“Avevamo lo spiedo, ora abbiamo il pollo”. Sarah Cosulich si presenta a Torino senza parlare di Artissima. Per fortuna c’erano Luca Beatrice e l’assessore Braccialarghe

Luca Beatrice come gran cerimoniere (“Sbrighiamoci che inizia Parma-Juventus“), e non è la prima volta. È infatti al “suo” Circolo dei Lettori che convergono tutti, ma proprio tutti, per la presentazione della nuova direttrice di Artissima, Sara Cosulich Canarutto. Al tavolo ci sono i tre assessori alla cultura (Mauruzio Braccialarghe per il Comune, e pure […]

Luca Beatrice come gran cerimoniere (“Sbrighiamoci che inizia Parma-Juventus“), e non è la prima volta. È infatti al “suo” Circolo dei Lettori che convergono tutti, ma proprio tutti, per la presentazione della nuova direttrice di Artissima, Sara Cosulich Canarutto. Al tavolo ci sono i tre assessori alla cultura (Mauruzio Braccialarghe per il Comune, e pure in qualità di presidente ad interim della Fondazione Torino Musei; Michele Coppola per la Regione; e infine Ugo Perone per la Provincia) e naturalmente lei, la neodirettrice. Fra il “pubblico”, non manca nessuno dei personaggi che a Torino sono il sistema dell’arte contemporanea: da Danilo Eccher a Beatrice Merz, da Patrizia Sandretto a Guido Curto.
A parte questa dimostrazione di unità (magari in qualche caso non proprio spontanea e digerita), i contenuti della conferenza stampa sono pochi. In primo luogo perché Sara Cosulich Canarutto ripete più volte off the records che ha concordato ciò che può dire, e si atterrà scrupolosamente a quello.
Così, Braccialarghe – che inizia il suo intervento con una metafora perlomeno sgraziata: “Avevamo lo spiedo, ora abbiamo il pollo” – parla del metodo di selezione del direttore e del “triennio o anche più” che la vedrà impegnata a Torino (sempre che non riceva altre allettanti offerte, com’è avvenuto per Francesco Manacorda, volato alla Tate Liverpool), mentre Coppola sottolinea la tempistica strettissima a cui s’è attenuto il sistema piemontese per la nomina, nonché il plauso per una figura che unisce le doti del direttore e del manager.
Giunto il turno di Sara Cosulich Canarutto, emerge in primo luogo l’emozione (che è un modo per chiamare una certa titubanza nell’esporre il proprio punto di vista). E così scatta la captatio benevolentiae, con Torino “contesto unico per l’Italia” sotto il profilo dell’investimento nell’arte contemporanea. Dunque? Il progetto della neodirettrice consiste, quanto al punto di partenza, proprio nella “rete” (non si parla mai di ‘sistema’, termine effettivamente abusato) dispiegata su Torino e sul territorio circostante. Obiettivo: che Artissima funga da megafono della rete stessa, in uno scambio reciproco di valorizzazione e visibilità. Insomma, è la vecchia e cara sinergia tra fiera, musei, fondazioni e gallerie. Poi c’è la questione dell’internazionalità da rafforzare, la necessità di coniugare sperimentazione e commercialità dell’evento, l’auspicio di poter coinvolgere a fondo il territorio, non solo durante i quattro giorni di fiera.
Gli inglesi dicono: no news, good news. Ma non è certo (ancora) il momento di formulare giudizi. E a guardar bene, questa sostanziale dichiarazione di continuità con Manacorda è quanto di più piemontese si potesse sentire. Quindi un successo, dato per acquisito il fatto che l’Italia è costruita sull’aggregazione di campanili e relativi ismi.

– Marco Enrico Giacomelli

www.artissima.it

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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