderio, un’intuizione, e lo spazio in cui quest’idea cerca di incarnarsi in una pratica”, spiegava l’artista nel 2021 in un focus dedicato al progetto Prender – si cura, ospitato al Mattatoio di Roma. 
Ho sempre pensato che fosse possibile adattare l’idea allo spazio. Se considero l’urgenza e la strutturo in un’idea, questa, a sua volta, mi darà tante più informazioni e potrà ridefinirsi nel tempo tante più volte, quanto più io sono disponibile a farla dialogare con quello che c’è, con quello che trovo, senza forzarla, senza cercare di mantenerla sempre identica. Questo non significa essere disposti a snaturare l’idea, o a spostare l’urgenza, significa includere in essa, e nel processo, informazioni che non avevi previsto e che continuano determinare nuovo significato e a insegnarti cose che da sola non avevi immaginato, rispetto all’idea di partenza”. 

Chi è Sara Leghissa?

Artista, ricercatrice e performer con base a Milano, Sara Leghissa è cofondatrice del collettivo Strasse, nato nel 2009 assieme a Fra De Isabella e dedicato alla realizzazione di progetti site specific nello spazio pubblico, creando dispositivi atti a puntare l’attenzione su tematiche sociali e culturali contemporanee. Assieme ad Annamaria Ajmone, organizza (per la scena italiana) Nobodys Business, piattaforma indipendente per lo scambio di pratiche nella performing art, e NESSUNO, luogo in cui generare comunità e resistenze attraverso la pratica della convivialità, difendendo la diversità e la complessità di segni che questo incontro genera. Durante la sua formazione, ha preso parte alla scuola del Teatro Valdoca, diretta da Cesare Ronconi, e nel 2015 è stata selezionata per DanceWEB a ImPulsTanz, Vienna. Come performer, collabora con diversi artisti e compagnie, tra cui Teatro Valdoca, -Dom, Giorgia Nardin, Muta Imago, Daniela Bershan. Come Sara Leghissa/ Strasse, è stata recentemente in residenza a Sareyett (Ramallah) e La Casa Encendida (Madrid), e ha presentato il lavoro in diversi contesti tra cui Santarcangelo Festival (IT), Bolzano Danza (IT), Short Theatre (IT), VAC Foundation (IT), Far Festival (CH), Oerol Festival (NL), Festival Parallele (FR), Saal Biennal (EE). 

Valentina Muzi 

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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