Lo sciamanesimo secondo Kandinsky all’Arca di Vercelli: fotogallery dalla mostra che svela il legame tra l’avanguardia russa e la cultura tribale delle steppe. Con i pezzi di outsider art raccolti dalla Fondazione Poggianella

Una grande mostra può essere tale anche se piccola, paradosso apparente che bene si applica alla finestra che l’Arca di Vercelli apre sull’avventura di Wassily Kandinsky. Inquadrato da una lente di ingrandimento che nello spazio di una manciata di opere – una ventina, a coprire lo spazio tra gli inizi del secolo e i primi […]

Una grande mostra può essere tale anche se piccola, paradosso apparente che bene si applica alla finestra che l’Arca di Vercelli apre sull’avventura di Wassily Kandinsky. Inquadrato da una lente di ingrandimento che nello spazio di una manciata di opere – una ventina, a coprire lo spazio tra gli inizi del secolo e i primi Anni Venti – si concentra sul processo di analisi della cultura rurale e popolare della steppa, background ancestrale che farcisce l’immaginario degli avanguardisti di segni ed enigmi, purificandone la tavolozza in un range cromatico che parla di acqua e vento, terra e fuoco. Può sembrare agevole, ma non lo è stato, mettere insieme pezzi dispersi nella miriade di musei e collezioni che costellano la Russia; semplice, perché scritto nel DNA di Kandinsky, riconoscere il debito nei confronti di quella matrice culturale e provare a raccontarla. Raccogliendo in questo il testimone della mostra che, basandosi su riflessioni analoghe, ha portato lo scorso autunno l’infornata degli avanguardisti a Palazzo Strozzi; trovando nel duetto con i tesori della Fondazione Poggianella di Rovereto riscontri puntuali e oggettivi. Tamburi rituali, monili, piccoli archi che aiutano a tenere a bada le ombre che occhieggiano dal regno degli inferi: tracce che tornano, sublimate nel linguaggio della modernità, in forma di aeree danze cromatiche. Nella fotogallery le immagini della preview…

– Francesco Sala


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Francesco Sala

Francesco Sala

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