No survivors

Informazioni Evento

Luogo
SAN SEBASTIANO CONTEMPORARY - CASA BRAMANTE
Via San Sebastiano 30, 96010 , Palazzolo Acreide, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
10/08/2025

oe 11

Curatori
Massimo Sgroi, Silvia Marzoli
Generi
arte contemporanea, collettiva

Il progetto curato da Silvia Marzoli e Massimo Sgroi si pone il problema della possibile sparizione dell’umano alla luce del devastante inquinamento ambientale, delle catastrofiche guerre che attraversano l’intero pianeta e l’allarmante possibilità che, prima o poi, sia possibile l’olocausto nucleare.

Comunicato stampa

Si inaugurerà, domenica 10 Agosto alle ore 11.00 a Palazzolo Acreide (Siracusa), presso lo spazio San Sebastiano Contemporary/Casa Bramante, la mostra NO SURVIVORS. Il progetto curato da Silvia Marzoli e Massimo Sgroi si pone il problema della possibile sparizione dell’umano alla luce del devastante inquinamento ambientale, delle catastrofiche guerre che attraversano l’intero pianeta e l’allarmante possibilità che, prima o poi, sia possibile l’olocausto nucleare. E, se a Chernobyl la natura ha ripreso completamente il proprio ciclo facendo a meno della specie umana, la mostra indaga su una possibile distopia futura che riguarda l’intero habitat. E’ un grido di allarme che l’arte, intesa come funzione sociale, lancia al mondo affinché l’umanità stessa non entri nella modalità: NO SURVIVORS. A questo progetto parteciperanno Miltos Manetas, Davide Bramante, Simon Reilly, Franco Rasma, Federica Limongelli, Jean Michel Bihorel, Damiano Errico, Luca Granato, Gabriele Di Matteo, Anna Corcione e Francesca Cimmino. Come scrivono i curatori della collettiva: In questa mostra abbiamo piegato il codice linguistico e segnico, appunto, della mostra rendendolo funzionale al progetto che, come una Gestalt, va al di là della sommatoria delle singole opere. Il progetto che contiene, nelle scatole cinesi dell’evento l’una dentro l’altra, la narrazione, la funzione estetica percettiva visuale e la concettualità stessa delle opere; come un sistema strutturato come la codificazione onion del programma Tor (per usare l’onnipresente linguaggio cibernetico) lascia libero lo spettatore di scendere dentro le profondità installative della mostra stessa fino a percepire, da sé, la terribile condizione che mette il pianeta Terra nella modalità: No Survivors. Quando la visione immaginifica del futuro si ribalta sul progetto a brevissimo termine, l’angoscia psichica dell’umano del terzo millennio prende il sopravvento sulla retorica della Bellezza. Più che salvare il mondo essa diventa estroflesso paesaggio del vuoto dell’anima sedimentando angosciosi strati della previsione della catastrofe, ciò che porterà il pianeta alla completa cancellazione della specie umana.