Il confine tra vita e morte nell’era digitale. La mostra al Madre di Napoli
L’AI e la digitalizzazione pongono nuove sfide, non solo a livello tecnico ma anche ontologico; e proprio per l’urgenza di rispondere a quesiti sempre più complessi, la Fondazione Thorel sostiene i talenti italiani nell’arte digitale per approfondire la riflessione

Si intitola Spettri Digitali la mostra al Museo Madre di Napoli che quest’anno ospita i vincitori della seconda edizione del Premio Paul Thorel, concepito dall’omonima Fondazione, in memoria dell’artista per sostenere i talenti italiani che operano nell’ambito dell’arte digitale. Un percorso in cui Alterazioni Video (collettivo formato da Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri, nato nel 2004), Eva & Franco Mattes (Anni ’90, New York) e Anna Franceschini (Pavia, 1979) hanno esplorato il confine, sempre più labile, tra la vita e la morte nell’era digitale.
Spettri Digitali, la mostra del Premio Thorel al Madre di Napoli
Gli artisti, indipendentemente l’uno dall’altro, hanno lavorato sull’impossibilità di autodeterminare il proprio destino in rete, cogliendo la centralità di un tema che riflette in maniera lampante e urgente lo zeitgeist attuale. La mostra, a cura di Sara Dolfi Agostini, direttrice della Fondazione Thorel, affronta la questione sotto diversi aspetti, partendo dalla riflessione di Davide Sisto, studioso di cultura digitale, che ha sottolineato come oggi tutti siano “a disposizione permanente dei posteri, quindi capaci accidentalmente di vivere per sempre, ingombranti testimoni del passaggio della morte e della contemporanea impossibilità di scomparire e dimenticare”.
A Napoli i vincitori del Premio Thorel riflettono sull’oblio digitale
Il percorso evidenzia il paradosso per cui la deflagrazione del limite tra presenza e assenza, trasforma l’oblio, un tempo temuto, in un miraggio anelato ma sempre più irraggiungibile a causa del sovraffollamento di immagini che, per la saturazione dello spazio digitale, talvolta arriva persino a tracimare nel mondo analogico e reale. Gli Spettri Digitali sono dunque quelle icone, nate quasi casualmente, che poi diventano meme, indelebili feticci della rete che entrano a far parte di un alfabeto condiviso, secondo un processo sgraziatamente democratico che va di pari passo con il fenomeno della globalizzazione.
Anna Franceschini a Napoli per Spettri Digitali
Durante la residenza in Fondazione, gli artisti hanno declinato il tema in modalità del tutto peculiari. Anna Franceschini ha creato delle opere, fotografiche e installative, in bilico tra analogico e digitale che, giocando con la logica del display, associano con amara ironia la tradizione degli ex voto partenopei alle logiche di produzione di massa, dimostrando come l’incontrollata riproduzione sia la causa di una pressoché totale perdita di senso e significato. In altre parole, l’artista si sofferma sui meccanismi di mercificazione che, riducendo i simboli a souvenir, sono concepiti per illudere i consumatori, sostituendo la comprensione con il possesso. Nella performance Videogiochi Napoli (2025) la Franceschini, accompagnata dai suoni di Fabrizio Vatieri, agisce questa dinamica mettendo in scena un dispositivo narrativo, in cui ex voto e souvenirs diventano oggetto di una catena di montaggio visibile solo a chi ha la capacità critica di guardare la realtà oltre l’apparenza del video.




Gli spetti digitali di Alterazioni Video al Museo Madre
Alterazioni Video, in linea con la sua poetica dissacrante, ironica e pungente, durante la residenza alla Fondazione Paul Thorel, ha creato due progetti per commemorare la prematura e improvvisa scomparsa di Filippo Anniballi, scrittore e performer, da sempre vicino e partecipe alla loro ricerca. Grazie all’AI, gli artisti hanno esorcizzato e cauterizzato la perdita dell’amico facendone il soggetto delle opere esposte. In Rotten Shark (2025), turbo film – genere di loro invenzione – realizzato interamente con avanzati programmi di elaborazione video, Anniballi, presente realmente solo nella prima scena, diventa il protagonista di una rocambolesca, quanto improbabile e avventurosa vicenda, ambientata nei mari del nord. Mentre, in Writers smell like forgotten Piss (2025), Anniballi è al centro di una serie di opere digitali, tra quadri di grande formato, in uno stile che fa il verso al più commerciale gusto contemporaneo; altri fotografici che, invece, sono il contrappasso delle immagini civettuole che spopolano sui social; altri ancora che sfociano nel meme, virando l’amico in personaggio e facendogli acquisire varie sembianze, da Hitler a David Lynch. Tutte le opere giocano con l’imperfezione, lasciando ai visitatori più attenti la possibilità di coglierne la vera natura di esercizio mitopoietico.



Eva & Franco Mattes per il Premio Thorel mettono scena la persistenza dell’immagine
Eva & Franco Mattes, tra i primi a utilizzare internet per creare arte, hanno anticipato in tempi non sospetti la controversa dinamica delle fake news, con opere volte ad innescare il dubbio creando un cortocircuito tra finzione e realtà. Per la Fondazione Thorel hanno elaborato Mickey is Died (2008-25) mettendo in scena la viralità dell’estetica del meme.
Gli artisti hanno raccolto circa 100 riproduzioni, realizzate in diverse parti del mondo da utenti anonimi, dell’iconica immagine di Topolino impiccato. Meme basati su una fotografia del 2008, ricavata da un’installazione poi distrutta, e lanciata sul web proprio con lo scopo di renderla virale. Le immagini, installate su una bacheca magnetica da ufficio, luogo noioso e quindi ideale per la proliferazione e il consumo di meme, confermano non solo la persistenza della vitalità e delle immagini, a distanza di oltre15 anni dalla prima realizzazione, ma anche la dissoluzione del concetto di autorialità sul web.
Ludovica Palmieri
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