Vittorio Messina – Teatro Naturale prove in Connecticut

Informazioni Evento

Luogo
NUVOLE GALLERIA
vicolo Ragusi 35 (angolo via del Celso 14) 90134 , Palermo, Italia
Date
Dal al
Vernissage
19/04/2016

ore 19

Artisti
Vittorio Messina
Curatori
Bruno Corà
Generi
arte contemporanea, personale
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Nuvole presenta Teatro Naturale, prove in Connecticut, mostra personale di Vittorio Messina, artista siciliano (Zafferana Etnea, 1946) che da molti anni vive e lavora a Roma.

Comunicato stampa

Dal 19 aprile al 20 giugno Nuvole presenta Teatro Naturale, prove in Connecticut, mostra personale di Vittorio Messina, artista siciliano (Zafferana Etnea, 1946) che da molti anni vive e lavora a Roma. I lavori esposti sono stati realizzati appositamente per la galleria e sono strettamente collegati alla mostra che contemporaneamente è allestita nei grandi spazi del complesso settecentesco del Reale Albergo delle Povere. In entrambe le mostre infatti l’artista presenta gli sviluppi ultimi della sua produzione e visione estetica ‘ragionando’ e creando connessioni e slittamenti di pensiero intorno a due testi letterari: America, il primo romanzo di Franz Kafka e l’Apocalisse di Giovanni.
Questa nuova tappa palermitana porta avanti un percorso estremamente coerente ed originale che già aveva trovato momenti importanti nella mostra Una città visibile (Modena 2004) e nelle grandi mostre del 2014 al Macro di Roma e alla Kunsthalle di Goppingen sul tema di Postbabel e dintorni nelle quali un arduo lavoro di smontaggio e ricomposizione degli elementi del linguaggio dell’architettura, della scultura e della pittura ci aveva già inchiodato all’eterna domanda sul senso dell’esistenza e del nostro essere qui in questo mondo.

Nel romanzo di Kafka il Teatro Naturale dell’Oklahoma è la tappa finale del viaggio che l’adolescente Karl intraprende in America per cercarvi fortuna dalla nativa Praga, da cui è stato scacciato dai genitori. Il Teatro Naturale è certo un luogo immaginato ma allo stesso tempo concretamente sperimentato e vissuto, che dà l’idea di un Paese sterminato e paradossale nel quale s’intrecciano crudeltà e speranze, angoscia e comicità. Da questo luogo kafkiano prende le mosse Vittorio Messina per costruire il suo Teatro Naturale a Palermo.
Nei Reale Albergo delle Povere il Teatro Naturale - prove in Connenticut è un organico insieme di habitat plastici, forme edilizie, emblematicamente improbabili e comunque recanti esponenze di stile abusivistico e di fabbricazione provvisoria, assemblate secondo una logica decostruttiva e regolate da criteri sempre mobili, afunzionali e paradossali’ (Bruno Corà). E’ una messa in scena, la costruzione di un luogo emblematico, un teatro appunto, che ci inghiotte e ci fa riflettere sulle condizioni nuove del mondo contemporaneo attraversato oggi più che mai da flussi di donne e uomini che cercano un proprio ruolo e un proprio posto nel mondo.

Negli spazi di Nuvole, nei quali la mostra si estende esplicitando nuovi elementi di riflessione, Messina ha costruito invece una grande installazione a parete (5m x 4m) che funge da elemento di collegamento con il grande e corale lavoro dell’Albergo delle Povere: ancora un brandello del grande Teatro Naturale per introdurre alla serie dei Piombi, collocati alle pareti della galleria. La dimensione letteraria è qui plasticamente presente in queste “tavole” che, nella serialità della loro successione, rimandano, nei termini arcaici e visionari dell’antico testo dell’Apocalisse, alla dimensione “ideale” di una Gerusalemme celeste: anche qui un nuovo cielo e una nuova terra da conquistare, o forse aborrire.

Biografia

Vittorio Messina compie gli studi all'Accademia di Belle Arti e alla Facoltà di Architettura di Roma, città nella quale vive e lavora e dove, alla fine degli anni Settanta, esordisce nello spazio di Sant'Agata dei Goti - punto di incontro e luogo di sperimentazione della giovane arte di quegli anni, con "La Muraglia Cinese", una mostra articolata intorno all'omonimo testo kafkiano.
Già con la “Muraglia” e con le mostre alla galleria 'La Salita' di Roma (1982), e alla galleria Locus Solus di Genova (1983), il lavoro di Messina è orientato verso una forma di scultura ambientale. Così, passando per le mostre alla galleria Minini di Brescia (con Garutti nel 1985), al PAC di Milano, alla mostra 'Il Cangiante' curata da Corrado Levi (1986), Messina espone le prime “celle” nel 1986 alla Moltkerei Werkstatt di Colonia e alla galleria Shimada di Yamaguchi (Giappone), veri e propri edifici costruiti con materiali seriali di uso edilizio, di solito autoilluminati con lampade industriali.
Nella sua ricerca l'artista ha elaborato ripetutamente questa iconografia come unità di riferimento, sinonimo della “stanza”, elemento base dell'architettura e in specie dell'edilizia urbana. Dalla metà degli anni Ottanta Messina, utilizzandone i materiali e i modi, ne ha messo in evidenza l'”abuso” consumato dall'arte in rapporto al degrado e alle tematiche ambientali e sociali in atto nelle periferie metropolitane.
Nel 1987, a Palazzo Taverna in Roma (Incontri Internazionali d'Arte), all'interno di un ciclo dove si succedono gli interventi di Maria Nordman, Bruce Naumann e Luca Patella, Messina costruisce una 'cella' e pubblica un testo,'Paesaggio con luce lontana', dove affiora la tematica heisenberghiana dell'indeterminazione. Da questo momento il lavoro di Messina si svolge con stringente continuità visionaria nel grande 'Krater' esposto alla mostra 'Europa Oggi' del Museo Pecci di Prato (1988), nell'installazione totale alla galleria Oddi Baglioni di Roma dello stesso anno, fino alla mostra 'Aetatis suae' alla galleria Tucci Russo di Torino (1990). Successivamente, dalla 'cella' della galleria Minini, Brescia (1991), a quella del Kunstverein di Kassel (1991) e della galleria Victoria Miro (Londra 1992), ma anche della 'Stanza per Heisenberg' (opera notturna per Edicola Notte, Roma 1991), come nelle 24 finestre della mostra 'Lux Europae' di Edinburgh (1992), fino ai lavori del Castello di Girifalco, Cortona (con Thomas Schutte, 1993), l'opera di Messina si configura, con l' imprevedibilità e il disincanto di un vero e proprio cantiere metafisico. Un'idea, questa, che si sviluppa a partire dagli anni Novanta, nelle mostre al Kunstverein di Dusseldorf, alla Villa delle Rose, Bologna, alla National Galerie di Berlino, al Museo di Erfurt, al Museo di Leeds, fino alle grandi installazioni nei "Dialoghi" (Maschio Angioino e Castel dell'Ovo, Napoli, 2002), integrando una forma di mobilità e di precarietà radicali, all'immagine della città come organismo improprio e artificiale. Nella mostra "A village and its surroundings" (H. Moore Foundation, Halifax 1999) alcune installazioni includono l'uso di film-video nella prospettiva del 'tableau vivant', della 'segnalazione' e del 'controllo'. In 'La discrezione del tempo 1' (Museo Ujasdovki, Varsavia, 2002), e in “Una città visibile”, (Modena, 2004), e poi ancora nelle “Cronografie, o della città verticale” (Cavallerizza Reale, Torino (2006), e in “Momentanea Mens”, (DKM Foundation, Duisburg 2009), lo spazio-tempo dell'habitat umano tende ad espandersi ulteriormente. Infine, nella mostra alla Galleria Guidi di (Roma, 2011), come nelle opere al MACRO (“Eighties are Back”, Roma 2011) e nella mostra con Thomas Schutte alla Villa Massimo (Roma 2011), Messina rafforza la componente tautologica del suo lavoro e avvia una nuova riflessione sulle forze e le dimensioni dello spazio reale.
Nel 2013 Messina, al Museo delle antiche Mura Aureliane di Roma, si confronta ancora con un ambiente fortemente segnato dalla storia e dagli eventi, come nelle due grandi mostre del 2014, al MACRO di Roma e alla Kunsthalle di Goeppingen, sul tema di “Postbabel e dintorni”, dove il soggetto della città riemerge come riflessione sull'origine del linguaggio e della stessa forma dell'arte come tensione e portato culturale della comunità umana.