Le istituzioni culturali sono trans-positive e accessibili? Una ricerca fa il punto
Musei e accessibilità, il linguaggio come strumento di cambiamento, pratiche e strategie di inclusione sociale. Un documento di ICOM Italia fa il punto. In attesa di presentarlo il 20 giugno 2025 a Venezia, nell’ambito del convegno Musei e Culture Queer

La pubblicazione del volume Musei e generi. Etica, metodi e approcci per promuovere una cultura trans-positiva e accessibile nelle istituzioni culturali, nasce dalla collaborazione tra ICOM Italia, in particolare il Gruppo di Lavoro Genere e Diritti LGBTQ+, e il Research Centre for Museums and Galleries (RCMG) dell’Università di Leicester. Il documento rappresenta un adattamento al contesto italiano delle linee guida Trans-Inclusive Culture: Guidance on advancing trans inclusion for museums, galleries, archives and heritage organisations, realizzate da RCMG.
Beni culturali ed inclusione sociale
Come si dichiara nell’introduzione “Il documento è rivolto a chi lavora nel campo dei beni culturali e fornisce un quadro etico e progettuale per supportare la rilevanza sociale e l’accessibilità delle istituzioni culturali in un’ottica di diritti e di affermazione delle persone trans, tenendo conto degli aspetti museologici, di progettazione culturale e di legislazione”. Inserendosi in un più ampio discorso sulla accessibilità, ormai divenuto centrale anche nel dibattito museologico italiano, la pubblicazione ha il grande merito di affrontare la specificità delle persone trans, spesso soggette a discriminazioni profonde e ancora largamente invisibilizzate nei contesti museali, sia a livello nazionale che internazionale.
La metodologia nel documento ICOM
Il documento mostra subito con chiarezza come un approccio al tema positivo e non polarizzato possa favorire non solo le persone dirette portatrici di interesse, ma più in generale una visione aperta e connessa al presente dei contesti museali. Dunque, il contenuto della pubblicazione non è solo rivolto alla possibile inclusione di persone trans nei contesti lavorativi, o al rispetto e all’attenzione alle esigenze delle persone trans, non-binarie e delle loro famiglie, ma si pone anche come occasione per un pubblico più generale per sviluppare un’esperienza museale che sia veramente accessibile.
La stessa metodologia con cui è stata realizzata la versione italiana della pubblicazione denota un approccio queer, cioè un’attitudine non gerarchica, orizzontale, che coinvolge in prima persona le comunità portatrici di interesse. Partendo dal fondamentale testo inglese di Leicester – che al momento ha registrato oltre 17.000 visualizzazioni on line – si è lavorato immaginando che quei principi etici e metodologici dovessero trovare una rilettura locale attraverso un contatto diretto con la realtà italiana.
Come è nato il documento
Nicole Moolhuijsen, Dani Martiri e Cesare Cuzzola, curatorə della pubblicazione insieme a Roberta Parigiani, hanno realizzato un’indagine qualitativa mediante la somministrazione di interviste in profondità a persone trans e non binarie residenti in Italia, con l’obiettivo di meglio comprendere le esigenze del territorio nazionale riferite al tema. Ed hanno poi coinvolto l’avvocata Parigiani, esperta in ambito di legislazione per le questioni trans e di genere, e Isa Borrelli, espertə di questioni legate al linguaggio. Il volume è arricchito dalle illustrazioni realizzate da Nicky Daigoro e dall’impaginazione grafica a cura di We Exhibit.
Musei e accessibilità
Il coinvolgimento diretto di persone portatrici di interesse ha permesso di comprendere più a fondo le attuali criticità dei musei riguardo al tema, rivelando sia macro che micro-discriminazioni, spesso derivanti da una scarsa conoscenza della questione, ma che possono essere trasformate positivamente attraverso processi di studio e l’elaborazione di soluzioni concrete. La pubblicazione, proponendosi come strumento aperto, e come opportunità di conoscenza e educazione, nel rispetto dell’idea del museo come comunità educante, inizia con un semplice Glossario, partendo dal presupposto che non tutti siano già familiarizzati con le numerose declinazioni terminologiche che gli studi di genere identificano oggi. In questa sintetica ma molto approfondita sezione, si trovano definizioni di base come quella di Trans o Transgender, ma anche termini meno comuni nel linguaggio quotidiano, come Deadnaming o Euforia di Genere, che pur essendo meno diffusi, sono fondamentali per introdurre anche le persone meno esperte a concetti cruciali, ma essenziali per una comprensione più ampia dell’idea di accessibilità.
Partendo dei principi enunciati dall’Articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, capisaldi per i diritti delle persone LGBTQIA+, il documento sottolinea l’importanza di applicare tali principi anche nel contesto museologico italiano, proponendo un approccio all’accessibilità dei beni culturali come diritto fondamentale e adottando strategie non discriminatorie che promuovano il ben-essere e la rappresentazione di tutte le persone, indipendentemente dal genere o dall’orientamento sessuale. Il documento propone poi un capitolo dedicato al concetto di “linguaggio ampio”. Un concetto che intende allargare il dibattito sull’utilizzo della terminologia legata al genere, in ambito museale e culturale, che non generi in nessun modo esclusione, stereotipi e discriminazioni.
Il linguaggio alla base del cambiamento
La risorsa dedica poi un’ampia sezione al quadro etico e metodologico, parlando di: codici etici, valori e principi. Si presentano quindi precisi casi studio, rivelando ancora una volta la natura estremamente pragmatica e applicativa di questo innovativo strumento. In maniera aperta e illuminata il documento spiega chiaramente che i principi etici di base devono essere considerati come una mappa di riferimento, da adattare ai diversi contesti, momenti, relazioni sociali, comunità coinvolte, e alle specifiche realtà legislative e politiche. Questo approccio si rivela estremamente efficace, offrendo un’opportunità di dibattito e confronto con chi lavora da tempo nei contesti museali e vive quotidianamente queste dinamiche.
L’ultima parte di questo completo e utilissimo documento elenca una serie di scenari ipotetici, ancora una volta fa atterrare i principi enunciati in casi reali e pragmatici. Solo due o tre esempi significativi dei dodici proposti: “SCENARIO 11. Lavoro in un piccolo museo, dove disponiamo di un bagno per uomini e uno per donne. Sarebbe utile avere linee guida sulla gestione dei servizi igienici per garantire l’accessibilità alle persone trans.”; oppure: “SCENARIO 3. Una persona dello staff si rifiuta di usare i pronomi corretti di un’altra persona trans che lavora presso la stessa organizzazione. Come dovremmo agire?”; o ancora “SCENARIO 1. Possiamo utilizzare il termine “trans” per riferirci alle persone del passato?”.
La pubblicazione sarà presentata per la prima volta al pubblico il 20 giugno 2025 a Venezia, nell’ambito del convegno Musei e Culture Queer. Le istituzioni culturali per i diritti LGBTQ+, co-organizzato da ICOM Italia, la Fondazione Querini Stampalia di Venezia e l’Università di Leicester (RCMG), in collaborazione con Peggy Guggenheim Collection, Musei Civici di Montebelluna, Musei Civici di Bologna, Università Ca’ Foscari di Venezia, Movimento Identità Trans.
Per scoprire di più
Viviana Gravano
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