Tomaso Binga – Io sono Io. Io sono Me

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA TIZIANA DI CARO
Piazzetta Nilo, 7 80134 , Napoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
23/05/2025

ore 11

Artisti
Tomaso Binga
Generi
arte contemporanea, personale

La Galleria Tiziana Di Caro presenta Io sono Io. Io sono Me, la quarta mostra personale nei suoi spazi di Tomaso
Binga (alias Bianca Pucciarelli Menna, Salerno, 1931).

Comunicato stampa

La Galleria Tiziana Di Caro presenta Io sono Io. Io sono Me, la quarta mostra personale nei suoi spazi di Tomaso
Binga (alias Bianca Pucciarelli Menna, Salerno, 1931), che inaugura venerdì 23 maggio 2025, alle ore 11:00.
Il progetto attraversa l'intero arco creativo dell'artista seguendo il filo conduttore della scrittura in quanto
elemento segnico o narrativo che nell'ambito di una produzione oramai ultra cinquantennale, si snoda in
diverse declinazioni insistendo su un principio che l'artista ha sempre declamato e difeso: la scrittura deve
avere un intento subliminale, deve agire a prescindere dai significati che essa esprime, o dai suoni che ogni
parola emette. In tal senso la scrittura è “scrittura silenziosa”.
Il titolo della mostra è preso in prestito da un'opera del 1977, un dittico fotografico in cui la grafia, si inserisce
nella fotografia e inquadra il corpo attraverso la cosiddetta “scrittura vivente”. Io sono Io. Io sono Me è l'opera
in cui l'insistenza del pronome personale indica la riappropriazione dell'identità soggettiva, della propria
autonomia, della propria indipendenza.
Ed è di questa autonomia e di questa indipendenza che Tomaso Binga si è fatta portavoce per l'intera carriera,
non facendosi assoggettare mai dalle mode, piuttosto procedendo con determinazione e coerenza, sia dal
punto di vista artistico che da quello più squisitamente personale.
Le prime opere in cui compare la scrittura risalgono all'inizio degli anni Settanta. L'artista utilizza quella che fu
poi definita come Scrittura desemantizzata : un segno sottile, essenziale che si manifesta a prescindere dal suo
significato, anzi che quel significato vuole celare, quasi a volerlo sovvertire. La scrittura desemantizzata è data
da segni ruvidi e ripetitivi. La parola diventa immagine, si ammutolisce, e nonostante questo si rivela nella sua
esistenza in maniera costante.
Nei Ritratti analogici i soggetti sono rappresentati attraverso le iniziali del nome e del cognome, integrati da
elementi figurativi, che evocano alcune caratteristiche tipiche delle persone ritratte. Le lettere soppiantano la
descrizione fisionomica. Nei Grafici d'amore l'elemento narrativo è al cospetto del racconto relativo alle
relazioni sentimentali.
In alcuni casi la scrittura conserva il suo valore semantico, eppure questo risulta celato perché la grafia non è
chiara, non è leggibile, ma si presenta come un segno, ma con la dovuta attenzione può essere decodificata.
Lo si vede in alcuni esempi dei suoi Polistiroli. Il Polistirolo ha una sua identità forte: si tratta di collage su
imballaggi di polistirolo per l'appunto, oggetti tridimensionali che contengono immagini. Eppure molti di loro
diventano anche luoghi della scrittura. Ma può una scrittura desemantizzata realmente descrivere? Come la
stessa Binga disse un giorno: “Scrivere non è descrivere” (locuzione con cui aveva voluto intitolare la sua
prima mostra personale con noi nel 2015), ed è proprio questo l'assunto che regola la gran parte del suo
sistema creativo.
Alla fine degli anni Settanta lo spirito esplorativo la induce a utilizzare uno strumento meccanico: la macchina
da scrivere, con la quale dà vita al Dattilocodice. Un giorno per puro caso sovrappone due diversi grafemi
generando un segno altro. I due grafemi dunque non sono più riconoscibili e assumono un senso nuovo e
completamente diverso. Il risultato di tale sovrapposizione seppur non riconoscibile risulta ad ogni modo
rivoluzionario, perché rappresenta il recupero – invenzione dell'archetipo linguistico attraverso la tecnologia.
Negli anni Ottanta Tomaso Binga insiste ancora sull'idea che “scrittura” non significa necessariamente
“descrizione”, eppure il segno cambia per aderire a una dimensione più pittorica. Nei Biographic esso si dilata,
ingigantisce, vibra e si colora. I soggetti sono grandi lettere che si impongono sulle superfici, spesso di carta
da parati, come se fossero delle figure.
Negli anni Novanta la scrittura e la pittura si incontrano nuovamente e le serie Scripta Picta e Scritture catodiche
ne sono la testimonianza. La scrittura si diffonde lungo traiettorie inclinate, diagonali lungo le quali si
inseriscono macchie di colore, intense epifanie cromatiche: la scrittura per osmosi diventa pittura (Tomaso
Binga). Se negli anni Settanta Tomaso Binga subisce la fascinazione della macchina da scrivere, è chiaro che
lo stesso accade qualche decennio più tardi con il computer. Gli Alphasymbol ricordano il Dattilocodice. Ma qui
non c'è la sovrapposizione, bensì la ripetizione sistematica di simboli, fino a formare delle composizioni
quadrate. Il susseguirsi di elementi tutti uguali tra loro, l'ostinazione quasi petulante delle dita sempre sullo
mail: [email protected] web: www.tizianadicaro.it
p.iva / vat: IT 09680531002address: Piazzetta Nilo,7 80134 Napoli-Italy phone / fax: +39 081 552 5526
stesso tasto del computer, crea un paradossale smarrimento, che confonde la percezione del simbolo stesso:
si tratta di una saturazione semantica, che senz'altro ci riporta ancora una volta verso l'idea di una scrittura
silenziosa.
Tomaso Binga è un'artista e poetessa italiana, nata a Salerno, nel 1931. Dagli anni Sessanta vive e lavora a
Roma.
In arte ha assunto questo nome per contestare con ironia e spiazzamento i privilegi del mondo maschile.
Si occupa di scrittura verbo-visiva ed è tra le figure di punta della poesia fonetico – sonora - performativa
italiana. Fin dal 1971 la pratica dell'arte come scrittura è al centro dei suoi interessi.
Il suo lavoro è stato esposto al Museo di Castelvecchio, Verona (1977), Biennale di Venezia (1978), Biennale
di San Paolo (1981), XI Quadriennale, Roma (1986), Fondazione Prada, Milano (2017), Mimosa House, Londra
(2019), Biennale di Venezia (2022), Fondazione Dalle Nogare, Bolzano (2022), La Galerie a Noisy-Le-Sec,
Francia (2023), Mudam Luxembourg - Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean, (2023).
Attualmente la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – museo Madre presenta la sua più ampia
retrospettiva museale intitolata “Euforia Tomaso Binga”, a cura di Eva Fabbris con Daria Kahn, exhibition
design Rio Grande.