Tre mostre di Emilio Isgrò a Milano. Ecco la fotogallery

Tre sedi espositive ripercorrono l'opera di Emilio Isgrò. Dal percorso antologico, allestito a Palazzo Reale, agli interventi in forma di installazione nel caveau delle Gallerie d'Italia e alla Casa del Manzoni

Fino al 25 settembre, Milano, nelle sedi di Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni, presenta una fra le più rilevanti antologiche mai dedicate a Emilio Isgrò  (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937) in Italia. Il percorso tripartito, dal titolo Emilio Isgrò a Milano, a cura di Marco Bazzini, è promosso e prodotto dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Intesa Sanpaolo, Centro Nazionale Studi Manzoniani, dalla casa editrice Electa e nasce da un’idea dell’Archivio Emilio Isgrò.

LA RETROSPETTIVA
La mostra comincia da Palazzo Reale con un’andatura espositiva non cronologica, sebbene qui vengano introdotti al pubblico lavori storici di oltre 200 opere tra libri cancellati, dipinti e installazioni. È una sciarada dalle tinte pressoché uniformi; una raccolta di lavori noti, certamente, con alcuni preziosi inediti degli anni Settanta e opere celebri come Chopin del 1979.
Fra le sale di Palazzo Reale sono esposte alcune serie già mostrate al Museo Pecci nel 2008. Ritroviamo lavori sempre unici come: La Wolkswagen bianca in campo nero (1964), Poesia Jacqueline (1965), Il rosso e la macchia (1971), Dichiaro di non essere Emilio Isgrò (1972), il Particolare di Elvis Presley ingrandito 1.900 volte (1974), L’ora italiana (1985), Semiseme (1998), Fosforo Phosphorus (2004), così come Modello Italia (2012) per arrivare alla giara di Gorgia del 2015.

Emilio Isgrò, Volkswagen bianca in campo nero, 1964

Emilio Isgrò, Volkswagen bianca in campo nero, 1964

IL MITO MANZONIANO
Nell’enorme caveau ipogeo delle Gallerie d’Italia, ristretti tour di visite porteranno di fronte al recentissimo Occhio di Alessandro Manzoni, posto alla fine di un tunnel di luce. Un  acrilico su tela che Isgrò ha prodotto riscrivendo e riformulando il Ritratto di Alessandro Manzoni (1841) di Francesco Hayez oggi conservato all’Accademia di Brera. Intervento visuale che si rivela efficace nel condurre lo spettatore alla ricerca di quel che si nasconde dietro alla griglia di macchie candide, dalle quali traspaiono l’occhio e la mano di Manzoni. Infine, spetta a Casa del Manzoni ospitare, come un invito e una provocazione, i trentacinque libri dei Promessi sposi cancellati dall’artista siciliano. Libri che vigilano come nuovi testi, tra sacro e sacrilego, sui tre percorsi milanesi. 

– Ginevra Bria

www.palazzorealemilano.it
www.gallerieditalia.com
www.casadelmanzoni.it

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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