Lettere d’autore: scrivere per pensare

Si può fare una bella mostra esponendo solo carte? Alla P420 di Bologna la risposta è decisamente sì. Un percorso gustoso tra gli esperimenti “da foglio” di una variopinta compagine. Da Dadamaino a Hanne Darboven, fino a Leon Ferrari. Visitabile fino al 7 gennaio.

Quando c’è di mezzo l’alfabeto e la collocazione temporale gravita intorno agli Sessanta e Settanta è naturale pensare alla Poesia Visiva e Concreta. Questa volta non è così.
Il comunicato stampa è chiaro in proposito: “Non Poesia Visiva né Concreta il soggetto della mostra, ma una ricerca Concettuale da collocare al limite di demarcazione tra lo scrivere disegni e il disegnare scritture”. Ed è proprio sul quel Concettuale con la “c” maiuscola che il limite evocato eleva la sua potente ambiguità. La lettera è simbolo, puro strumento asservito al linguaggio? O è prima di tutto segno, tratto significante libero da convenzioni utilitaristiche? Le domande sono ovviamente retoriche, ma utili alla comprensione dell’atteggiamento con cui gli artisti esposti intendo vagliare le possibilità insite nelle scritture illeggibili.

Mirtha Dermisache Carta 1970 china su carta cm.28x23 Lettere d’autore: scrivere per pensare

Mirtha Dermisache - Carta - 1970 - china su carta

A volte la linea scaturisce dal colore, dalla reazione che quest’ultimo ha nei confronti del supporto, da come si muove (Anna Maria Maiolino), altre volte la composizione si fonda sul punto, sia esso dipinto o impresso attraverso strumenti non convenzionali (Antonio Scaccabarozzi), altre ancora le forme sono il prodotto di un grafismo trascinato, esasperato (Mirtha Dermisache). La pagina è un campo di battaglia: dalla composizione canonica fatta di linee parallele, alla decostruzione dello spazio interno al foglio a favore dello schizzo o del gesto. Si tratta di rendere la scrittura autonoma dalla rappresentazione di un fonema, si opera per inventare un nuovo alfabeto, si riconquista la possibilità di lavorare sul corpo della scrittura (Irma Blank).
L’astrazione, d’altra parte, è connaturata all’esercizio della scrittura, che può recuperare i suoi strumenti essenziali come la grafite e la carta per scandire il tempo dell’azione (Marcia Hafif) o dipendere dalla vita naturale dei materiali, la cui unione, il cui sedimento ostenta la durata dell’esecuzione (Edda Renouf).

Dadamaino Lettera 7 dell alfabeto della mente 1980 ink on paper cm.25x18 Lettere d’autore: scrivere per pensare

Dadamaino - Lettera 7 dell'alfabeto della mente - 1980 - inchiostro su carta

Non è facile organizzare un così ampio ventaglio di possibilità secondo un discorso coerente, che leghi a un tempo solo forme e formati, contenitori e contenuti, carte e cartigli.
Di certo l’allestimento pulito, ordinato e rigoroso – ormai una sicurezza per chi frequenta la galleria bolognese – e la possibilità di vagliare la coerenza delle ricerche dei singoli con le dichiarazioni di poetica riportate in catalogo fanno della mostra un apprezzabile tentativo.
La P420 alla sua prima esperienza di collettiva dimostra efficacemente che il lavoro analitico e filologico portato avanti in questi primi anni di attività è funzionale anche come corredo di un’esposizione a taglio tematico.

Claudio Musso

Bologna// fino al 7 gennaio 2012
Alfabeti della mente
P420 ARTE CONTEMPORANEA
Piazza dei Martiri 1943-1945 5/2
051 4847957
[email protected]
www.p420.it


Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Claudio Musso

Claudio Musso

Critico d'arte e curatore indipendente, la sua attività di ricerca pone particolare attenzione al rapporto tra arte visiva, linguaggio e comunicazione, all'arte urbana e alle nuove tecnologie nel panorama artistico. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia e Storia…

Scopri di più