Nell’atelier del pittore. Matisse a Ferrara

Palazzo dei Diamanti, Ferrara - fino al 15 giugno 2014. La grandezza di uno dei geni artistici del Novecento viene celebrata attraverso le variazioni dello studio della figura umana. Dai ritratti fauve alle sculture dei nudi distesi e in interno, fino alle sagome danzanti delle gouache. In un percorso cronologico mirato, che porta direttamente dentro l'atelier del pittore.

Quella di Ferrara è un’esposizione realizzata assieme al Centro Pompidou di Parigi con rigore scientifico, in modo da permettere di capire a fondo il nucleo centrale dell’opera di Henri Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 1869 – Nice, 1954), a partire dal fauvismo iniziale fino alle gouache découpée delle ultime opere.
Proprio con un bellissimo, cupo e allucinato Autoritratto, accanto a quel Nudo in piedi, accademia blu che guarda decisamente a Paul Cézanne nella sfaccettatura dei piani di colore, e alla scultura Madeleine II, modellata dalla luce, che richiama alla mente il rapporto con Auguste Rodin, suo ispiratore agli inizi della carriera, inizia l’articolato percorso suddiviso per sezioni tematiche. Ma è l’incontro con André Derain, più giovane di lui di dieci anni, che contribuisce a dare la svolta fauve, come si vede nel ritratto in mostra eseguito all’amico, con la spremitura del colore puro sulla tela direttamente dal tubetto e le macchie di tonalità contrastanti a delinearne la figura. Dopo la parentesi selvaggia arriva invece l’approdo alla sua ossessione, quella del nudo, come nell’originale scultura intitolata La serpentina, il cui nome deriva direttamente dalla tecnica esecutiva, che riprende un modello fotografico di donna piuttosto florida, ricreandone le forme tra pieni e vuoti, con un arabesco che ricorda appunto un serpente. Altri motivi ricorrenti del pittore e ben rappresentati nell’esposizione sono giovani donne, i grandi nudi di schiena e i ritratti. Matisse ritrae amici e familiari, sia in pittura che in scultura, come si vede nella testa in bronzo di Jeannette, che perde a poco a poco la verosimiglianza col volto umano, sebbene sarà con la modella italiana Laurette che inizierà un vero e proprio sodalizio, a partire dal dipinto Le due sorelle datato 1917, opera che ricorda molto da vicino Manet per impostazione coloristica.

Henri Matisse: Le due sorelle, 1917 Olio su tela, cm 78,4 x 91,4. Denver Art Museum Collection© Succession H. Matisse, by SIAE 2013

Henri Matisse: Le due sorelle, 1917 Olio su tela, cm 78,4 x 91,4. Denver Art Museum Collection© Succession H. Matisse, by SIAE 2013

Altro tema fondamentale? Sono i nudi di schiena che mostrano una compenetrazione tra sfondo e figura e le sue odalische, risalenti agli anni del trasferimento a Nizza, che introducono i fondi decorativi. L’artista ritrae donne sinuose e sensuali che sembrano fluttuare senza peso, mentre si muovono su scenografie fatte da tessuti cangianti e raffinati.
A chiudere il percorso, le tavole del suo libro-capolavoro Jazz, per cui crea la tecnica delle gouache découpée, ritagliando con le forbici motivi colorati su fogli di carta poi assemblati a collage. Disegnando sagome direttamente con le forbici dentro al colore, l’artista 82enne pare così ritrovare nei suoi ultimi anni di vita quella freschezza d’inventiva e leggerezza che hanno soltanto gli artisti ai loro esordi.

Francesca Baboni

Ferrara // fino al 15 giugno 2014
Matisse. La figura
a cura di Isabelle Monod-Fontaine
PALAZZO DEI DIAMANTI
Corso Ercole I d’Este 21
0532 209988
[email protected]
www.palazzodiamanti.it


Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Francesca Baboni

Francesca Baboni

Francesca Baboni vive a Correggio (Re). Laureata in Lettere Classiche con indirizzo storico-artistico all'Università di Bologna, è critico d'arte, storico dell'arte e curatrice indipendente. Da diversi anni cura per spazi privati ed istituzionali mostre personali e collettive di artisti contemporanei,…

Scopri di più