Il Metaformismo

Informazioni Evento

Luogo
ITACA GALLERY - ARCHIVIO TAVELLA
Vicolo San Lorenzo 4 int.1, Verona, Italia
Date
Dal al

mar-dom 10/13 - 14/19

Vernissage
03/12/2011
Biglietti

ingresso libero

Generi
arte contemporanea, collettiva
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Espongono ventisei maestri, tutti professionisti, molti dei quali già operativi negli anni ’60 e ’70, quindi direttamente impli- cati nel polverone culturale di quegli anni e motivati, adesso, a sostenere un nuovo confronto critico.

Comunicato stampa

L’Archivio Tavella-Itaca Gallery è lieto di presentare la Rassegna: IL METAFORMISMO, dal 3 dicembre 2011 all’8 gennaio 2012, con opere di maestri presenti su uno speciale dossier del Catalogo dell’Arte Moderna dal dopoguerra a oggi n. 47 dell’Editoriale Giorgio Mondadori.
Espongono ventisei maestri, tutti professionisti, molti dei quali già operativi negli anni ’60 e ’70, quindi direttamente impli- cati nel polverone culturale di quegli anni e motivati, adesso, a sostenere un nuovo confronto critico. Questi i nomi dei maestri in mostra: Dino Aresca, Gennaro Barci, Emilio Belotti, Natalia Berselli, Martino Brivio, Tiziano Calcari, Marc Chiassai, Adriana Collovati, Bruno Daniele, Angelo De Boni, Enzo Devastato, Enzo Fabbiano, Emanuela Franchin, Camillo Francia, Massimo Fumanti, Daniela Grifoni, Luvit, Saverio Magno, Pier Domenico Magri, Aldo Meineri, Carla Rigato, Liana Rover, Mario Salvo, Antonio Saporito, Laura Sartori Tibaldi, Marco Tulipani.
Con il termine di Metaformismo non si vuole intendere né un gruppo artistico, né un movimento, né una corrente, bensì un principio linguistico unitario, comune a tutte le espressioni artistiche del Novecento che Giulia Sillato, storico dell’arte di scuola longhiana, ha individuato a seguito di una sistematica analisi del mondo dell’arte contemporanea italiana e straniera e dell’esperienza di circa 50 Rassegne, realizzate da ella medesima in siti museali di alto profilo storico e monumentale a partire dal 1994 a oggi: la Metaforma.
Implicita nell’arte antica, essa si trasmette al linguaggio artistico moderno, dando origine a quelle fenomenologie sinora indicate con vocaboli come astratto, informale, espressionista, minimale o minimalista e altri, i quali non rispondono più in modo circoscritto alla propria espressione di riferimento, evolutasi questa al punto da indurre l’autore ad una rifor- mulazione comprensiva di tutte le possibili sfaccettature dell’arte di questi ultimi cinquant’anni, sempre convinta che la Forma “ribaltata a partire dalla fine dell’Ottocento” sia stata, in realtà, sottintesa in modo persistente a qualsiasi opera- zione artistica” del Novecento e degli anni Duemila.
Entrano nel grande gioco del Metaformismo tutte quelle espressioni dell’arte, con ciò intendendo Pittura e Scultura, che, oggi, riescono ad integrare evolutivamente il dialogo con l’Avanguardia Storica, adeguandolo opportunamente alle misure concettuali e tecniche della nostra contemporaneità. L’intento pertanto, lungi dal fondare l’ennesimo gruppo, ché di questi la storia dell’arte è persino sovraffollata, è quello di offrire un nuovo orientamento critico, per meglio qualificare la poliformìa dei mezzi espressivi odierni, fatta eccezione per video e virtualità per ragioni insite, ovviamente, alla loro stessa natura.
La scelta degli artisti in mostra si uniforma, pertanto, e né può essere diversamente, al concetto di “metaformismo”, rivolto a quelle espressioni artistiche totalmente prive di elaborati figurali anche se, dove ne esistano tracce, si tratta, in realtà, di sporadici frammenti radicalmente rivisti: può verificarsi infatti una casuale incidenza figurativa, ma questa si manifesta con caratteri completamente snaturati dall’originaria integrità e lontanissimi dall’ordinaria cifra interpretativa, restando sempre molto forte la presenza della componente pittorica, spesso contaminata da altri materiali e, comunque, incline a sistemi di lavorazione “straordinari”, con ciò intendendo la parola nel suo significato letterale: “fuori dall’ordinario”. L’autore, scoprendo l’esistenza della “metaforma”, ammetteva implicitamente il valore documentario assoluto della sola pittura: installare, infatti, degli oggetti in uno spazio, moda invalsa da alcuni decenni nei musei internazionali, esula da qualsiasi analisi di tipo “formistico”, poichè si usa la forma stessa delle cose, organizzandole in una sorta di architettura visionaria, bypassando l’importante esperienza trans-mutativa, che solo la plasmazione artistica può giustificare in nome della vera creazione.