Matteo Fato, natura morta con passamontagna. Ospite dell’Istituto Italiano di Cultura a Strasburgo, l’artista pescarese esce fuori di sé. E racconta una storia “Impersonale”

Una città straniera, l’incontro con una persona, il reperimento casuale di alcuni oggetti. Una pianta, una forchetta, un anziano signore cinese in un cortile. Cose qualunque, volti che non hanno nome, con tutta la potenza di quello che non ti appartiene. Quindi, una storia da abbozzare, un racconto da improvvisare a partire da queste micro-fascinazioni. […]

Una città straniera, l’incontro con una persona, il reperimento casuale di alcuni oggetti. Una pianta, una forchetta, un anziano signore cinese in un cortile. Cose qualunque, volti che non hanno nome, con tutta la potenza di quello che non ti appartiene. Quindi, una storia da abbozzare, un racconto da improvvisare a partire da queste micro-fascinazioni. Lasciando che sia proprio il racconto a organizzare l’ambiente, a ridefinirlo. Attraversabile, offerto allo sguardo, lo spazio riuscirà a pensarsi in quanto immagine plastica o pittorica: starci in mezzo sarà come saltare dentro a un quadro.
Il lavoro di Matteo Fato, per anni strutturatosi intorno al potere e la valenza del segno, con un’eredità raccolta a piene mani dalla tradizione calligrafica orientale, si complica e si articola con una progressiva espansione dei linguaggi e delle dimensioni. A Strasburgo, per la sua personale all’Istituto Italiano di Cultura, diretto da Luisa Violo, Fato concepisce un progetto battezzato “Impersonale”. Titolo provocatorio, dal momento che tra le opere trova posto anche un autoritratto: assemblaggio astratto, ottenuto utilizzando frammenti di sculture fallite. La fragilità, l’errore, la caduta e il fallimento come folgorante condizione creativa. Ma anche come luogo della consapevolezza di sé.

31 Matteo Fato impersonale Autoritratto legno neon fil di ferro lente dimensioni variabili 2012 Matteo Fato, natura morta con passamontagna. Ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Strasburgo, l'artista pescarese esce fuori di sé. E racconta una storia "Impersonale"

Matteo Fato, Autoritratto, legno, neon fil di ferro, lente, dimensioni variabili, 2012

L’installazione principale – che è un unico corpo scenico – ospita tre dipinti, generati dall’immagine di un collage, punto di partenza del processo e prima concretizzazione del ricordo. E poi un altro nucleo pittorico-scultureo, che ruota intorno a un passamontagna: ciò che resta di un volto e che ne porta la sagoma, la memoria.
Impersonale” è una grande natura morta, la rappresentazione concreta di incontri ed eventi fortuiti, minimali, senza ragione e senza peso. Fuori dalla dimensione del volere e del progetto, oltre la griglia del messaggio e della narrazione, Fato si abbandona all’avanzare silenzioso di piccoli kairòs del quotidiano. Catturati ed orchestrati, per partorire un breve adagio visivo.

– Helga Marsala

Matteo Fato, “Impersonale”
fino al 21 dicembre
Istituto Italiano di Cultura
7, rue Schweighaeuser – Strasbourg
www.iicstrasburgo.esteri.it

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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