Crowdfunding come strumento per sostenere la cultura. Funziona o no?

Tutti ne parlano. Molti lo fanno. I casi di successo si stanno moltiplicando. Il crowdfunding è un argomento “cool” e piattaforme che offrono questa possibilità in Italia e all’estero sono numerose. Ma in cosa consiste veramente? Facciamo il punto della situazione.

Il report steso dal Network italiano di crowdfunding riporta 41 piattaforme attive in Italia a maggio 2014. Di queste solo due sono verticalizzate sulla cultura. Le altre sono definite “generaliste” in quanto accolgono progetti legati a settori  diversi. Ma come funziona il crowdfunding? In che modo è possibile orientarsi in questo settore che nel nostro Paese è ancora sconosciuto e – purtroppo – incontra resistenze? Queste ultime sono dovute a fattori diversi: la poca conoscenza dello strumento, una mentalità sociale poco propensa alla condivisione, un digital divide che non aiuta e una diffidenza tutta italiana nei confronti dei pagamenti online con carta di credito.

COS’È
Facciamo un breve excursus per definire cosa sia davvero il crowdfunding e come funziona. Il termine è anglosassone ed è composto da crowd = folla e funding = finanziamento. Letteralmente significa insomma “finanziamento dalla folla”. In parole povere non è altro che una colletta che avviene con l’utilizzo di strumenti digitali. I progettisti che desiderano ottenere fondi pubblicano i loro progetti su siti specializzati, meglio definiti come “piattaforme”. Questi siti funzionano come vetrine e garantiscono, oltre alla visibilità sui vari canali – digitali e tradizionali – la gestione delle transazioni elettroniche per le donazioni, offrendo così un servizio a chi pubblica il progetto e innescando un meccanismo virtuoso di condivisione che, nei casi di successo, avviene velocemente e in maniera virale.
Ci sono diversi tipi di crowdfunding. Il più diffuso è quello definito “reward based”. In cambio della donazione, il creatore del progetto offre una ricompensa. Solitamente si tratta di qualcosa inerente al progetto e che cresce di valore a seconda dell’entità della donazione. Ci sono poi piattaforme che applicano altri tipi di crowdfunding. Il tipo “donation”, basato su un meccanismo di donazione pura , il tipo “lending” cioè a prestito, e il tipo “equity” ossia il finanziamento tramite la cessione di quote societarie. Negli ultimi due casi si tratta di piattaforme autorizzate dalla Consob con meccanismi diversi e adatte a un’utenza differente rispetto a chi, per esempio,  vuole ottenere fondi per la cultura.

COME E QUANDO FUNZIONA
Ma il crowdfunding funziona? Sì, funziona. Pensiamo al recente successo della campagna promossa dal Castello di Rivoli per il restauro del gabinetto cinese. Tecnicamente non è stato crowdfunding puro perché non si è svolto su una piattaforma  vera e propria, ma comunque ha raccolto 60mila euro dalla comunità di riferimento, vale a dire i cittadini di Rivoli.  Un segnale positivo, dunque.
Il crowdfunding funziona in presenza di tre fattori: un progetto forte e coinvolgente, una comunità di riferimento, trasparenza nella raccolta. Personalmente, come Ceo di Innamorati della Cultura posso confermare che quando questi parametri vengono rispettati la campagna cresce velocemente e arriva a buon fine con facilità.

QUANDO NON FUNZIONA
Le maggiori criticità che vediamo quotidianamente riguardano: la scarsa esperienza da parte dei progettisti nel presentare le loro idee e la tendenza ad accettare donazioni tramite bonifico bancario o, ahimè, cash, invece che insistere con i donatori sull’utilizzo della piattaforma. A volte il promotore non sa come affrontare la campagna di raccolta fondi e lascia il progetto “appeso” sulla piattaforma senza intraprendere attività di promozione e raccolta. In questo senso moltissimo è ancora da fare. Il lavoro offerto dai team di tutte le piattaforme produce cambiamenti significativi e positivi per tutti quanti . Fare crowdfunding significa davvero cambiare la società nel profondo. Ci sono i soldi da raccogliere, è vero, ma l’attenzione va spostata piuttosto sul processo di  co-creazione dell’abbondanza e sul tema della condivisione. Di idee, denaro, soddisfazione e  senso di  appartenenza.

Emanuela Negro-Ferrero

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Emanuela Negro-Ferrero

Emanuela Negro-Ferrero

chief executive officier di Innamorati della Cultura

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