Con la fusione tra Monte dei Paschi e Mediobanca si incontrano anche due importanti patrimoni storici e artistici
La banca senese ha di recente acquisito il controllo del gruppo milanese. Un’operazione che porterà all’integrazione di una delle più importanti collezioni d’arte bancarie d’Italia (quella di Mps) con il patrimonio immobiliare di alto valore storico e culturale di Mediobanca

È notizia di sicuro interesse economico la finalizzazione dell’offerta pubblica di scambio e acquisto con la quale Monte dei Paschi di Siena (istituto oggi a partecipazione pubblica, con una quota controllata dal Tesoro italiano) ha acquisito il controllo di Mediobanca, conquistando il 62,29% del capitale dell’istituto di credito milanese di Piazzetta Cuccia, e dunque la maggioranza assoluta dell’assemblea.
Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca insieme. I risvolti culturali
Ma la fusione tra le due banche potrà avere risvolti interessanti anche sotto il profilo culturale: entrambi gli istituti, infatti, vantano un impegno di lungo corso nella valorizzazione del patrimonio storico e artistico. Chi – Mps – grazie a una tradizione avviata secoli or sono, chi, come Mediobanca, grazie a un Dipartimento Cultura e Ricerca e alla conservazione di un Archivio e di una Biblioteca, pur non possedendo una vera collezione d’arte aziendale.

La collezione d’arte di Monte dei Paschi di Siena
Di prestigiosa collezione d’arte, invece, si può parlare per Monte dei Paschi senza aver timore di esagerare con gli aggettivi. La Banca senese, infatti, ha fatto del mecenatismo artistico e culturale una parte fondamentale della sua storia, e oggi conserva e manutiene un patrimonio di oltre 30mila opere, che spazia dalla pittura alla scultura, all’archivistica.
Al momento della creazione del Monte di Pietà, nella seconda metà del Quattrocento, il territorio senese viveva da decenni un periodo di grande fermento artistico e culturale, e commissionare opere d’arte per il proprio palazzo o per la città dava lustro e fama sia all’artista che al mecenate. La prima opera della collezione fu commissionata dai Conservatori del Monte Pio proprio per celebrare la fondazione dell’istituto nel 1472: fu Benvenuto di Giovanni del Guasta a realizzate una grande pittura murale, raffigurante la Madonna della Misericordia. Le committenze proseguirono in concomitanza con eventi salienti per la città, fino alla metà del Seicento. Ma ad arricchire la collezione subentrarono una serie di acquisizioni mirate, che conobbero una fase di intensificazione solo in tempi recenti.
Il nucleo di arte senese di Mps
A partire dagli Anni Ottanta, infatti Mps ha acquistato in modo continuo importanti capolavori d’arte di scuola senese, per evitare la “fuga” di dipinti o sculture dal territorio e riportare a Siena opere che erano “emigrate” fuori dai confini della città. Si è così venuta a creare un’importante raccolta di dipinti, sculture e arredi, principalmente di scuola senese dal XIV al XIX Secolo, tra cui però spiccano diverse incursioni, in particolare nel Novecento italiano.
E la collezione ha beneficiato di ulteriori incrementi grazie alle opere provenienti dalle banche acquisite nel corso degli anni e all’acquisizione di gran parte della Collezione Chigi Saracini, conservata ancora nell’omonimo palazzo nobiliare senese. Vasto è anche il patrimonio librario, antico e moderno.
Diffuse su tutto il territorio nazionale, all’interno di filiali in uffici e sedi di rappresentanza, e nelle sedi estere, le opere della collezione sono talvolta affidate in comodato d’uso a musei e fondazioni, e spesso oggetto di prestiti per mostre di rilevanza italiana e internazionale. Nel 2022, il complesso di Santa Maria della Scala ha dedicato una mostra alla storia della collezione e ai suoi capolavori più preziosi, ma lo strumento sempre accessibile per apprezzare le opere è la piattaforma digitale I Tesori MPS. Mentre in occasione del Palio può capitare che il gruppo apra gratuitamente la sede storica di piazza Salimbeni, dove si trovano anche il Museo di San Donato – che accoglie parte della collezione – e l’Archivio storico.

Il patrimonio immobiliare storico di Mediobanca
Di fondazione ben più recente, Mediobanca – nata a Milano nel 1946, tra i suoi fondatori Enrico Cuccia e Raffaele Mattioli – è impegnata da tempo nella diffusione e promozione del proprio patrimonio culturale, architettonico e documentario.
Il gruppo possiede alcuni palazzi storici significativi, a cominciare dal milanese Palazzo Visconti-Ajmi, che ospita la sede della banca sin dalla sua fondazione e ha origini tardo-cinquecentesche (Fausto Bagatti-Valsecchi lo restaurò in stile neorinascimentale alla fine dell’Ottocento). Ci sono poi il Palazzo del Teatro dei Filodrammatici, sempre a Milano, inaugurato nell’Ottocento all’interno della chiesa sconsacrata di San Damiano alla Scala – il palazzo fu ricostruito da Mediobanca nel 1970, oggi ospita l’Archivio storico – e il palazzo romano noto come Hôtel de Londres, evocato anche da Dumas nel Conte di Montecristo, in piazza di Spagna. Dal 1954 l’edificio è sede di rappresentanza del gruppo nella Capitale, ma l’acquisto si è concretizzato solo nel 1995, e solo qualche anno più tardi, grazie a lavori di risistemazione, sono state ritrovate sotto la pavimentazione del cortile le rovine di una domus patrizia romana risalente al IV secolo d.C, con un mosaico figurativo e resti di colonne.
Ma il patrimonio culturale del gruppo è riconducibile anche all’Archivio Storico Vincenzo Maranghi, costituito nel 2012, e alla Biblioteca che conserva collezioni sulla storia dell’analisi economica italiana e internazionale.
Livia Montagnoli
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