Lo sguardo limpido e oggettivo di Stanis Dessy

Tribu, Nuoro – fino all’11 maggio 2014. In perfetta contraddizione con il folklore della tradizione pittorica isolana, Stanis Dessy, con uno sguardo freddo e analitico più vicino al realismo nordico che a quello italiano, restituisce una visione originale della vita del popolo sardo, al di là dei tratti identitari. Un’antologica ne rilegge il lungo percorso.

Amore e curiosità per tutti gli aspetti del mondo visibile, osservati con uno sguardo distaccato, limpido e oggettivo: si potrebbe riassumere così, in poche parole, il senso della sua pluridecennale ricerca.” Così scrive Marco Magnani in merito alla poetica di Stanis Dessy (Arzana 1900 – Sassari 1986) distinguendone due fasi fondamentali: quella giovanile analitica e spietata e quella più equilibrata e leggera della maturità, ma sempre attraverso un’originale visione personale.
Incisore di fama internazionale nonché eclettico artista sperimentatore delle più disparate tecniche, è alla fine del primo decennio del Novecento che realizza le prime opere più eloquenti, totalmente estranee alla visione primitiva agro-pastorale e a quel folklore imperante nell’isola. Prendendo le mosse dal sinuoso linguaggio Liberty, si forma a Roma per attingere ai Valori Plastici, che prevedono il recupero della figurazione classica che da Giotto si estende ai maestri del Rinascimento, soprattutto all’equilibrio della composizione e al senso incantato della sospensione metafisica. È l’epoca dei paesaggi dalla luce nitida e cristallina che scolpisce volumi puri, ma è nel ritratto e nell’autoritratto che si manifesta quella fissità algida e analitica – tipica del Realismo Magico – caratterizzata da un linearismo di matrice secessionista e da cromatismi che virano al viola e all’azzurro.

Stanis Dessy, Zia Remondica, 1928, olio

Stanis Dessy, Zia Remondica, 1928, olio

Quando l’artista decide di confrontarsi con la vita popolare sceglie come modelli vecchi mendicanti, ai quali esaspera arti nodosi e tratti somatici, con un’ossessività nell’accentuare rughe, panneggi e deformazioni che nulla ha a che fare con gli stilemi della pittura sarda dell’epoca, come si può constatare nell’impietoso ritratto di Zia Remundica, ottenuto con una violenza espressionistica da Neue Sachlichkeit che inizia a perdere poco dopo con i ritratti della moglie Ada.
La mostra del Tribu, in un percorso che attraversa quasi tutto il Novecento, propone 120 opere, in un allestimento suddiviso per generi artistici (pastello, acquerello, olio, monotipo, disegno, xilografia, tecniche calcografiche, scultura, design) – tra cui alcuni inediti e la grande tela della Giustizia realizzata per il Tribunale di Sassari e mai acquisita -, con l’obiettivo di mettere in rilievo la poliedricità dell’artista e la sua inclinazione alla sperimentazione. Un’attitudine rimarcata dalla ricca sezione dedicata alla calcografia, che gli ha permesso di conquistare un ruolo di primo piano e giungere, per dirla con Magnani: “ad una rappresentazione commossa e antiretorica della vita del popolo sardo” . Così come nessuno aveva mai fatto.

Roberta Vanali

Nuoro // fino all’11 maggio 2014
Stanis Dessy – Maestro del colore e delle tecniche
TRIBU – MUSEO CIUSA
Via Santa Maria della Neve 8
0784 253052
infotribunuoro.it
www.tribunuoro.it

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Roberta Vanali

Roberta Vanali

Roberta Vanali è critica e curatrice d’arte contemporanea. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo Artistico all’Università di Cagliari. Per undici anni è stata Redattrice Capo per la rivista Exibart e dalla sua fondazione collabora con Artribune, per la quale cura…

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