La SIAE sta tutelando gli artisti oppure li sta danneggiando facendo solo l’esattore?

A seguito dei molti articoli pubblicati da Artribune a riguardo, e del successivo botta e risposta tra La Repubblica e SIAE, interviene Andrea Pizzi, avvocato, che ha seguito la questione insieme ad AMACI, Associazione dei Musei di Arte Contemporanea Italiani

La legge sul diritto d’autore è una grande conquista di civiltà. Su questa non mi dilungherò, diversi colleghi sono già intervenuti illustrandone gli ambiti.
È giusto che la creatività sia tutelata sia nel diritto morale d’autore sia nei diritti di utilizzazione economica, in primis la riproduzione. È importante che gli artisti si tutelino e che traggano anche un vantaggio economico dalla loro arte. Se fossi un artista delle arti visive, piuttosto che gestirmeli da solo, darei senz’altro mandato alla SIAE per intermediare i miei diritti e tutelarmi. Ma da artista, in questo secolo XXI ormai inoltrato, mi porrei anche delle domande: è ancora corretto ed attuale questo paradigma di tutela? Se Artribune o un quotidiano nazionale dedica un articolo all’inaugurazione di una mia mostra, con alcune immagini che possano spiegare al pubblico la mia attività creativa, mi sta defraudando o mi sta arricchendo? È meglio impedire che tutto ciò avvenga se non mi fanno incassare almeno 200 euro (cifra di fantasia …)?  È questo il mio obiettivo come artista? Dura la vita dei direttori di riviste d’arte oggi: una volta gli artisti avrebbero fatto di tutto, anche regalare le loro opere pur di avere visibilità sulle vostre pagine. Perché era un’irrinunciabile promozione, una diffusione della conoscenza di un artista e della sua creatività, verso il pubblico, le gallerie, gli altri operatori dell’arte. 

Le immagini tutelate da SIAE

Le immagini erano più “rare”: quello che non riuscivi a vedere con i tuoi occhi, ed era comunque sempre la stragrande maggioranza delle cose, lo potevi vedere solo se riprodotto sulla rivista, sul catalogo. Ora le immagini non sembrano più merce rara, ma – sempre grazie alla tecnologia – il loro uso potrebbe diventare troppo oneroso, limitato, appannaggio solo di pochi, a detrimento della democrazia e della libertà di espressione.
E una casa d’aste che mette una mia opera sulla copertina di un suo catalogo? Mi sta danneggiando se non mi versa i soliti 200 euro (sempre cifre di fantasia…, forse anche meno)? È vero che la casa d’aste, giustamente, svolge attività commerciale, ma sta indebitamente “consumando” la mia creatività senza che io ne tragga davvero alcun beneficio?
E i musei? Consumano indebitamente la mia attività creativa? AMACI (Associazione dei Musei di Arte Contemporanea Italiani) sta cercando da tempo di sensibilizzare tutte le parti in causa (artisti, pubblico, Governo, SIAE); abbiamo anche organizzato insieme, grazie a loro e al Ministero della Cultura, un’apposita giornata di studi sui musei e il diritto d’autore, nel 2021. 

Cartello ingresso SIAE
Cartello ingresso SIAE

Musei e SIAE

Il rapporto tra musei e creatività artistica è cosa ben diversa da quella di un privato utilizzo ai fini di lucro. Il museo conserva, tutela, valorizza e rende fruibile l’arte e la cultura, non è un “consumatore” di creatività altrui né un utilizzatore della stessa per scopi commerciali. È innegabile che l’attività quotidiana dei nostri musei di arte contemporanea valorizza e promuove gli artisti, svolge attività scientifica, didattica ed espositiva e tutto ciò anche portando un diretto beneficio agli stessi.
È giusto che situazioni diverse abbiano approcci e regolamentazioni differenti. 
Wim Wenders nel suo “Fino alla fine del mondo” del 1991 era stato profetico sull’impatto delle immagini nelle nostre vite nel nuovo secolo, e le discussioni in corso in tutto il mondo sui sistemi di copyright e sul regime giuridico di responsabilità dei fornitori di servizi nell’economia digitale dimostrano che l’equilibrio degli interessi contrapposti è fragile e rischia di rompersi. Non possiamo pensare di continuare a considerare e regolamentare questi aspetti come facevamo 50 anni fa. Abbiamo visto com’è comunicare le arti visive senza immagini: Artribune e poi Repubblica ce lo hanno mostrato. È inaccettabile.

Artisti e tutela delle immagini

Come artista non ho bisogno di un esattore che mi recuperi un soldino rendendomi però – alla fine – di fatto inutilizzabile e non fruibile, facendomi così venire meno anche quello. Ho bisogno di qualcuno che mi tuteli, nella migliore accezione del termine, cosa che ben può fare SIAE.
Per non parlare del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito. Certo che esiste anche per la cultura. Certo che si può e deve svolgere anche attraverso le immagini. All’inizio del decennio, in tempi magri di covid era stato praticamente annichilito, poi di nuovo timidamente considerato grazie alle battaglie di AMACI. e alla presa di posizione di grandi quotidiani nazionali. Ed è senz’altro apprezzabile, al riguardo, la nuova apertura del Presidente di SIAE di avere quattro immagini gratis per ogni articolo di cronaca e di “rendere l’Italia il regime più liberale d’Europa sul diritto di cronaca“.
È importante capire che questa apertura sacrosanta verso un diritto costituzionalmente garantito rafforza la democrazia e porta avanti la politica del diritto e della libertà culturale, e non va assolutamente a detrimento degli autori, anzi, va anche a loro diretto vantaggio.  Sarebbe sciocco non capirlo: gli autori e la società nel suo insieme traggono maggiori benefici dal consentire che determinati usi possano avvenire piuttosto che vietarli o sottoporli a dazio.
Ben venga, dunque, questa considerazione della presidenza di SIAE, per cominciare un dibattito sul cambiamento. 
A completamento di questo booster di cui la società italiana si può dotare, sarebbe importante un riconoscimento normativo degli aspetti unici e positivi dell’attività dei nostri musei e, come avviene già per molti paesi, un utilizzo più libero per la riproduzione delle opere presenti nel patrimonio pubblico.
Maggiore democrazia, maggiore diffusione delle idee e della cultura, maggiore promozione per gli artisti e la loro attività creativa. Sembra un affare…

Andrea Pizzi

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