Al V&A di Londra vanno in mostra i gioielli milionari di Cartier

Nella capitale britannica i grandi brand della moda si litigano le facciate e il piano terra di Harrods, mentre uno dei marchi di gioielleria più antichi e famosi al mondo si prende il seminterrato del Victoria & Albert Museum per esibire abbaglianti gioielli

Noto per la sua sezione dedicata alla cultura contemporanea, con mostre già dedicate a Coco ChanelChristian Dior e persino a Naomi Campbell, il Victoria & Albert Museum realizza una grande celebrazione del design francese di Cartier, con progetti del capostipite Alfred (1841-1925) e dei tre figli Louis, Pierre e Jaques, con pezzi iconici e centinaia di persone si affannano in coda per entrare nel museo-caveau.

La mostra di Cartier a Londra

Al buio, dentro vetrine blindatissime capolavori di alta gioielleria che li allontano maggiormente dalla realtàsi osservano gioielli creati per sovrani di tutto il mondo. Come la tiara in perle e diamanti della baronessa de’ Rotschild (1914) che si ispira ai Kokosnick russi, i vanity case in pietre preziose e smalti che richiamano motivi islamici, lo zaffiro da 478 carati appartenuto alla Regina di Romania (1913), i monili che riprendono quelli dei maharaya dell’impero Moghul, la collana indu commissionata da Daisy Fellowes ridondante di pietre preziose, scarabei, sfingi e ricami di gemme e perle: pezzi unici di un’ostentata magnificenza che rappresenta il potere dei grandi lignaggi, storiche dinastie e attrici famose.

La varietà dei gioielli di Cartier

E ancora orecchini, bracciali, brooche, ornamenti per capelli, orologi da tavolo e tagliacarte tempestati, occhiali (Lorgnette della duchessa di Windsor), fino ai pezzi attuali della collezione Cartier di appartenenza privata, come la tiara mozzafiato di proprietà della business woman Pansy Ho, 2012. Due incredibili Buddha-magot, uno in quarzo rosa, lapislazzuli, rubini, zaffiri e diamanti e l’altro su disegno di Fabergé e istoriato in bowenite (giada australiana detta anche “pietra del guerriero”, usata dai Maori in nuova Zelanda), il tutto tra raffinati progetti di oreficeria acquarellati a mano.

Una cinica pubblicità che entra nel museo con spregiudicatezza non attuale

Nella tortuosità del percorso tra queste strabilianti meraviglie si arriva ai giorni nostri con la Pantera, emblematico simbolo del 1949, condito in tutte le varianti di pregio, fino al famoso bracciale Love (1970) e orologi da polso più accessibili e ancora in produzione. Una celebrazione del marchio che per la sua attualità inafferrabile mostra in maniera sfavillante storie e culture diverse lontane dal contemporaneo.

Cristina Zappa

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Cristina Zappa

Cristina Zappa

Di formazione classica, giurista con una laurea magistrale in diritto civile (Università Cattolica, Milano) e una laurea biennale in Arti visive e studi curatoriali (Naba, Milano). Come critica d’arte ha recensito articoli per D’Ars magazine e per Alfabeta 2, ha…

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