“L’arte è parte della nostra identità”. La società immobiliare Covivio trasforma uffici e residenze in luoghi di cultura
Ne parliamo in questa intervista con Caterina Cagnazzo, Communication Manager Italy di Covivio, per approfondire come nasce questa visione e quale ruolo riveste oggi l’arte nella strategia del brand anticipando il prossimo intervento nell’immobile direzionale Meridian a Milanofiori

Covivio sta ridefinendo il concetto di spazio lavorativo e urbano attraverso un’integrazione sempre più profonda tra architettura, arte e comunità. Dal 2017, con il programma europeo One building, one piece of art, il gruppo promuove l’inserimento di opere d’arte contemporanea nei propri immobili, trasformando edifici direzionali e residenziali in luoghi di cultura. In Italia, questo approccio si è consolidato con progetti che coniugano estetica, identità e impegno sociale, grazie anche a collaborazioni con artisti emergenti e realtà del terzo settore. Ne parliamo con Caterina Cagnazzo, Communication Manager Italy di Covivio, per approfondire come nasce questa visione, quale ruolo riveste oggi l’arte nella strategia del brand e come le nuove installazioni, a partire dall’ultimo progetto nell’immobile direzionale Meridian a Milanofiori, contribuiscano al benessere delle persone che vi abitano e alla valorizzazione del territorio.

Come nasce l’idea di integrare l’arte contemporanea all’interno dei vostri immobili? E in che modo l’arte si inserisce nella più ampia strategia di comunicazione e posizionamento del brand Covivio?
Dal 2017, attraverso il programma europeo “One building, one piece of art”, abbiamo scelto di inserire opere d’arte contemporanea nei nostri immobili di nuova costruzione o riqualificati. Per Covivio, l’arte è parte della nostra identità: contribuisce a trasformare i luoghi di lavoro in spazi stimolanti, arricchisce l’esperienza quotidiana di chi li vive e rafforza il posizionamento del brand come attore che coniuga innovazione, sostenibilità e cultura. In Italia, il percorso è iniziato nel 2021 con L’Enigma della Giostra di bn+BRINANOVARA nell’immobile di Wellio Dante, seguito da Altra Natura di Pamela Diamante (2022) in Symbiosis e da Days di Lorenza Longhi (2023) in Wellio Duomo, fino al sostegno al Premio Michele Cea nel 2024. Ora, con l’ultima opera site specific per l’immobile Meridian di Milanofiori, proseguiamo questo percorso che per noi non è solo semplice decorazione, ma un vero strumento di relazione con le comunità e di valorizzazione degli spazi.
Il progetto per l’immobile direzionale Meridian a Milanofiori prevede un’opera d’arte per un lungo corridoio interno. Che valore simbolico e funzionale attribuite a quest’intervento artistico?
L’opera d’arte in fase di realizzazione nell’immobile Meridian di Milanofiori valorizzerà il corridoio di 90 metri che collega i due corpi dell’edificio, rendendolo un luogo di connessione, non più solo di passaggio. L’opera rappresenterà metaforicamente il flusso di idee, relazioni e collaborazioni che animano Meridian. In questo modo l’arte si integrerà pienamente nella funzione dello spazio: stimolare percezioni, rompere la linearità del movimento e favorire la riflessione.

Per l’occasione, collaborate con la Fondazione Michele Cea ETS che valorizza giovani talenti. Come è nato questo sodalizio?
La collaborazione nasce nel 2024, quando Covivio ha sostenuto il Premio Michele Cea. Abbiamo trovato nella Fondazione un partner con cui condividere l’impegno a dare voce e opportunità a giovani artisti contemporanei. Da qui è nata la call per Meridian, che ha permesso a una giuria congiunta di selezionare l’artista Pietro Giromini e la sua proposta per la sua capacità di interpretare il concetto di “corridoio come creatore di connessioni”. Coinvolgere la Fondazione ha reso il progetto ancora più autentico, perché ha portato con sé la sua esperienza e sensibilità nel valorizzare i talenti emergenti.
Quali sono le sfide (e le opportunità) nel trasformare uno spazio aziendale o urbano in un luogo di cultura? In particolare, l’arte nei vostri edifici dialoga spesso con temi come sostenibilità ambientale, inclusione, trasformazione urbana. Quanto conta oggi per Covivio promuovere un’arte “responsabile”?
La sfida è integrare in modo autentico arte e architettura, creando interventi che non siano accessori, bensì parte viva degli spazi. Le opportunità, però, sono enormi: si tratta di generare luoghi che ispirano, stimolano relazioni e restituiscono valore alle comunità. Per noi “arte responsabile” significa proprio questo: un’arte che dialoga con tematiche di attualità, come sostenibilità, inclusione e benessere nei luoghi di lavoro e di vita. L’Enigma della Giostra del duo bn+BRINANOVARA fonde Rinascimento e Novecento milanese in un trittico cavalleresco, riflettendo lo spirito innovativo del nostro spazio di proworking Wellio Milano Dante; Altra Natura di Pamela Diamante riflette sulla relazione tra natura e ambiente urbano nel business district Symbiosis; Days di Lorenza Longhi esplora il confine tra vita privata e lavorativa con un’installazione site-specific nello spazio Wellio Duomo. Quest’anno abbiamo scelto di collaborare con Fondazione Michele Cea ETS, rafforzando il legame tra progettualità artistica e sostenibilità sociale. Più in generale, sono tante le collaborazioni in essere tra Covivio e realtà del terzo settore, alcune già sostenute dalla Fondazione Covivio, che ci permettono di ampliare il parterre di partner con cui co-creare valore. In questo percorso rientra, per esempio, anche l’intervento con Fondazione Libellula per la realizzazione, lo scorso anno, della Panchina Rossa in Piazza Adriano Olivetti: non un’opera d’arte in senso stretto, ma un segno culturale e sociale forte, capace di sensibilizzare e coinvolgere la comunità contro la violenza di genere.
E in che modo l’arte contribuisce al benessere dei vostri affittuari, dei lavoratori e delle comunità coinvolte?
Arte e benessere sono strettamente connessi: un’opera cambia la percezione di un ambiente, lo rende più accogliente, creativo e stimolante. Questo migliora la qualità della vita delle persone che ci lavorano e rafforza il senso di appartenenza delle comunità. Le esperienze a Milano – da Symbiosis a Wellio, fino a Meridian – lo dimostrano. In Francia, dove è nato per Covivio il connubio arte e real estate, abbiamo realizzato interventi artistici che dialogano con la vita quotidiana di uffici e residenze, trasformando l’arte in un segno identitario dei quartieri. L’Atelier, il nostro HQ Europeo a Parigi, include un intervento di Vincent Breed: un’installazione murale costituita da mattoni (anche recuperati) che celebra l’artigianato locale e interagisce con la facciata storica dell’edificio. Un chiaro esempio di come si possa unire patrimonio, estetica, sostenibilità e valore sociale. In Germania, abbiamo promosso progetti che intrecciano linguaggi contemporanei e rigenerazione urbana, contribuendo a rendere i nostri immobili spazi aperti e culturalmente vivi. Per esempio, a Oberhausen, in collaborazione con l’organizzazione Lebenshilfe, un edificio residenziale inclusivo ospita diverse opere d’arte, integrate con l’intento di favorire partecipazione e inclusione sociale.
Qualche anticipazione sui progetti futuri?
Dopo l’opera per Meridian, stiamo lavorando a nuove collaborazioni artistiche che arricchiranno ulteriormente i nostri immobili e i nostri quartieri urbani. Proseguiremo con il sostegno a festival ed eventi in piazze e spazi pubblici, come già avvenuto in Piazza Adriano Olivetti a Milano con Imagine, il festival promosso dal Teatro Carcano, e con la produzione di opere site-specific, con l’obiettivo che ogni nuovo progetto Covivio porti con sé anche un segno artistico e culturale.
Caterina Angelucci
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