Opere d’arte in luoghi pubblici e diritto all’identità

Che cosa prevede la legge in caso di riproduzione di opere allestite in uno spazio pubblico, per tutelare la personalità dell’autore e il suo diritto alla propria identità?

L’artista Anish Kapoor ha recentemente scritto (marzo 2018) una lettera aperta per manifestare pubblicamente la sua disapprovazione per la riproduzione dell’opera Cloud Gate all’interno di un video pubblicitario della NRA – National Rifle Association. Il video – si legge nella lettera – mira a far crescere la paura e l’odio nei confronti di ciò che è diverso, evocando una chiamata alle “armi” contro un nemico immaginario; la riproduzione dell’opera suggerisce proprio l’idea di un oggetto estraneo in mezzo alla gente. Al contrario – secondo l’autore – l’opera rappresenta un oggetto democratico, inserito in uno spazio libero e aperto a tutti.

DIRITTO ALL’IDENTITÀ

Sembra che in questo caso il fatto contestato da Anish Kapoor non sia tanto la riproduzione in sé dell’opera, senza l’autorizzazione dell’autore, quanto il suo inserimento in un contesto ideologico e politico non condiviso dall’autore e contrario al messaggio dell’opera. In altre parole, l’autore sembra lamentare principalmente la lesione del proprio diritto all’identità personale e morale, più che la violazione del diritto di riproduzione dell’opera.
Leggendo il fatto in questione alla luce dei canoni del nostro ordinamento giuridico, la tematica principale è quella della tutela della personalità dell’autore e del diritto all’identità personale, inteso come diritto costituzionalmente garantito a non veder deformato il proprio patrimonio morale, culturale, politico e ideale. In quest’ottica, dunque, l’inserimento dell’immagine del Cloud Gate nel video della NRA costituisce un tradimento del pensiero dell’autore e dell’opera stessa, che acquista un diverso significato e diventa veicolo di un messaggio che nulla ha in comune con i valori dell’autore.

L’OPERA NELLO SPAZIO PUBBLICO

Un’altra tematica importante, strettamente collegata alla prima, è quella della riproduzione di opere protette da diritto d’autore collocate in luoghi pubblici. In linea generale, si ritiene che la riproduzione di queste opere sia lecita solo con il preventivo consenso dell’autore.
In questo ambito, gli esempi di violazione del diritto di riproduzione sono numerosi e possono riguardare – fra le altre – le opere architettoniche o le opere di Street Art riprese all’interno di opere audiovisive e cinematografiche, senza il preventivo consenso dell’autore.
In Italia, per esempio, si veda il recente provvedimento del Tribunale di Palermo, con cui è stata sanzionata la riproduzione, non autorizzata, del Teatro Massimo di Palermo nell’ambito di una campagna pubblicitaria commissionata dalla Banca Popolare del Mezzogiorno. Un caso simile – concluso in modo amichevole – aveva coinvolto la casa di moda Fendi contro il Coordinamento del Roma Pride, che aveva riprodotto l’immagine del Palazzo della Civiltà Italiana di Roma (il cosiddetto Colosseo Quadrato) nell’ambito della campagna di comunicazione del Pride 2016.
Per tornare negli USA, si veda il recente caso che ha coinvolto l’artista Jason Williams, conosciuto come REVOCK, contro H&M, che nell’ambito di un video pubblicitario ha ripreso un muro di Williamsburg, a Brooklyn, dove è presente una sua opera.

Raffaella Pellegrino

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #43

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Raffaella Pellegrino

Raffaella Pellegrino

Raffaella Pellegrino è avvocato cassazionista, iscritta all'Ordine degli Avvocati di Bologna dal 2003. Si occupa in via prevalente di diritto d’autore e proprietà intellettuale e in queste materie svolge attività di consulenza legale a favore di imprese culturali e creative,…

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