Giovanni Battista Quadrone – Un iperrealista

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE ACCORSI
Via Po 55, Torino, Italia
Date
Dal al

Da martedì a venerdì 10.00 – 13.00; 14.00 – 18.00
Sabato e domenica 10.00 – 13.00; 14.00 – 19.00
Lunedì chiuso.

Vernissage
18/09/2014

dalle ore 17.30 alle ore 19.30

Biglietti

Mostra: € 6,00 Mostra con visita guidata (da martedì a domenica ore 11.00 e 17.00; sabato e domenica anche ore 18.00): intero € 8,00; ridotto* € 6,00; con Abbonamento Musei € 3,00

Artisti
Giovanni Battista Quadrone
Curatori
Giuseppe Luigi Marini
Generi
personale, arte moderna
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Dopo le mostre dedicate ad Antonio Fontanesi e ad Alberto Pasini, la Fondazione Accorsi – Ometto prosegue con gli omaggi alla pittura italiana del XIX secolo: protagonista di questa nuova esposizione, curata dal professore Giuseppe Luigi Marini e organizzata in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio, è Giovanni Battista Quadrone considerato uno dei massimi rappresentanti della pittura di genere dell’Ottocento italiano.

Comunicato stampa

Dopo le mostre dedicate ad Antonio Fontanesi e ad Alberto Pasini, la Fondazione Accorsi – Ometto prosegue con gli omaggi alla pittura italiana del XIX secolo: protagonista di questa nuova esposizione, curata dal professore Giuseppe Luigi Marini e organizzata in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio, è Giovanni Battista Quadrone considerato uno dei massimi rappresentanti della pittura di genere dell’Ottocento italiano.

Il pittore nacque nel 1844 a Mondovì da una ricca famiglia di imprenditori di materiali lapidei e morì nel 1898 a Torino; apprezzati a livello internazionale, i suoi dipinti vennero collezionati, oltre che in Italia, anche in Europa e nelle Americhe, raggiungendo le più alte quotazioni di mercato negli anni ‘70 dell’Ottocento.
Allievo di Gaetano Ferri all’Accademia Albertina di Torino, esordì, sin dal 1865, nelle esposizioni nazionali con soggetti di storia e di costume nell’ambito del gusto «alla Meissonier», il pittore che conobbe a Parigi nel 1870 durante un soggiorno di pochi mesi.
Rientrato a Torino dove aveva lo studio, Quadrone fu attivo nel capoluogo piemontese, a Mondovì e, dal 1883, soprattutto in Sardegna: qui vi ritornò numerose volte, richiamato dalle battute di caccia, lo sport venatorio che l’appassionava profondamente. Dai soggetti di caccia e di cani, nei quali analizzava la psicologia di uomini e di animali con occhio implacabile, passò a un nuovo interesse, suggeritogli dalla fascinazione sarda: un mondo arcaico e isolato, allora poco conosciuto che lo portò a realizzare dipinti finitissimi, caratterizzati da una esecuzione perfezionistica nell’insieme e nei dettagli che prevedeva un attento sondaggio dei temi, attraverso numerosi schizzi e studi preparatori. Un’autocritica rigorosa gli impediva di firmare un’opera che non fosse finita in ogni particolare con la perizia del miniatore.
Nell’ultimo decennio del secolo affrontò anche il tema dei guitti operosi nei circhi itineranti, i paesaggi e le scene di vita contadina nella propria tenuta presso Mondovì e le situazioni domestiche di quei soggiorni autunnali con la famiglia.
Per la sua precisione perfezionistica, poi nel Novecento condannata dalla critica come eccessiva, ottenne prestigiosi riconoscimenti pubblici quali gli acquisti di opere proprie per il Museo Civico di Torino e per la Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma, nonché il primo premio alla grande esposizione fiorentina del 1896-1897.
Stroncato il 23 novembre 1898 da un tumore diagnosticato tardivamente, lasciò la giovane moglie sarda e i tre figli a soli 54 anni. Fu subito celebrato, un anno dopo, da una grande mostra alla Promotrice di Torino, promossa e organizzata dagli amici pittori Turletti, Ricci e Calderini e dal cognato conte Alberto Lanza.
Una seconda retrospettiva del 1922, sempre alla Promotrice, e una terza, in «coabitazione» con Pasini, nel 1949, alla Galleria della Gazzetta del Popolo, hanno preceduto la grande, doppia rassegna monografica alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e all’Antico Palazzo di Città di Mondovì, nel 2002, a cura di Giuseppe Luigi Marini che, nel 1998, con il censimento dell’intera produzione quadroniana in tre volumi, 1.100 pagine, ha realizzato un’opera preziosa e definitiva sull’artista.

Il percorso espositivo della Fondazione Accorsi – Ometto si apre con una selezione di quadri giovanili, di ispirazione romantica, quali L’agguato e Un giullare, fino ad arrivare a Vergognosa e Ogni occasione è buona!. In essi Quadrone tende a rappresentare soggetti in costume del passato, di riferimento letterario, ma in situazioni riferibili al proprio tempo.
Ampio spazio è dedicato ai temi che, a partire dagli anni Ottanta, sono prediletti dal Maestro e nei quali egli chiude il capitolo dei personaggi in costume per privilegiare una scelta di contenuti più attuali: da Cacciatore fortunato a Processione in Sardegna, quest’ultima minuziosa descrizione dei luoghi e del salmodiante corteo; dal tema venatorio Entrate che fa freddo a Una vecchia berlina, opera di intensità straordinaria, profonda, poetica e misteriosa.
Tra i soggetti di riferimento cinegetici, sono presenti capolavori che colgono attimi di vita quotidiana: Fortune diverse, che fissa un momento del dopo caccia e l’effimera sorte di una battuta di due coppie di cacciatori a confronto, gli uni soddisfatti gli altri afflitti per la giornata infruttuosa; oppure L’occasione fa il ladro, titolo che spiega le simultanee reazioni a catena di una mancata sorveglianza.
La mostra è completata dai due quadri dell’ultimo periodo: i soggetti circensi Il Circo e Ciarlatani con oche, in cui l’attenzione vira dalla collettività della rappresentazione – i protagonisti sulla pista e gli spettatori sulle panche – a momenti più intimi legati alla vita quotidiana, del backstage e degli artisti dello spettacolo.

Giovanni Battista Quadrone fu autore di dipinti finitissimi, di piccole e medie dimensioni. Il fil rouge che lega tutti i soggetti delle sue opere è la paziente definizione «iperrealistica» delle scene di vita venatoria, circense o rusticana; il Maestro cesellava, con il colore, i particolari anche minimi, con tecnica e precisione inesorabili, nulla dimenticando e a nulla rinunciando di quanto riteneva utile alla completa rappresentazione di una situazione.