Zoofanie
Gli animali e l’animalità sono il tema della ricerca di Sister Flash, Bostik e Francesco Bortone. Nelle loro opere l’artista si fa animale, in un armonioso connubio, in un libero gioco di scambi e sostituzioni.
Comunicato stampa
Zoofanie
Neologismo che, preso alla lettera, vuol significare apparizioni animali. Rivelazioni, in questo caso, degli artisti, che fanno loro il mondo animale interpretandolo e incarnandolo. Un magnetismo animale tra gli artisti in mostra e gli animali stessi.
Sister Flash
Le radici della poetica di Sister Flash sono da ricercarsi in un piccolo gruppo di artisti che, a metà degli anni Ottanta, stimolato dal maestro argentino Alberto Acosta e anche grazie ai contatti intrattenuti con la Francia, in particolare con Parigi, si apriva, nel clima chiuso e un po’ asfittico della Torino di allora, a nuove tendenze, scoprendo e diffondendo la tecnica del graffitismo.
Dalla strada inizia il percorso che porta alla pittura su grandi superfici per locali allora di moda o addirittura cult, come il mitico Studio Due, lo Storyville, il Sistina, l'Evergreen o il Rock and Folk.
Segue un periodo di pulizia e di riduzione della poetica, una tendenza ad asciugare la pittura fino a far emergere in primo piano quello che prima rappresentava lo sfondo: i puntini.
I puntini, coatio a ripetere, indipendentemente dalle dimensioni dell'opera (80 x 80 e 40 x 40), rappresentano concettualmente dei mondi idealmente infiniti: l'infinito in nuce, l'infinito in potenza.
Le opere sono sempre leggibili su un doppio piano, superficie e sfondo, ma l'uso di maschere di cartone su fondi puntinati crea una sensazione di rilievo che dà alla pittura bidimensionale un'illusione di tridimensionalità.
Sei sono le opere esposte, dedicate tutte ad animali. Il contrasto dei colori, frutto di approfonditi studi cromatici, dà risultati sorprendenti: luci e ombre sfumano nei colori, stesi in modo uniforme sulla superficie, ma in un ordine ben determinato. La texture animale è sostituita da quella che caratterizza tipicamente i lavori di Sister Flash. L’artista si fa animale, in un armonioso connubio, in un gioco di scambi e sostituzioni.
Già in passato sia Sister Flash sia Bostik hanno lavorato, ora insieme ora separatamente, su soggetti animali. Allievi dello stesso maestro declinano la medesima tecnica in modo differente. Quando collaborano, all'apporto specifico di Sister Flash (i colori) si assomma l'uso delle maschere tipico di Bostik.
Bostik
L’artista inizia a essere attivo alla fine degli anni Ottanta, propugnando il graffitismo, progenitore della street art. Ricordiamo la sua personale "Da Picasso a Pinocchio" (Over Studio, 1992). Gli anni ’90 furono caratterizzati da un’operatività che si distribuiva fra la strada e le gallerie, anche se il connubio fra i due poli si realizzò poi negli anni 2000, soprattutto negli Usa, nel Regno Unito e in Germania, paesi nei quali il sistema arte supporta le nuove tendenze in modo assai più efficace che nel nostro Paese. In un primo periodo Bostik subì particolarmente l’impronta futurista: il gusto dello sberleffo, la polemica con galleristi e critici d’arte. Non a caso in quel periodo i locomotori furono l’oggetto principale della sua ricerca.
La superficie muraria spoglia, rispetto ad altri media utilizzati dalla street art, permette un maggior tempo di riflessione e, senza mai confondersi con gli atti di vandalismo operati su monumenti storici, contribuisce a far rivivere e ad abbellire spazi metropolitani altrimenti anonimi o addirittura squallidi.
Verso la fine degli anni '90 con la mostra “Manipolazzi”, presso la galleria “La nottola” di Torino, Bostik presenta la sua ricerca sugli animali, ripresa negli anni successivi (“Manipolazzi 2”, “Amantes” Torino 2009), con intento sempre meno figurativo e sempre più di distorsione. La distorsione, infatti, tema oggi centrale della ricerca dell’artista, è a suo parere alla base di ogni comunicazione e caratterizza anche il rapporto fra uomo e natura.
Fra gli animali geneticamente modificati presenti in mostra, da evidenziare quattro inediti: i gatti e i cani. Come mezzi tecnici l’artista utilizza bombolette spray per lo sfondo e maschere di cartone per far emergere l’immagine in primo piano.
Francesco Bortone
L’artista, profondamente radicato nel nativo Mezzogiorno, ispirandosi all’iconografia devozionale tipica della tradizione popolare della sua terra, la stravolge inserendovi elementi di contemporaneità, ma mantenendone la potenza allegorica. Nella presente mostra parte da fotografie scattate nel Gargano di rifiuti sparsi sulle spiagge o sugli scogli, per trasformarli, in un ideale poetico riciclaggio, in figure animali, dando vita così al suo personale zoo. Cinque le opere 55 x 40.
In questa mostra c’è un ritorno al paesaggio del suo caro Sud, oramai distante dai tempi felici delle prime esperienze di osservatore; ora questa bella terra è insozzata e lasciata perire.
La fotografia digitale restituisce fedelmente e velocemente l`immagine reale, ma è l’intervento pittorico che trasforma l`immagine in sogno e visione.
La trasforma attutendo l`amarezza di quel paesaggio sfregiato, nobilitandolo, riciclando visivamente quella spazzatura e trasformandola in Zoofanie. Nuovi animali fantastici prendono vita da materiali improbabili e sterili.
Qui tornano il paesaggio, il surrealismo, il dadaismo e il barocco a lui tanto cari.
(Paolo Facelli)