The Silence of the alla Sea

La mostra, che durerà fino al 31 ottobre, è un tassello del Parlamento degli Invisibili, ideato da Anish Kapoor e destinato a sorgere nel 2026 su un’isola di Venezia.
Comunicato stampa
Ha un nome evocativo, si chiama The Silence of the Sea la mostra di Sarah Makharine e Benjamin Loyseau organizzata dalla Fondazione Art for Action e da EMERGENCY all’Isola della Giudecca a Venezia, presso la sede dell’Ong, in occasione della Biennale di Venezia. Saranno presenti all’inaugurazione il 7 maggio alle 17:00 presso la sede locale dell’Ong all’Isola della Giudecca 212, gli artisti Sarah Makharine e Benjamin Loyseau, Mara Rumiz, responsabile sede di EMERGENCY a Venezia, Simonetta Gola, direttrice Comunicazione dell’Ong e Amandine Lepoutre presidente di Art for Action.
La mostra, che durerà fino al 31 ottobre, è un tassello del Parlamento degli Invisibili, ideato da Anish Kapoor e destinato a sorgere nel 2026 su un’isola di Venezia. Ad oggi un movimento, promosso da Art for Action, che unisce artisti, difensori dei diritti umani e cittadini attorno a una visione condivisa: quella di trasformare l’invisibilità in visibilità e la visibilità in potere sociale, un programma per chi vuole trasformare l’ingiustizia in azione. Questa prima edizione del Parlamento degli Invisibili si apre con il titolo After Migration, e si svolge proprio in risonanza con l’apertura della Biennale di Architettura di Venezia, curata da Carlo Ratti, che introduce il concetto di Intelligens, non solo un cenno all’intelligenza artificiale, ma una ripresa del latino gens, il popolo.
Secondo l’UNHCR oggi più di 230 milioni di persone vivono al di fuori dei loro Paesi d’origine. Ogni anno, oltre 31 milioni di persone vengono sfollate con la forza, spesso a caro prezzo. Eppure, le proiezioni demografiche mostrano che l’Europa avrà bisogno di 60 milioni di persone in più entro il 2030 per sostenere l’invecchiamento della popolazione e della forza lavoro. Queste due realtà, partenze forzate e necessità strutturali, coesistono in un paradosso che le società non possono più ignorare. After Migration risponde a questa tensione, spostando l’obiettivo. Piuttosto che concentrarsi sul viaggio di migrazione, ci invita a riflettere su cosa significhi arrivare e poi restare. L’integrazione non è un punto di arrivo, ma una continua negoziazione di visibilità, diritti e dignità.
In questo contesto, si introduce la mostra The Silence of the Sea, un vero e proprio viaggio nell’impegno quotidiano di coloro che salvano vite nel Mediterraneo centrale, lavorando a bordo della nave Life Support di EMERGENCY ed è strutturata in spazi complementari, che accompagnano il visitatore nell’immergersi in un’esperienza fisica e emotiva.
Nella prima sala espositiva dal titolo “the Room of Voices”, i visitatori scoprono un’installazione sonora di Sarah Makharine creata da registrazioni, effettuate dai membri dell’equipaggio della nave di EMERGENCY: le loro riflessioni, le loro paure e speranze. Al centro della stanza, 58 bottiglie di vetro, di cui in 35 ci sarà il braccialetto che gli operatori della Life Support mettono al polso di ogni naufrago soccorso e che i migranti indossavano sulla nave; in 23 bottiglie non ci sarà nulla per simboleggiare il rapporto tra chi si salva e chi non è sopravvissuto al viaggio. Proseguendo, nella seconda stanza, “the Room of Bodies and Boundaries” si apre un video in loop, mentre sul pavimento una linea bianca delinea la forma di una barca. I visitatori dovranno accovacciarsi in uno spazio ristretto per guardare il filmato, un’esperienza corporea che ricrea le costrizioni fisiche vissute dai migranti. Questa semplice azione coinvolge il corpo e invita ad una connessione intima con la realtà di coloro che sopravvivono, attraversando il mare. Entrambe le stanze, quella delle voci e quella dei corpi e dei confini, espongono installazioni dell’artista Sarah Makharine. Il racconto si conclude, infine, con la mostra fotografica “Unknown position” dell’artista Benjamin Loyseau, che ha catturato nei suoi scatti la vita a bordo della Life Support. Attraverso immagini di grande impatto, il progetto documenta i pericolosi viaggi dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale, offrendo uno sguardo raro sul lavoro instancabile dell’equipaggio che affronta le sfide quotidiane in mare, soprattutto nel cuore della notte: le fotografie evidenziano i momenti di paura, fatica, sollievo, resilienza e solidarietà in mezzo alla crisi umanitaria che, da oltre 10 anni, si consuma tragicamente nel Mare Nostrum nel tentativo di restituire dignità a chi è spesso disumanizzato.
Il progetto After Migration attiva tre luoghi simbolici di Venezia. Oltre alla sede di EMERGENCY, sull’isola della Giudecca, in cui la mostra The Silence of the Sea dà spazio alle storie di sopravvivenza e resilienza raccontate da chi è in prima linea nella risposta umanitaria, ci sarà la mostra collettiva Dreams in Transit, presso The Human Safety Net, nelle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco, che riunisce artisti visivi che lavorano con le comunità sfollate, offrendo installazioni intime, provocatorie e di forte impatto politico. Infine, a San Servolo, l’ex isola manicomio dove un tempo la società nascondeva i suoi emarginati, oggi recuperata come luogo di conoscenza e dialogo.