La nuova vita di Villa Manin in Friuli. Diventerà un centro di residenza per le arti performative
Uno spazio stabile per sviluppare progetti artistici e produzioni di spettacolo dal vivo, all’interno dello storico complesso monumentale che fu dimora dei dogi e poi quartier generale di Napoleone. Già attivo il bando, frutto di un accordo tra Regione e Ministero della Cultura. Intanto in Villa aprono nuovi spazi restaurati

“Saremo uno dei pochi territori in Italia con un centro unico dedicato allo spettacolo dal vivo”. Intervistato dal Messaggero del Veneto, parla così l’Assessore alla Cultura del Friuli Venezia Giulia, Mario Anzil, anticipando il futuro prossimo di Villa Manin.
La storica residenza nel comune di Codroipo, già dimora dei dogi, diventerà presto scuola per le arti performative – Centro di residenza creativa e culturale per lo spettacolo dal vivo – grazie al co-finanziamento frutto dell’accordo tra Regione e Ministero della Cultura, raggiunto alla metà di luglio scorso. L’attivazione del progetto presso il complesso monumentale di Passariano si articola, per ora, nell’arco temporale del triennio 2025-2027, e sul sito della Regione FVG è già online il bando per la presentazione di candidature di “raggruppamenti di soggetti professionali operanti nello spettacolo dal vivo”, da inviare entro il prossimo 12 settembre.

Il Centro di residenza stabile per lo spettacolo dal vivo a Villa Manin
Si punta così a superare il modello Residenze nei territori cui già negli anni passati la Regione aveva aderito attivando spazi temporanei sparsi sul territorio, da destinare alle produzioni creative. Villa Manin, infatti, diventerà residenza artistica stabile, beneficiando di uno stanziamento che supera i 670mila euro solo per il primo anno di attività. La finalità principale è quella di sviluppare e valorizzare la funzione specifica delle residenze nel sistema dello spettacolo dal vivo come fattore di innovazione “dedicato a sostenere e accompagnare le pratiche e i processi di creazione artistica, anche a carattere multidisciplinare, a prescindere dagli esiti produttivi, anche attraverso forme di relazione virtuosa degli artisti con i luoghi e con le comunità che li abitano”.
Il bando per la presentazione dei progetti di gestione del Centro di Villa Manin
Come previsto dal bando, potranno far domanda di partecipazione, in forma associata, “le imprese, i festival, i centri di produzione, i circuiti, gli organismi di promozione e quelli di programmazione”. Ciascun componente del raggruppamento dovrà però avere un’esperienza almeno triennale nelle attività di residenza. E si definiscono anche i requisiti essenziali che regoleranno l’organizzazione del Centro di Villa Manin, che dovrà effettuare un numero minimo di 120 giornate di residenza, anche non consecutive, per ogni annualità, accogliere non meno di otto artisti o compagini diverse nell’arco di un anno, assicurare alloggio, spazi attrezzati e un compenso economico alle figure coinvolte. Si punta, in particolare, a valorizzare artisti emergenti e realtà agli inizi del loro percorso.
Gli artisti in residenza saranno alloggiati nell’Esedra di Ponente del complesso monumentale, che garantisce 30 posti letto. E la Villa, già sede di eventi musicali, spettacoli ed esposizioni temporanee, soprattutto nella stagione estiva, potrà vivere tutto l’anno.

La rinascita di Villa Manin. L’apertura dell’Esedra di Levante
Non a caso, a partire dal 2024 si è lavorato sulla riqualificazione del complesso: è prevista per la metà di settembre l’inaugurazione della “nuova” Esedra di Levante, restaurata sotto la supervisione della Direzione patrimonio e grazie a un finanziamento di oltre 3 milioni di euro da parte della Regione. Lo spazio, articolato su due piani per oltre 250 metri lineari di lunghezza, era abbandonato da quasi trent’anni, e ora potrà ospitare mostre di richiamo nazionale e internazionale, come l’evento inaugurale – la mostra Confini. Da Gauguin a Hopper, a cura di Marco Goldin – in programma dalla metà di ottobre nell’ambito di Gorizia Capitale Europea della Cultura. Ma Villa Manin, oggi diretta da Lydia Alessio-Vernì, potrà crescere ancora nei prossimi anni: 15 milioni sono già stati stanziati per ristrutturare altri ambienti e provvedere alla sistemazione del parco monumentale di 18 ettari (già oggi in condizioni più che buone) che circonda la residenza, tra alberi secolari e statue allegoriche.
La storia e il presente di Villa Manin
Il complesso dogale costruito a partire dalla seconda metà del Seicento (ma l’aspetto attuale si deve ai lavori di sistemazione settecenteschi) ha infatti per molti versi l’allure di una reggia, esemplata su modelli palladiani filtrati attraverso la rielaborazione di Baldassarre Longhena, poi ripensati dall’intervento di Domenico Rossi e da aggiunte “romantiche” ottocentesche. Dopo la caduta dell’ultimo Doge, Villa Manin fu anche quartier generale di Napoleone Bonaparte: qui, nel 1797, sarà firmato il Trattato di Campoformio, che sanciva la fine della Repubblica di Venezia dopo secoli.
Intanto, fino al 26 ottobre, si visita la mostra Architetture trasparenti, percorso immersivo nell’arte contemporanea in 16 installazioni giocato sul concetto di confine – non come barriera, ma come soglia valicabile, passaggio fisico e mentale, stimolo per nuove modalità di esplorazione dello spazio – che nel mese di agosto ha fatto registrare un grande successo di pubblico.
Livia Montagnoli
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