Morto Giacomo Verde, pioniere della videoarte, della net art e tecnoartivista

Giacomo Verde è stato un pioniere della videoarte, del videoteatro e della net art. Scomparso a Lucca nei giorni scorsi, ci lascia una preziosa eredità, fatta di sperimentazione artistica ma anche di profondo impegno sociale. Pubblichiamo qui un ricordo dell'artista firmato da Sandra Lischi, docente di arti elettroniche all'Università di Pisa, che di Verde è stata amica e collaboratrice.

Se n’è andato il 2 maggio, a Lucca, Giacomo Verde. Videoartivista, come si definiva, o tecnoartivista, estendendo il fare artistico a un’esplorazione insubordinata e irriverente della tecnologia e a un attivismo sociale, civile, politico nel senso vero e alto del termine.
Nato in provincia di Napoli nel 1956, studi d’arte a Firenze, un lungo periodo a Treviso, infine Lucca (dal 1998), Verde è stato un pioniere della videoarte (termine che gli stava un po’ stretto) in Italia, del videoteatro, delle arti performative nell’incontro con le tecnologie: da quelle povere che lui amava, fino al digitale, con i personaggi virtuali e gli spettacoli interattivi.
Contastorie, formatosi negli Anni Settanta col teatro di strada, ha accompagnato l’esplorazione del video con una dimensione sempre dal vivo, che si trattasse di animare a distanza una marionetta digitale o di creare in diretta fondali elettronici in teatro, oppure di narrare fiabe usando videocamera e monitor in circuito chiuso, usando come unici personaggi dita delle mani, biscotti, noci, fili di lana, pastina. Per mostrare che dentro la TV poteva prendere vita qualcosa di diverso. Giacomo Verde la TV insegnava anche a distruggerla con sapienza, in performance giocose e liberatorie con martellate su vecchi monitor, e ognuno dopo aver martellato se ne andava felice con il suo rottame in mano, come un cimelio.

L'albero della felicità, 2016

L’albero della felicità, 2016

GIACOMO VERDE. LA MILITANZA ARTISTICA CONSAPEVOLE

Impossibile dar conto di tutte le collaborazioni, i progetti, le opere, gli spettacoli, i video, le installazioni, gli attraversamenti di confini e arti: grafica, scultura, videopittura, musica, il teatro sempre filo conduttore, fino agli ologrammi e alle sperimentazioni con il telefono cellulare. Verde amava e praticava l’idea di una militanza artistica consapevole, guidata dal piacere del fare, da un’intelligente giocosità, da un impegno non riconciliato, teneramente beffardo quanto serissimo e lucido. Ricordiamo il video Solo limoni (2001) sui tragici fatti del G8 di Genova, le collaborazioni con Antonio Caronia, con Lello Voce; lo spettacolo interattivo Storie Mandaliche con Andrea Balzola e Anna Maria Monteverdi, l’animazione in computer grafica Stati d’animo, da Boccioni; il videoteatro nel carcere di Padova con Michele Sambin e Pierangela Allegro; l’attivismo in rete e la net art. Lo animava un’idea di disseminazione del sapere e del fare artistico, idea che si traduceva anche nell’impegno formativo: una serie innumerevole di laboratori nei più diversi angoli d’Italia, corsi per adulti e bambini, incontri, seminari, lavori di gruppo, progetti con insegnanti, interventi in convegni e festival, sempre alimentati da una disponibilità attenta, lucida e gentile.

GIACOMO VERDE. ANARCHICO SPERIMENTATORE DI LINGUAGGI

Verde ha insegnato in Università e Accademie (in ultimo all’Accademia di Belle Arti di Venezia) e in questi ultimi vent’anni trascorsi in Toscana aveva stabilito una collaborazione stretta con ALDES, l’associazione artistica e culturale diretta da Roberto Castello attenta alle relazioni fra danza, arti visive, tecnologie: con ALDES aveva anche realizzato nel 2019 la sua performance Piccolo diario dei malanni. A Lucca aveva fondato nel 2015 anche la web-rivista teatrale Lo sguardo di Arlecchino, con testi critici che meriterebbero ora di essere raccolti, e collaborato strettamente con il circolo DADA BOOM, officina d’arte fotografica con cui le invenzioni, le proposte, le iniziative erano incessanti. Del resto Giacomo Verde, anarchico sperimentatore di esperienze e linguaggi, pur debilitato dalla lunga malattia, nel confinamento di questi mesi aveva ancora giocato nella libertà esterna, con proiezioni nel buio sul muro di una chiesa davanti a casa. Una famiglia estesa e diversificata piange oggi la scomparsa di un uomo generoso e gentile, un alieno giocoso e lieve per cui la patria era “il cosmo intero”, un artista di infaticabile e condivisa creatività. ALDES metterà presto a disposizione in streaming il Piccolo diario dei malanni, il suo ultimo e commovente lavoro teatrale.

Sandra Lischi

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Redazione

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