Provincia Cosmica. Intervista all’artista che è tornata nei luoghi del terremoto del Centro Italia

Continua l’indagine sugli artisti che lavorano lontano dai grandi centri e la nuova ospite dalla rubrica “Provincia Cosmica” è la scultrice marchigiana Adinda-Putri Palma. Alex Urso l'ha raggiunta sull’Appennino umbro-marchigiano, dove vive e lavora dopo tanti anni passati all’estero

7mila chilometri in bicicletta. È questo il tragitto compiuto da Adinda-Putri Palma, pittrice e scultrice marchigiana che ha deciso di lasciare lo studio di Damien Hirst a Londra per tornare nei suoi luoghi di origine. Nata a Matelica, in provincia di Macerata, nel 1986, da padre italiano e madre indonesiana, l’artista ha scelto di vivere e lavorare nei territori feriti dal terremoto del 2016. Dal 2017 ha instaurato la sua base operativa nell’Appennino umbro-marchigiano, dove porta avanti la sua ricerca sui temi del costruire e dell’abitare. 

Intervista ad Adinda-Putri Palma 

Dopo essere stata assistente nello studio di Damien Hirst, sei rientrata nelle Marche nel 2016, anno del tragico terremoto del Centro Italia. Che realtà hai trovato al tuo ritorno? 
Ho trovato il tempo sospeso da una frattura tra casa e mondo, i paesi in rovina e le persone delocalizzate. Ho trovato anche molte persone pronte a mettersi in gioco con forza e speranza, e comunità che sono restate nei piccoli paesi non rinunciando a dare concretamente un nuovo senso ai luoghi. Una parte delle mie radici sono nelle Marche e il desiderio di tornare è stato forte, sia per un bisogno esistenziale, cercando una dimensione altra al “consumanesimo” urbano, sia per un fatto pratico, abitare le città non è più sostenibile sotto molti punti di vista. 

Dimmi di più. Cosa ti ha spinto a lasciare una grande metropoli con le sue possibilità, per rientrare in una realtà così periferica come Matelica? 
Gli anni a Bristol sono stati singolari, sia per il multiculturalismo che per le energie della scena underground. Di certo lavorare per Hirst mi ha permesso di osservare un modo di fare arte epico e controverso. Tuttavia, in provincia di Macerata ho trovato delle realtà molto stimolanti, a dimostrazione di una forma di resistenza culturale, che valorizzano il legame profondo con il territorio, la memoria e la comunità. Penso ad esempio all’azienda MastroT di Emanuele Tica, con cui collaboro da qualche anno, che ha generato un polo di maestranze e professionisti di altissimo livello, occupandosi di cantieri di restauro e conservazione di beni culturali di respiro nazionale oltre che locale, non disdegnando di supportare a vario titolo anche manifestazioni di arte contemporanea – penso al recente Premio Marche di Ancona. Si tratta di una realtà molto motivante a cui sono grata, perché mi fa crescere e conferma che prendersi cura di ciò che si abita è la scelta giusta. 

Viaggio in bicicletta di Adinda-Putri Palma nel 2016
Viaggio in bicicletta di Adinda-Putri Palma nel 2016

Descrivi una provincia feconda… 
Le realtà decentralizzate sono terreni fertili. In natura le zone marginali tendono a essere luoghi super floridi, dove specie provenienti da diversi ecosistemi si scambiano beni come semi, cibo, calore, fertilizzante, protezione, e mentre lo fanno creano ricchezza e biodiversità. In qualche misura credo questo si applichi anche ai luoghi abitati e culturali. 

Il ritorno in Italia è stato piuttosto audace: in sella alla tua bicicletta hai percorso 7mila km verso casa. Una sorta di performance, metafora di una riconquista lenta e avventurosa della vita che avevi lasciato. 
Il viaggio in bicicletta, più che una performance, lo definirei un modo di “pensare in movimento”, come scrive Maxine Sheets-Johnstone in Filosofa della danza. Trovo il senso del viaggio nel movimento tra l’errare e il radicarsi; penso siano due forme di avventura complementari che vanno colte e raccontate insieme. 
Sono da poco tornata da un viaggio in Indonesia – arcipelago che rappresenta l’altra parte delle mie radici – e per me è stato importante attraversare e vivere i luoghi nel loro fluire. Più che raccogliere e catalogare dati grezzi, trovo intrigante mettere in relazione ciò che si rivela durante il percorso con i detriti del ricordo passato, immaginando un futuro possibile. 

La casa-studio di Adinda-Putri Palma nelle Marche 

Hai deciso di fondare il tuo studio a Braccano, piccola località sull’Appennino umbro-marchigiano. Mi sembra una dichiarazione d’intenti importante. 
Una volta rientrata ho trovato un edificio da aggiustare, un luogo di cui prendermi cura in maniera concreta: ho recuperato una vecchia stalla per farne uno studio che fosse un incubatore di idee. Partendo dall’esperienza del cantiere (terminato nel 2024) e in maniera informale, ho iniziato a ospitare amici e artisti che hanno innescato situazioni all’intersezione tra arte, convivio, musica, reading e performance. Il disegno è in divenire e i prossimi saranno anni di collaborazioni singolari molto interessanti. 

Si tratta peraltro di uno studio con caratteristiche architettoniche ed edilizie molto precise. Me ne parli? 
L’edificio è stato ricostruito con materiali naturali, provenienti da risorse locali e industriali sostenibili; sono stati utilizzati balle di paglia, legno, calce e terra cruda oltre che materiali recuperati da edifici già esistenti. Limitare l’impatto ambientale e mantenere i costi contenuti sono fattori cruciali, per questo lo spazio è stato costruito in modo artigianale e in autocostruzione. È stata indispensabile la rete di amici, parenti e volontari che hanno contribuito con il loro tempo e maestranza alla realizzazione di questo progetto. Peraltro, necessaria è stata anche la collaborazione con l’associazione A.R.I.A. Familiare, fondata per promuovere progetti di autocostruzione per mezzo di una rete di solidarietà a livello nazionale. 

Il progetto “In Domum” di Adinda-Putri Palma 

I termini “resilienza” e “restanza” sono alla base di molte operazioni culturali oggi. Che sentimenti ti evocano? Trovi una corrispondenza tra la tua pratica e questi concetti? 
Di resilienza e restanza amo la risonanza! Senza dubbio trovo il concetto filosofico di “restanza” consono e permeante nella mia vita e pratica artistica. 

Il tuo progetto più importante, vincitore del bando nazionale Per chi crea promosso dal MiBACT e successivamente trasformato in libro da Quodlibet, è una riflessione sulla cultura dell’abitare e sul concetto di dimora. Me ne parli? 
In Domum è un tentativo di riflettere sulla cultura dell’abitare come pratica di radicamento attivo. E il concetto di dimora emerge in maniera trasversale in tutto il corpo di lavoro, che ha preso la configurazione di una installazione itinerante, di uno studio cromatico, di un cantiere in autocostruzione e, infine, di una preziosa pubblicazione con testi critici di Paola Ballesi, Stefano Verri e Nikla Cingolani, edita da Quodlibet. 

Dicevamo: sei rientrata nelle Marche nell’anno del grande terremoto. Quali risposte può dare l’arte di fronte a situazioni così traumatiche? 
Il contrario di bello non è brutto, ma pigro o indifferente”, lo dice bene Paola Antonelli, senior curator del MoMa. E condivido. Penso che l’arte rischi di essere una fregatura se separata dalla vita; per questo non offre risposte esaustive ma suggestioni aperte. Di questi tempi è molto importante allenare lo sguardo, e credo che l’arte possa stimolare il nostro senso critico in relazione anche alle situazioni traumatiche che viviamo e alle mutazioni del mondo contingente. 
Le pozzanghere sono meravigliose palestre per allenare lo sguardo: una pozzanghera ti fa vedere il cielo da prospettive diverse, ti proietta nel mondo comunque e dovunque, può dissetare un cane a passeggio o essere il bacino di un ecosistema di alghe microscopiche che sequestrano l’anidride carbonica dall’atmosfera; a volte ti sporcano, altre sono utili per pulirti le scarpe. Ecco, amerei fare opere che funzionino come le pozzanghere.

Alex Urso 

PROVINCIA COSMICA #1 – Giovanni Gaggia
PROVINCIA COSMICA #2 – Elena e Alicya Ricciuto

PROVINCIA COSMICA #3 Denis Riva
PROVINCIA COSMICA #4 – Angelo Bellobono

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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