Uno slovacco a Berlino, con un po’ di occhio all’Italia. Morto a trentanove anni l’artista Ján Mančuška

In Italia il suo momento di massima notorietà fu nel 2005, quando – in condivisione con Stano Filko, Boris Ondreicka e Marek Pokorny – fu protagonista del Padiglione ceco e slovacco alla 51a edizione della Biennale di Venezia. Ma a Roma c’era anche una delle sue gallerie di riferimento, il Magazzino, dove giusto pochi mesi […]

In Italia il suo momento di massima notorietà fu nel 2005, quando – in condivisione con Stano Filko, Boris Ondreicka e Marek Pokorny – fu protagonista del Padiglione ceco e slovacco alla 51a edizione della Biennale di Venezia. Ma a Roma c’era anche una delle sue gallerie di riferimento, il Magazzino, dove giusto pochi mesi fa aveva preso parte alla sua ultima collettiva italiana, Senza titolo #1 – Landscapes (confini in disordine).
E proprio dalla galleria c’è giunta la notizia, per la verità non rilanciata da nessun organo di informazione a livello internazionale: Ján Mančuška, artista di origine slovacca ma residente fra Praga e Berlino, è morto nei giorni scorsi all’età di trentanove anni. Impegnato in un complesso lavoro che mixava film, videoinstallazioni con escursioni nella performance e nella body art, il pur giovane artista poteva già vantare mostre importanti in spazi come la Kunsthalle di Basilea, il Frankfurter Kunstverein, lo ZKM di Karlsruhe, il MUMOK di Vienna, il Tel Aviv Art Museum, il Neuer Berliner Kunstverein.

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