Una street artist mediterranea. Intervista a Julieta XLF

Su elementi instabili e in continua evoluzione si fonda il gesto artistico di Julieta XLF: i muri di una città, la storia che racchiudono e i graffiti che vi appaiono quasi spontaneamente. L’artista valenciana si racconta in questa intervista, che mette in luce le tante sfumature della street art.

I muri dove nascono le opere di Julieta XLF (Valencia, 1982) hanno la stessa identità mutevole del mare. E sono il mare e la sua marea i protagonisti dell’ultima personale dell’artista presso Estudio 64, nel quartiere di Benimaclet di Valencia. L’ingenuità consapevole della niña di Julieta viaggia oltre i confini territoriali spagnoli e quelli artistici della street art, raggiungendo anche l’Italia.

In una intervista rilasciata in occasione dell’esposizione Marea, presso Estudio 64, hai detto che, se non dipingessi, la strada non avrebbe senso. Cosa rappresenta per te questa mostra rispetto al tuo lavoro di artista urbana?
Così come la vita ha tanti aspetti differenti, il lavoro creativo ha molte facce. Se non realizzo murales per strada, lavorare per una galleria e produrre in studio non mi soddisfa. Sento che mi manca l’energia che mi motiva, quella che dà realmente senso a ciò che faccio. Nonostante questo, credo sia un’opportunità per lavorare con tempi differenti, con una prospettiva, una tecnica e materiali diversi. Mi piace che quello che realizzo richieda uno sguardo attento, come i diorama, ad esempio, queste strutture di legno che hanno fanno parte dell’esposizione, basate sulla sovrapposizione e l’interazione tra diversi livelli.
In Marea ho voluto mostrare i processi creativi sottesi alle opere, le cose che mi ispirano, i ritrovamenti dei miei viaggi. Nella mostra ci sono anche alcuni dei rifiuti che il mare restituisce, foglie di alberi in decomposizione, emblema del tempo e della natura, perché la natura è sempre più brava di noi.

Quindi per te non c’è nessuna contraddizione tra l’arte urbana e le mostre?
Per me sono semplicemente due cose differenti. Sono mezzi e spazi diversi. Per questo motivo, quando faccio una mostra, sento la necessità di realizzare e di esporre qualcosa di differente rispetto al lavoro che solitamente realizzo in strada. Il lavoro in studio è più legato a una costruzione e per ora è difficile portarlo in strada perché lavoro con carta, cartone e legno: taglio, incollo, assemblo.

Julieta Xlf, Submarina -Valencia, 2015

Julieta Xlf, Submarina -Valencia, 2015

Credi che il tuo modo di dipingere si sia modificato nel tempo?
Per fortuna sì, è una parte imprescindibile della mia crescita, anche se mi piacerebbe che si fosse modificato ancora di più. D’altra parte, le immagini che disegno si sono addolcite, dandomi modo di lavorare sul ritmo e sul colore. Nonostante i colori abbiano delle forti vibrazioni e una decisa influenza su tutto quello che facciamo, credo di potermi avvicinare di più alle persone quando sono in grado di leggere i miei disegni incontrando una faccia, una bimba, un animale, uno sguardo e un sorriso.

Come succede con la tua niña, la tua bambina?
Sì, credo succeda qualcosa del genere. Ricevo commenti di chi si dice contento di aver incontrato i miei disegni per le strade di Valencia. Anche se di recente mi dico che è da troppo che non realizzo murales nella mia città, ultimamente ho fatto più opere in Italia che qui a Valencia.

E com’è nato questo amore per l’Italia e in particolare per la Sicilia?
L’Italia e la sua gente mi piacciono. Quando avevo diciotto anni, iniziai a studiare l’italiano perché mi affascinava la lingua: ascoltarla mi riempiva di buone sensazioni. Dopo il mio Erasmus a Palermo, mi sono innamorata di questa città incredibile, tanto pura e autentica, dalla quale, per questo stesso motivo, a volte senti il bisogno di scappare via. Dieci anni dopo l’ho riscoperta.
Inoltre, da un paio d’anni ho iniziato a lavorare con il Collettivo FX e Nemo’s, un gruppo di artisti italiani, veri e propri attivisti che pongono come punto centrale dei loro interventi una importante presa di coscienza della società e del territorio in cui lavorano. Insieme abbiamo lavorato nel quartiere Lo Zen, nella zona storica del mercato di Ballarò, con i bimbi delle case popolari di Salemi.
In questi anni mi sono accorta che avevo cercato lontano qualcosa che era molto più vicino di quanto pensassi. Mi sono riconosciuta nella cultura mediterranea e ho capito quanto abbia da offrire. Ho vissuto sempre vicina al mare e quando sono in Sicilia mi sento come a casa. Ho anche avuto la fortuna di conoscere bellissime persone che hanno condiviso con me il loro posto magico. Devo dire che l’energia e il mare della Sicilia mi sbloccano completamente.

Julieta Xlf, Sin titúlo - Ontinyent, 2014

Julieta Xlf, Sin titúlo – Ontinyent, 2014

Ti è mai successo di ricevere una reazione negativa rispetto ai tuoi murales?
Sì certo, per fortuna non a tutti piacciono le stesse cose. È successo con un murale realizzato recentemente a Sagunto, un paese vicino a Valencia. Sono stata invitata, per il festival di street art Més que Murs, a dipingere la parete di un vecchio edificio in cui si giocava la pilota valenciana. Ho dipinto una fenice, simbolo di rinascita. Il lavoro è piaciuto molto a tutti, ma le persone che sono solite usufruire del trinquet hanno valutato l’intervento come una mancanza di rispetto verso questo luogo. Sebbene il messaggio fosse completamente differente, il mio intervento ha riaperto il dibattito legato all’utilizzo di questo spazio, che oggi si ritrova completamente abbandonato e per me questa è una conseguenza più che positiva.

Come reagisci quando qualcuno interviene sulle tue opere?
Dipende da come e dal motivo che lo spinge a farlo. In realtà non mi preoccupa, mi fa rendere conto che devo dipingere di più. Mi ricorda che l’arte è effimera come il tempo. Mi piace essere cosciente della temporaneità delle cose, combattere contro l’apego, l’attaccamento alle cose. È importante che la città rimanga viva, che i murales si deteriorino e cambino.

Cosa pensi dei tag?
Personalmente mi piace quello che comportano, quanto la varietà di linguaggi urbani che generano. Non condivido per nulla il disprezzo che persino molti artisti urbani riservano a questo tipo di espressione dicendo che “sporcano” o che gli artisti urbani fanno cose “più belle”. Credo non si debba dimenticare che il tag fu l’origine di questo movimento e che la strada è stata conquistata dipingendola illegalmente. Dai graffiti è nato il post-graffiti, la street art e molte altre nuove forme di intervento urbano, però attualmente i tag sono capaci, più della street art, di avere una forza sovversiva ed è quello il punto da dove è iniziata la street art.
Quando un movimento sovversivo viene assorbito dal sistema perde tutta la sua forza. Quanto sta succedendo con la street art, è successo con le avanguardie artistiche.

Julieta Xlf, Imagina y vincerás - Valencia

Julieta Xlf, Imagina y vincerás – Valencia

La tua firma è seguita dalla sigla di XLF, collettivo di graffitari valenciani, quella che tu definisci essere la tua famiglia. L’acronimo sta per “Por La Face”, di cosa si tratta?
Por La Face deriva da “por la cara”, un’espressione spagnola che ha una sfumatura di quella furbizia ingenua, non cattiva. Significa avere il coraggio, avere l’impudenza di fare certe cose e farle gratis.

La maggior parte dei graffiti del centro di Valencia si trova su quel che rimane di alcune strutture di palazzi demoliti, o sui muri costruiti intorno allo spazio vuoto lasciato dalla demolizione di questi edifici. Ciò che resta visibile è ora uno scheletro che, grazie all’intervento dei graffitari, è ben evidente e colorato.
Sono palazzi abbattuti prima della crisi nata da un grande periodo di speculazione edilizia che si è verificato a Valencia. Molti di questi murales vanno a mettere l’accento su quelle cose che non vanno bene: sono lì perché evidenziano il problema della città, proprio nel luogo del problema.

Arianna Apicella

www.julietaxlf.com

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Arianna Apicella

Arianna Apicella

Arianna Apicella (Salerno, 1993) ha studiato presso il liceo classico Torquato Tasso. Attualmente è iscritta all’Università degli Studi di Napoli l’Orientale dove studia cinese e inglese. Appassionata alla letteratura e alle arti visive, ha sperimentato il disegno fumettistico, l’approccio al…

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