Moda? Il ruolo di archivi e musei in un mondo in cui la bellezza è in continuo cambiamento
In una società in cui i canoni di bellezza sono in continuo movimento, archivi e musei della moda non sono meri depositi di oggetti, ma fonti attive di ispirazione, essenziali per trasformare le forme del passato in nuovi codici del vestire
Preservare la bellezza significa riconoscerne la capacità di rigenerarsi, senza ridurre questo gesto di cura alla sola conservazione materiale. Archivi e musei della moda, infatti, non sono meri depositi di oggetti, ma fonti attive di ispirazione, capaci di trasformare tracce del passato in nuove forme e significati. Alcuni designer e altrettanti pezzi d’archivio testimoniano questo processo di continua riscrittura.
Il rapporto tra arte e moda essenziale per la continua reinvenzione del vestire
La storia dell’arte è sempre stata fonte di ispirazione per il prêt-à-porter italiano, con continui rimandi a stili, periodi e movimenti. Non sorprende che molti dei suoi protagonisti siano stati anche collezionisti, da Gianni Versace a Laura Biagiotti, fino a Valentino Garavani. Già agli albori del Made in Italy, il marchese Emilio Pucci mostrava come la bellezza potesse attraversare i secoli. Nella collezione Botticelliana (1959) infuse nuova energia nei capolavori del maestro del Rinascimento fiorentino, rielaborando graficamente con il suo tratto ironico le opere di famiglia, come la serie di Nastagio degli Onesti (1483). Tra le immagini che accompagnavano la collezione Siciliana (1955) spiccano invece gli scatti di una modella in bikini distesa sui mosaici romani di Piazza Armerina, ritratta come se stesse giocando a palla insieme alle donne del quarto secolo dopo Cristo, creando un cortocircuito visivo che attraversa i millenni.
Il ruolo di archivi e musei della moda tra tradizione e innovazione
In questo dialogo tra passato e presente, archivi e musei della moda assumono un ruolo cruciale, diventando laboratori di nuove possibilità. Quando un abito entra in queste istituzioni, il suo status cambia: da oggetto vissuto diventa documento storico e viene sottoposto a cure e restauri. Tuttavia, le grandi mostre stagionali del MET e del Victoria & Albert Museum dimostrano che questi capi non sono destinati a rimanere nell’oblio, ma attraverso la loro esposizione continuano a vivere con nuovi scopi, alimentando la cultura visiva dei visitatori e stimolando nuove idee di bellezza.
L’Heritage come valore creativo da custodire in archivi e musei
Lo sa bene Frida Giannini, che durante la sua direzione creativa da Gucci (2006-2014) ha trasformato la storia del brand in uno strumento di rinnovamento attraverso la reinterpretazione di accessori cult e il recupero della stampa Flora, disegnata dall’illustratore Vittorio Accornero nel 1966 per un foulard da omaggiare a Grace Kelly. A questi progetti si affiancarono la pubblicazione di volumi fotografici celebrativi e l’apertura del Museo Gucci in piazza della Signoria a Firenze, gettando le basi per un modello di valorizzazione della bellezza che molte maison storiche hanno seguito. Il successore, Alessandro Michele (2015-2022), ha raccolto e rilanciato questo patrimonio con un approccio eclettico e inclusivo, rivoluzionando i canoni di bellezza e superando le convenzioni di genere radicate fino ad allora nell’abbigliamento, attraverso riferimenti alle decadi chiave del brand e alla storia del costume. Inoltre, nel 2021, in occasione del centenario della fondazione del marchio, ha inaugurato la nuova sede dell’Archivio Gucci a Palazzo Settimanni, nello storico laboratorio artigianale nell’Oltrarno fiorentino. A dimostrazione che, in un mondo in cui il nuovo nasce dal già esistente, preservare la bellezza significa darle nuove possibilità di vita. Archivi e musei non fissano un passato da contemplare, ma hanno il compito di rimetterlo in circolo come linguaggio, materia e immaginario. È in questa tensione tra memoria e reinvenzione che la moda continua a rivelare la sua capacità più autentica: trasformare la bellezza ereditata in una bellezza futura.
Alessandro Masetti
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