Quando l’arte si fa glocal: le Dolomiti accolgono la Trianala Ladina diretta da Alfredo Cramerotti. Il contemporaneo media tradizioni locali e atmosfere transnazionali

Quando leggete Trienala Ladina non pensate ai soliti eventi per turisti distratti, che affollano manifestazioni folk estive. Idem se vedete la foto della sede: un pittoresco castello tra le Dolomiti a San Martin, nell’Alto Adige orientale, in quella Val Badia che ha dato i natali a Gilbert di Gilbert & George. Giunta alla sua quarta […]

Quando leggete Trienala Ladina non pensate ai soliti eventi per turisti distratti, che affollano manifestazioni folk estive. Idem se vedete la foto della sede: un pittoresco castello tra le Dolomiti a San Martin, nell’Alto Adige orientale, in quella Val Badia che ha dato i natali a Gilbert di Gilbert & George. Giunta alla sua quarta edizione, questa triennale – opening il 19 luglio, visitabile fino al 31 ottobre – ha dimostrato di sapersi inserire in un panorama di livello internazionale, grazie a curatori di sepssore (quest’anno Alfredo Cramerotti, nel 2012 Adam Budak) e a un’impostazione che la rende già di per sé sovranazionale. Gli artisti, selezionati a seguito di una open call, devono infatti essere legati per forza di cose a una delle cinque aree ladine dell’arco alpino: Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa, Canton Grigioni e Friuli. Un territorio, quello intorno alle vette dolomitiche, decisamente attivo e reattivo sul fronte della creatività contemporanea: dal progetto Dolomiti Contemporanee di Gianluca D’Incà Levis, in corsa da tre anni, a quest’altra bella iniziativa, dall’identità forte.
E proprio partendo dalla dualità della cultura identitaria ladina, sospesa tra forte caratterizzazione locale e attraversamento di confini nazionali, ha lavorato Cramerotti con la mostra Chaos and Order, ribadendo un’antitesi presente anche nel Padiglione del Galles di Bedwyr Williams alla Biennale di Venezia. Ideato non a caso dal Mostyn, l’art center del quale lo stesso Cramerotti è direttore.
In mostra quindi un artista dell’Engadina con quarant’anni di carriera alle spalle, Alesch Vital, al fianco di Julia Biasi aka Dorakiki okidigatto, con base a New York; quindi il sudtirolese della Val Badia Fabian Feichter, allievo a Monaco di Olaf Metzel, e il trentino della Val di Fassa Manuel Riz, che porta nella contemporaneità la tradizione delle “faceres”, le tipiche maschere in legno carnevalesche. E poi Martina Stuflesser, che un paio di anni fa ha realizzato un’installazione in carta per l’Eurac ECO Library a Bolzano, e Flurina Badel, classe 1983, residente a Basilea. A questi si aggiunge Andreas Zingerle, designer di Graz, a cui va il Premio di scultura Richard Agreiter assegnato dal Museo Ladino a cui fa capo la Trienala.

– Mariella Rossi

www.museumladin.it

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