In mostra a Ca’ Pesaro a Venezia la pittura emotiva di Antonello Viola

Una Venezia suggerita più che raccontata è protagonista della mostra “L’Oro della Laguna” a Ca’ Pesaro; personale di un artista che adopera il colore per creare opere da leggere come tracce emotive delle esperienze vissute

Una pittura astratta, che non descrive ma evoca, al più suggerisce. Nella visione di Antonello Viola (Roma, 1966) la pittura non è solo un modo di fare arte, ma è una postura etica, una manifestazione del pensiero. In altre parole, per Viola la pittura è “un modo di affrontare la vita, di guardare il mondo”. Nelle sue opere, di natura squisitamente concettuale, l’astrazione è più che una scelta estetica, è una presa di posizione, una dichiarazione di intenti. In una società fondata sull’identificazione, Viola si tiene deliberatamente lontano dalle forme, dalla didascalia e dal racconto. “Più che sulle cose lavoro sul ricordo, sulle emozioni lasciate dalle esperienze” spiega l’artista. “Quello che dipingo è tutto emotivo, dunque, per natura è privo di perimetro, per questo prendo una netta distanza dalle forme”. Memorie fantasie che emergono nelle opere in mostra a Ca’ Pesaro di Venezia, attraverso cui l’artista restituisce sentimenti e sensazioni legati a Venezia e altre isole, ripercorrendo i mutamenti che questi luoghi hanno provocato nella sua anima.  

Antonello Viola, L'oro della Laguna, Ca' Pesaro Venezia, Installation View
Antonello Viola, L’oro della Laguna, Ca’ Pesaro Venezia, Installation View

Le opere di Antonello Viola a Ca’ Pesaro di Venezia 

L’Oro della Laguna, che presenta un corpus di lavori in carta giapponese e vetro, a cura di Elisabetta Barisoni, è una mostra nata da lunghe riflessioni. Un percorso durato due anni che, oltre ad aver condotto Viola a nuovi esiti tonali, con l’introduzione nella gamma cromatica di colori acidi e accesi, si è tradotto in una nuova consapevolezza, aprendo un’inedita fase della sua ricerca. Lo stesso rapporto con Venezia si potrebbe dire all’origine di un rinnovato uso dell’oro che, per la sua capacità di catturare e rispondere alla luce, ben si presta a evocare le isole con le loro infinite riflessioni baluginanti sull’acqua.  

Antonello Viola, L'oro della Laguna, Ca' Pesaro Venezia, Installation View
Antonello Viola, L’oro della Laguna, Ca’ Pesaro Venezia, Installation View

Venezia e le isole nell’oro di Antonello Viola 

L’artista che usa il colore per esprimere il pensiero, lungi dal ragionare per analogia, associando tonalità e luoghi, declina l’oro, materia aulica e alchemica, in una modalità personale, traslandolo da metallo prezioso in puro pigmento. Svincolandolo dal valore economico, Viola coglie l’essenza dell’oro che, trasceso in un concentrato di pittura, trasforma in luce. Così, come un artista pre-rinascimentale, può permettersene un uso libero e corposo senza rischiare di risultare kitsch o eccessivo. In una comunione mentale con l’antico che si rivela anche nel ponderato rifiuto del termine contemporaneo, secondo lui riduttivo dal momento che: “la pittura non ha, o non dovrebbe avere, tempo, perché solo quando rescinde i legami con la contingenza può diventare qualcosa di interessante ed elevato” per usare le sue parole. 

La dimensione del tempo nella ricerca artistica di Antonello Viola 

Il tempo rappresenta poi una dimensione costitutiva nelle opere di Viola che nascono, come il sedimentarsi della memoria, attraverso un processo che perdura e cambia negli anni. A tal proposito sono esemplificativi i tre lavori in carta giapponese in apertura dell’esposizione che, realizzati nel 2012, sono stati rilavorati per la mostra, in relazione a Venezia. Un procedere sintomo di un rapporto affettivo con la memoria che, come ha sottolineato la Barisoni: “evidenzia la netta, e per ora incolmabile, distanza tra l’intelligenza umana e quella artificiale, data da un fattore qualitativo e non quantitativo. Infatti, per quante informazioni possa immagazzinare, l’AI non sarà mai in grado di tradurle in emozioni, caratteristica esclusivamente umana”. 

Antonello Viola in rapporto con lo spazio di Venezia 

Singolare anche la sinergica e complementare dinamica di rapporto tra artista e curatrice nell’allestimento mostra. Viola, pur conoscendo gli spazi di Ca’ Pesaro, nella fase installativa si è lasciato guidare da Elisabetta Barisoni, consapevole che fare un allestimento è ben diverso dal semplice appendere i quadri alle pareti. Nella visione di entrambi allestire significa creare un dialogo tra le opere e il luogo; processo che richiede una conoscenza profonda dello spazio, inteso non solo come entità misurabile, ma come ambiente da considerare in relazione alla luce, al contesto e soprattutto a Venezia che entra in maniera determinante all’interno del museo. Un’interazione tra artista, opere e spazio espositivo arricchita da altri due fattori: la prossimità con la mostra dedicata ad Aristide Sartorio, maestro del simbolismo, con cui Viola, come osservato dalla curatrice “condivide una visione dell’arte come esperienza spirituale, contemplativa e della pittura come strumento che guarda oltre il visibile, trasformando la materia in veicolo di trascendenza”. E la peculiarità delle opere esposte che, realizzate per stratificazioni e, nel caso dei vetri, dipinte tanto sul fronte quanto sul retro, vivono un rapporto vibrante con la luce che le attraversa, restituendo una molteplicità di colori e sensibilità di cui è necessario tenere conto. 

Ludovica Palmieri 

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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