Gupta | Londono | Sassolino

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA CONTINUA
Via Del Castello 11, San Gimignano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

La galleria è aperta dal lunedì alla domenica, ore 10:00–13:00 / 14:00–19:00.

Vernissage
03/05/2025

ore 11

Artisti
José Antonio Suárez Londoño, Shilpa Gupta
Generi
arte contemporanea, personale

Mostre personali di Shilpa Gupta, Londono e Sassolino

Comunicato stampa

SHILPA GUPTA

Inaugurazione sabato 3 maggio, Via del Castello 11 dalle ore 16.00 alle 23.00.
Fino al 31 agosto 2025.
La galleria è aperta dal lunedì alla domenica, ore 10:00–13:00 / 14:00–19:00.

Galleria Continua è lieta di accogliere nuovamente Shilpa Gupta nel suo spazio di San Gimignano.
Considerata tra le artiste internazionali più significative della sua generazione, Gupta presenta una mostra che raccoglie una selezione varia e coinvolgente di opere, ciascuna radicata nella continua riflessione critica su temi quali la mobilità, il controllo e gli atti di resilienza. Tra queste, un’installazione inedita realizzata appositamente per la platea dell’ex cinema-teatro.
La mostra si apre con una grande opera ricamata che medita sui limiti imposti dai confini sanciti dallo stato. Questa riflessione si sviluppa in opere più piccole che costellano le pareti delle gallerie laterali dell’ex cinema-teatro. Utilizzando un filo delicato e sottile, Gupta reinterpreta i simboli dell’identità nazionale con forme stratificate ispirate alle bandiere, interrogandosi con discrezione sul ruolo dello stato nell’imporre ordine e uniformità in società modellate dalla fluidità culturale e dalla mutevolezza dell’appartenenza.
Questa indagine sui confini e le soglie liminali prosegue in Untitled (2020), dove una pietra di fiume raccolta in una zona di frontiera e una lampadina interagiscono in una danza delicata, quasi come in una conversazione. Quando una si solleva, l’altra si abbassa; nel momento in cui si avvicinano, la luce si accende brevemente illuminando la superficie grigia e brillante del sasso. Sebbene si sfiorino, non si toccano mai veramente; il loro scambio rimane fragile e precario, sottolineato dal rischio costante che la pietra possa colpire e rompere la lampadina.
Le linee, tracciate o imposte, sono l’asse concettuale di Untitled (2023), parte di una serie in cui Gupta esplora come l’autorità tenti di definire confini, regolare la mobilità e reprimere. L’installazione cinetica impiega microfoni cablati e capovolti, riflettendo sulla censura e sulle verità silenziate, e ci invita a considerare come le strutture politiche possano evolversi in sistemi di controllo e repressione. Una voce solitaria recita i nomi di 100 poeti di diverse epoche e provenienze, accompagnati dagli anni in cui furono detenuti o imprigionati dai rispettivi stati. “I poeti, come gli scrittori e gli artisti, sono sognatori che parlano degli incubi del mondo. Quest’opera parla della persistenza di convinzioni e sogni - ciò che ci rende ciò che siamo come individui”, afferma Gupta.
Un flusso frammentato e poetico di frasi evocative in costante trasformazione, questa è l’essenza di Sound on My Skin (2010–2025). L’opera impiega un classico display meccanico a palette, un tempo familiare negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie, per annunciare arrivi e partenze. Qui i pannelli generano invece una sequenza continua di parole, creando un testo poetico stratificato, in uno stato perpetuo di metamorfosi.
Per Shilpa Gupta l’arte è rifugio e confronto, uno spazio in cui il sensoriale lascia spazio al concettuale e in cui gesti poetici indagano le impalcature delle nostre realtà. I violenti sconvolgimenti dell’inizio del XXI secolo hanno inaugurato un’epoca di regimi di sicurezza estesi. Gli aeroporti, un tempo luoghi di possibilità, sono divenuti luoghi di sospetto; rituali di sorveglianza che persistono nel presente. In There is No Explosive in This (2007), Gupta raggruppa una serie di oggetti di uso quotidiano ritenuti potenzialmente pericolosi e quindi confiscati, ciascuno avvolto con cura in un tessuto e disposto secondo una sintassi visiva uniforme. L’opera invita a riflettere sull’impatto psicologico e sociale di tali misure e su come esse abbiano alimentato un clima diffuso di ansia collettiva.
“A volte per caso, a volte deliberatamente, guardando la stessa struttura da una prospettiva diversa, è emersa una nuova narrazione”, racconta l’artista. “Potrebbe essere leggermente diversa o addirittura del tutto contraddittoria, costringendomi a riconsiderare e rielaborare ciò che pensavo di sapere e come lo sapevo. Questo processo può essere frustrante, gratificante e a volte persino destabilizzante. Forse è per questo che mi attraggono le relazioni che sembrano quasi distanti - dove i punti focali si spostano, e ci si muove insieme al pubblico, ruotando e girando all’unisono.”
Truth (2022–2025), l’installazione percorribile che Gupta ha concepito per la platea, invita il pubblico a ripensare la propria percezione dello spazio e del tempo, a sperimentare prospettive in movimento e a riconsiderare il rapporto tra potere e narrazione.
Shilpa Gupta (nata nel 1976) vive e lavora a Mumbai, India. Ha conseguito il diploma in Scultura presso la Sir J. J. School of Fine Art dell’Università di Mumbai nel 1997. Nel corso degli ultimi due decenni, le sue opere sono state esposte presso importanti istituzioni internazionali, musei e biennali. Le mostre personali più recenti includono Ishara Foundation, Dubai (2025); MOCA, Madison (2024); Centro Botin, Santander (2024); Amant, New York (2023); MAXXI, L'Aquila (2023); Dallas Contemporary (2022); Barbican, Londra (2021); e Neuer Berliner Kunstverein, Berlino (2021). Le sue opere sono state inoltre presentate in importanti mostre collettive presso il Museum of Contemporary Art, Chicago (2023); Museum of Contemporary Art Antwerp (2022); Collezione del Frac Franche-Comté, Fundación Proa, Buenos Aires (2021); McMullen Museum of Art, Boston (2020); 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa (2019); MoMA, New York (2018); Mori Art Museum, Tokyo (2017); Devi Art Foundation, Nuova Delhi (2017); Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2014); Centre Pompidou, Parigi (2011); Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk (2009); Tate Modern, Londra (2001); e National Gallery of Modern Art, Mumbai (2000). Gupta ha partecipato ampiamente a biennali in tutta Europa e Asia ed è stata inclusa nella 58ª Biennale di Venezia (2019). Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti del Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Museum of Contemporary Art, Chicago; Centre Georges Pompidou, Parigi; Mori Art Museum, Tokyo; M+ Museum, Hong Kong; Louis Vuitton Foundation, Parigi; Astrup Fearnley Museet, Oslo; National Gallery of Victoria, Melbourne; Queensland Art Gallery, South Brisbane e del Kiran Nadar Museum of Art, tra gli altri.

JOSÉ ANTONIO SUÁREZ LONDOÑO

“Drawing by Numbers”
Apertura sabato 3 maggio, Via del Castello 11 dalle 16.00 alle 23.00. Fino al 31 agosto 2025.
La galleria è aperta dal lunedì alla domenica, dalle 10:00 alle 13:00 / dalle 14:00 alle 19:00.

Galleria Continua è lieta di presentare, la terza mostra personale di José Antonio Suárez Londoño a San Gimignano. Con 100 disegni e 84 acqueforti, la mostra offre uno sguardo intimo sulla pratica in continua evoluzione dell'artista colombiano, radicata nella disciplina, nel rituale e in una silenziosa introspezione.

Per Suárez Londoño, il disegno non è solo una forma di espressione, ma un atto quotidiano di devozione. Le sue opere sono solitamente di piccolo formato: fogli A4, quaderni e materiali trovati come biglietti da visita, scontrini, bustine di tè e petali di fiori. Questi frammenti si trasformano in costellazioni intricate di figure, danzatori, animali, forme surreali ed elementi naturali, spaziando da soggetti puramente astratti a quelli più figurativi e accademici. Ogni disegno ha una risonanza personale, ma insieme costituiscono un universo caleidoscopico dove ripetizione, stratificazione e delicati dettagli conducano lo spettatore in spazi onirici e contemplativi.
Elemento costitutivo della mostra è stata una collaborazione unica con i suoi studenti, con i quali Suárez Londoño, da oltre vent’anni, si incontra settimanalmente per sessioni di ritratto. Nel 2024, li ha invitati a proporre temi da esplorare nei suoi disegni, e da oltre 400 suggerimenti, ha creato una procedura: ogni tema è stato scritto su un foglietto e inserito in una scatola e ogni giorno ne estraeva uno a caso, lasciando che il tema scelto guidasse il disegno di quel giorno. Come descrive lui stesso, era come "andare da un oracolo o in chiesa in cerca di ispirazione divina", ma al posto delle forze divine, era la voce collettiva dei suoi studenti a plasmare l'opera. Questo approccio ha introdotto sia imprevedibilità che sfida. Alcuni temi lo hanno lasciato “deluso o confuso”, ma la sua disponibilità a confrontarsi con l’ignoto ha sottolineato la sua propensione verso il processo creativo e la scoperta, piuttosto che l’aspirazione alla perfezione. Dei 366 disegni realizzati, Suárez Londoño ne ha scelti 100 per la mostra, ciascuno in virtù del legame che aveva nel momento preciso in cui li ha selezionati, con la consapevolezza che in un giorno differente le scelte avrebbero potuto essere diverse.
La mostra segna anche un importante ritorno all’acquaforte per Suárez Londoño. Fin dagli anni Ottanta ha realizzato quasi 400 matrici calcografiche, lavorando inizialmente in uno studio in Colombia. Dopo un periodo di lavoro sporadico a New York e Madrid, la pratica si era interrotta, fino al 2018 quando ha iniziato a insegnare tecniche calcografiche al suo gruppo del venerdì dedicato ai ritratti. Questa iniziativa, nata come un corso intensivo, si è evoluta in incontri mensili, dando vita a un collettivo noto come Grabadores de Domingo (“Incisori della Domenica”), ispirato alla tradizione dei pittori dilettanti, detti della domenica.
Realizzate insieme ai suoi studenti, le 84 acqueforti esposte riflettono questo rinnovato interesse verso la tecnica, interrotto solo brevemente dalla pandemia, e mettono in evidenza il crescente impegno di Suárez Londoño nella collaborazione, nel mentorship e nella sperimentazione.
Il titolo della mostra, Drawing by Numbers (“Disegnare con i numeri”), fa riferimento a un ricordo d’infanzia: un kit paint by numbers che raffigurava un pastore tedesco. Quell’esperienza, al contempo strutturata e liberatoria, rispecchia la metodologia del lavoro attuale, dove ogni disegno è legato a un tema numerato suggerito dagli studenti. Questa fusione di ordine e spontaneità, struttura e libertà, definisce sia il processo che il corpus di opere risultante.
I disegni di Suárez Londoño abitano uno spazio tra metodo e intuizione, immagine e testo, solitudine ed esperienza condivisa, testimoniando una ricerca continua di significato, intimità e compiutezza artistica.

José Antonio Suárez Londoño è nato nel 1955 a Medellín, in Colombia, dove continua a vivere e lavorare. Dopo aver completato gli studi in biologia presso l’Università di Antioquia, ha frequentato l’École Supérieure des Arts Visuels a Ginevra (1978–1984). Le sue opere sono state esposte in importanti mostre internazionali, tra cui The Yearbooks al Drawing Center di New York (2012), The Modern Myth: Drawing Mythologies in Modern Times al MoMA di New York (2010), e alla 24ª e 32ª Biennale di San Paolo. In Italia ha esposto per la prima volta nel 2013 alla 55ª Biennale di Venezia. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in tutto il mondo, tra cui Banco de la República (Colombia), Graphische Sammlung Albertina (Vienna) e MoMA (New York).
ARCANGELO SASSOLINO
PRESENT TENSE

Inaugurazione sabato 3 maggio 2025 dalle 16.00 alle 23.00, via del Castello 11. Fino al 31 agosto 2025, da lunedì a domenica 10/13- 14/19

Galleria Continua ha il piacere di ospitare nei suoi spazi di San Gimignano la mostra di Arcangelo Sassolino dal titolo Present Tense. L’esposizione, che raccoglie un gruppo di opere inedite, si configura come un’indagine sulla materia in perenne trasformazione, un tentativo di catturare un presente che sfugge continuamente. L’olio industriale, protagonista delle opere esposte, si fa scultura liquida e metafora della costante instabilità del tempo e dello spazio: un fluido denso, opaco, che si muove, si espande e si contrae, in un dialogo perpetuo fra controllo e imprevedibilità.
Il lavoro di Arcangelo Sassolino prende vita dalla compenetrazione tra arte e fisica, con un interesse costante per la meccanica e la tecnologia. In trentacinque anni di carriera ha esposto nei più prestigiosi spazi pubblici e privati al mondo dal Palais de Tokyo di Parigi, all'Accademia di Francia a Roma, dal Peggy Guggenheim al MART. L’installazione Diplomazija Astuta, progettata per il Padiglione di Malta della Biennale d’Arte di Venezia del 2022, è riconosciuta come una delle opere più significative proposte dai Padiglioni nazionali negli ultimi anni. Unico artista italiano invitato a prendere parte alla recente Biennale d’Arte Islamica organizzata a Gedda (Arabia Saudita), dove ha presentato la monumentale opera site-specific Memory of becoming.
Arcangelo Sassolino assume il “conflitto” come una delle parole guida della sua pratica. Materiali industriali tra loro contrastanti, azioni meccaniche capaci di modificarne lo status, concetti come limite, tensione, imprevedibilità, fragilità, transitorietà sono parte costitutiva di ogni sua opera. Per l’artista vicentino la scultura è un’azione imprevista e autonoma, del tutto svincolata dall’arbitrio: l’attenzione si sposta sul processo che la genera e che diviene punto di contatto tra differenti materie, forze ed emozioni. Giocando sulla tensione fra tecnologia e natura e sfidando continuamente il concetto di sconfinamento, Sassolino vuole liberare la materia da una forma prestabilita e farla divenire tempo. “Per me l’arte è il futuro da compiere e ogni artista dovrebbe essere il traditore seriale di se stesso, bravo a lasciare andare ciò che ha appena fatto per coltivare il nuovo”, afferma.
Le opere che presenta in questa mostra non si limitano a essere oggetti statici, ma vivono in un continuo divenire, dove la materia si trasforma sotto gli occhi dello spettatore. “Da qualche tempo sto lavorando con i fluidi, con olii sintetici derivanti dal petrolio: materiali liquidi o semi liquidi, che hanno trovato una loro stabilità in quello stato da milioni di anni dentro la terra. La condizione del fluido, ciò che lo costituisce come fluido, è per molti versi la negazione stessa della fissità, della determinazione data una volta per tutte. (…) Quello che cerco di catturare è l’istante del cambiamento di stato, l’attimo in cui qualcosa sta diventando qualcos’altro”, dichiara l’artista. L’olio scorre in un movimento continuo sulla superficie piana del disco in acciaio, il fluido si ridefinisce incessantemente, rendendo visibile il divenire della materia e l’impossibilità di fissare un istante. Il presente si manifesta, si dilata e poi sfugge, lasciando dietro di sé tracce mutevoli, impronte di un istante già trascorso. Eppure, nel suo scorrere, qualcosa si perde: alcune gocce cadono, si separano dalla massa principale, si distaccano irrimediabilmente, segnando il passaggio irreversibile del tempo e l’inevitabilità della dispersione.
Sassolino costruisce un’esperienza in cui il tempo non è una misura fissa, ma un fenomeno che si scompone e si ricompone senza tregua. La tensione tra la gravità e la natura fluida dell’olio genera un campo di forze in cui la stabilità è costantemente messa in discussione. Ogni tentativo di trattenere il qui e ora si dissolve nel suo stesso manifestarsi, ribadendo l’impossibilità di possedere il presente.
Present Tense si offre così come un luogo di sospensione e di osservazione del cambiamento, in cui la materia diventa veicolo di una riflessione più ampia sulla natura effimera dell’esistenza e sull’eterna sfida di rendere visibile ciò che, per sua stessa essenza, non può essere fissato.

Arcangelo Sassolino nasce nel 1967 a Vicenza, città dove vive e lavora. Il suo percorso è scandito da mostre personali tenute in prestigiose sedi pubbliche. Tra queste: Villa Medici, Roma; Frankfurter Kunstverein, Francoforte; Contemporary Art Museum, St. Louis; MACRO, Roma; Palais de Tokyo, Parigi. Altre sedi che hanno accolto suoi lavori sono: Kunstverein, Hannover; Grand Palais, Parigi; Swiss Institute, New York; MART, Rovereto; Museum Tinguely, Basilea; Centro di Cultura Contemporanea di Palazzo Strozzi, Firenze; Essl Museum, Vienna; Peggy Guggenheim Collection, Venezia; FRAC, Rheims; Château de Tokyo / Palais de Fontainebleau, Fontainebleau; Dunkers Kulturhus, Helsingborg; Kunsthalle Göppingen, Göppingen. Nell’ambito della 59ª Biennale di Venezia del 2022, partecipa al progetto curato da Keith Sciberras e Jeffrey Uslip per il Padiglione di Malta con l’istallazione Diplomazija astuta, concepita come rivisitazione in chiave contemporanea del capolavoro di Caravaggio, La decollazione di San Giovanni Battista (1608). Nel 2024, negli spazi della Basilica Palladiana di Vicenza, l’opera di Arcangelo Sassolino entra in dialogo con due giganti del passato: Caravaggio e Antoon van Dyck. Nel 2025 crea un grande disco rotante di 8 metri di diametro intitolato Memory of becoming per la seconda edizione della Biennale d'Arte Islamica organizzata a Gedda, in Arabia Saudita, dalla Diriyah Biennale Art Foundation.