Lo scenografico sgombero d’agosto del Leoncavallo di Milano: “Ma dovrà continuare a fare cultura”
Nel cinquantesimo anniversario del leggendario centro sociale occupato, il Governo anticipa unilateralmente lo sgombero previsto per settembre. Le reazioni non si sono fatte attendere

Uno sgombero a sorpresa quello dello storico centro sociale Leoncavallo, spazio milanese autogestito aperto nel 1975 nella Via da cui ha preso il nome e poi trasferitosi (a forza) in Via Salomone e infine in Via Watteau, dove era dal 1994. Lo sgombero era stato rimandato più volte dal lontanissimo 2003, e lo scorso novembre il Ministero dell’Interno aveva dovuto risarcire con tre milioni i proprietari dell’immobile nell’area industriale del quartiere popolare Greco, la famiglia Cabassi, per il mancato intervento. “L’esecuzione dello sgombero consentirà anche di evitare ulteriori azioni risarcitorie nei confronti dello Stato”, ha detto in una nota la Prefettura di Milano. Sui social, intanto, i militanti del centro e di altre realtà indipendenti di Milano hanno lanciato un appello di resistenza spiegando l’arrivo a sorpresa della polizia su decisione del Governo.
Il grido d’aiuto del Leoncavallo
“Il Leoncavallo è sotto sfratto. Dopo oltre trent’anni, uno degli spazi sociali più importanti d’Italia rischia di scomparire per sempre”, così negli scorsi mesi il centro (i cui graffiti sono stati protetti due anni fa dalla Soprintendenza) ha cercato di arginare il costante pericolo di perdere (di nuovo) la propria casa, cercando un dialogo. “Una soluzione ci deve essere. Una soluzione che permetta di non buttare per strada 50 anni di storia, e un futuro che ancora deve essere scritto“, si legge ancora nel testo datato allo scorso giugno per la raccolta firme contro lo sfratto, dove si ricorda anche come Dave Grohl (batterista dei Nirvana e poi frontman dei Foo Fighters) abbia citato il Leoncavallo in diverse interviste. La richiesta era stata raccolta da molti partecipanti della scena indipendente della città, che avevano rivendicato la sua importanza nella resistenza alla progressiva svendita degli spazi culturali cittadini.
Le reazioni politiche alla chiusura del Leoncavallo: i detrattori del centro sociale
Non si sono fatte attendere le reazioni politiche, soprattutto da parte degli esponenti del Governo. La premier Giorgia Meloni in un post su X ha scritto: “In uno Stato di diritto non possono esistere zone franche o aree sottratte alla legalità. Le occupazioni abusive sono un danno per la sicurezza, per i cittadini e per le comunità che rispettano le regole. Il Governo continuerà a far sì che la legge venga rispettata, sempre e ovunque: è la condizione essenziale per difendere i diritti di tutti”. “Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo segna la fine di una lunga stagione di illegalità. Per trent’anni quell’immobile è stato occupato abusivamente. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell’occupazione”, ha detto a ruota il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, come riportato da Askanews, mentre l’assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia, Romano La Russa ha detto che “oggi, per la città di Milano, è stata scritta la parola fine ad una triste pagina della sua storia recente. Dopo ben 50 anni di occupazioni abusive e 133 tentativi di sgombero ci voleva un Governo di centrodestra per riportare la legalità”.
“Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!”, ha detto sui social il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. È tornata a galla, in questa occasione, la ciclica storia del capo della Lega come frequentatore del Leoncavallo negli Anni Novanta – da lui raccontata nel ’94 e ripresa allora dal Corriere della Sera -, smentita poi dallo stesso Salvini nel suo libro del 2016 Secondo Matteo. Follia e coraggio nel cambiare il Paese. In realtà lo sgombero a sorpresa è servito proprio a questo: permettere ai politici di dichiarare in settimane agostane in cui c’è poco da dire, poter dare temi in mano all’opinione pubblica ancora in clima di vacanza. Se il Leonka fosse stato sgomberato il 9 settembre (come era pianificato) non sarebbe stata una notizia. Oggi lo è.
Hanno risposto a tono al Governo Luana Zanella, capogruppo di Alleanza verdi e sinistra (Avs) alla camera, che ha invece lo sgombero “un’operazione di regime”, e Riccardo Magi, segretario di +Europa, che l’ha chiamato “una pura operazione di facciata” ricordando come la sede romana di Casapound non sia mai stata sgomberata nonostante l’occupazione illecita.
Le reazioni politiche alla chiusura del Leoncavallo: a favore del centro sociale
Visto che Palazzo Marino non era stato informato dell’intervento, che era previsto appunto per l’inizio del mese prossimo, non sorprende che il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, abbia reagito con contrarietà: “Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite. Ho ricevuto stamattina dal Prefetto la notizia. L’intervento sul Leoncavallo era sì previsto, ma per il 9 settembre. In considerazione di questa timeline ufficiale, come Comune avevamo continuato, con i responsabili del Leoncavallo, un confronto che portasse alla piena legalità tutta l’iniziativa del centro. Come sottolineato da alcuni quotidiani, si stavano valutando varie soluzioni a norma di legge, che potessero andare nel senso auspicato”.
Sala, supportato sui social anche dall’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, si è ribadito contrario all’intervento, rivendicando il valore dello spazio autogestito ma rinnegandone le qualità illecite: “Sono convinto, e l’ho già dichiarato in precedenza, che il Leoncavallo rivesta un valore storico e sociale nella nostra città. È la mia opinione, so che le mie parole non troveranno d’accordo tutti. A mio parere, questo centro sociale deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Da anni e anni è un luogo pacifico di impegno. Confermo la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale”. L’interlocuzione consiste ora nella pubblicazione di un bando per un immobile comunale al Corvetto per il quale il Leoncavallo ha manifestato interesse mesi fa. A quel punto, in assenza di altri pretendenti, il centro sociale potrà ottenere un suo spazio. Finalmente legale e con tanto di pagamento dell’affitto. Già, però ancora non si vede la pubblicazione del bando. Anche se la Giunta prevede di riunirsi giovedì 28 agosto per fare un altro passo verso la nuova sede.
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