La Haute Couture Week è un antipasto di ciò che succederà alla moda nel 2025

Addii, nuovi direttori creativi, situazioni di stallo, certezze. C’è stato di tutto e di più alla Haute Couture Week, anticipando ciò che avverrà tra settembre e ottobre 2025

Si è tenuta a Parigi la Haute Couture Week, una manciata di giorni (precisamente dal 7 al 10 luglio 2025) in cui le case di moda presentano le proprie collezioni di Haute Couture, che in italiano si traduce in “alta moda” ma che culturalmente e anche tecnicamente è qualcosa di più sofisticato, parte del patrimonio francese. Si tratta di collezioni costosissime, rivolte ad una vera élite di persone che si rifiutano di acquistare abiti prodotti in serie. Esistono, non sono delle figure mitologiche, e il sistema oggi punta quasi solo a loro per farsi trainare in un periodo di crisi non nera, ma quasi. 

Haute Couture Week Fall Winter 2025

Dunque, la Haute Couture non è anacronistica: rispecchia il bisogno di un prodotto unico, ben fatto, ricco di significato e distante dai ritmi del ready-to-wear sempre più simile al fast fashion per produzione e velocità. Anzi, la potremmo persino definire attuale perché ha anticipato la rivoluzione di cui saremo spettatori tra settembre e ottobre 2025, quando i marchi del lusso presenteranno in massa le collezioni pensate dai nuovi direttori creativi. In poche parole, la Haute Couture è stata un antipasto ricco quanto basta e utile il necessario per dirsi: mi fermo qui, aspetto la portata principale.

Courtesy Schiaparelli
Courtesy Schiaparelli

Chanel Haute Couture

Chanel ha finito di mandare in passerella le creazioni dello Studio de Création, l’atelier ricco di talenti che ha sostituito il direttore creativo fino alla sua nomina per evitare di fermarsi dopo l’abbandono di Virginie Viard. Visto che il designer Matthieu Blazy presenterà a ottobre la sua prima collezione per la maison, la Haute Couture autunno inverno 2025 segna la fine di un momento di transizione che ha fatto ripercorrere a tutti la ricca eredità di Coco. Adesso, però, è arrivato il momento di voltare pagina, non solo per Chanel ma per l’intero settore che si appresta a cambiare volto.

Courtesy Balenciaga
Courtesy Balenciaga

Il saluto di Demna a Balenciaga

Balenciaga ha, invece, salutato Demna dopo 10 anni di successi con la Couture numero 53. Elegante, distinta, divisiva. In stile Demna. Che debutterà a marzo 2026 come direttore creativo di Gucci, lasciando il proprio posto a Pierpaolo Piccioli, presente all’ultimo show del designer georgiano per rappresentare una sorta di continuum tra passato, presente e futuro. È il bello della moda, in fin dei conti: le cose cambiano insieme alle persone e l’arte del vestire si rinnova, con lo zampino della finanza. Gli addii non sono facili, soprattutto se bisogna mettere fine alla collaborazione tra una maison storica e un abile creativo che ha saputo parlare di politica e società. 

Courtesy Maison Margiela
Courtesy Maison Margiela

Il debutto di Glenn Martens da Maison Margiela

C’è stata anche un ventata di novità da Maison Margiela con Glenn Martens, nuovo direttore creativo già presente da Diesel. La Artisanal 2025 ha segnato il suo inizio più che teatrale e vagamente lugubre, come piacerebbe a Martin Margiela che nel 2009 ha salutato il fashion system sfilando nello stesso luogo dove Martens ha deciso di iniziare, il centro culturale parigino Le Centquatre. Come? Con un immaginario radicato nell’architettura medievale delle Fiandre e dei Paesi Bassi. 

Le silhouette, verticali e scultoree, rievocano torri gotiche e santi scolpiti nelle facciate delle chiese. Il corpo viene scolpito tramite corsetti, drappeggi e illusioni ottiche. Gli interni rinascimentali nord-europei si traducono in motivi astratti: carte da parati fiamminghe del Cinquecento stampate su carta da fotocopie, nature morte olandesi del Seicento diventano collage tridimensionali su tessuti, plastiche e pelli. I trompe l’œil mimano i pennelli simbolisti di Moreau, la pelle si fonde col pizzo e i drappeggi marmoree si trasformano in silhouette velate. Materiali riciclati – foderami, vecchie giacche in pelle, bigiotteria abbandonata – assumono nuove forme, anche in maschere che oscurano i volti per esaltare la manifattura.

La certezza di Schiaparelli

Tra un cambiamento e l’altro, Schiaparelli resta nelle mani di Daniel Roseberry. Che continua a fare Roseberry, esplorando l’archivio della maison fino a raggiungere il surrealismo, movimento artistico e culturale radicato nella casa di moda, e legato alla fondatrice Elsa. Come sempre, ha fatto battere il cuore a tutti – ma nel vero senso della parola, perché era presente una collana gioiello pulsante, che richiamava il famoso Royal Heart di Salvador Dalì risalente al 1953. Non ci sono più confini tra arte e Couture, però qualche certezza resta nel sistema, prima che cambino le carte in tavola.

Giulio Solfrizzi

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Giulio Solfrizzi

Giulio Solfrizzi

Barese trapiantato a Milano, da sempre ammaliato dall’arte del vestire e del sapersi vestire. Successivamente appassionato di arte a tutto tondo, perseguendo il motto “l’arte per l’arte”. Studente, giornalista di moda e costume, ma anche esperto di comunicazione in crescita.

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