Yuri Ancarani – La malattia del ferro

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Informazioni Evento

Luogo
ZERO...
Via Carlo Boncompagni 44 20139 , Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a venerdì: 11.00 - 13.30 e 14.30 - 19.00
sabato: 15.00 - 19.00

Vernissage
24/04/2012

ore 19

Contatti
Email: info@galleriazero.it
Artisti
Yuri Ancarani
Generi
arte contemporanea, personale

Zero gallery è lieta di presentare la mostra personale di Yuri Ancarani, La malattia del ferro. L’artista è nato a Ravenna nel 1972. Dopo la maturità artistica ha studiato alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, diplomandosi nel 1995, con una tesi sperimentale, relatore Paolo Rosa, “La musica come legante narrativo nella produzione audiovisiva”.

Comunicato stampa

La galleria è lieta di presentare La malattia del ferro, un progetto di Yuri Ancarani.

ll titolo della mostra si riferisce ad un disagio che colpisce coloro che trascorrono lunghi periodi lavorando su navi o piattaforme petrolifere. Un’attrazione per il mare, i suoi spazi e i suoi tempi e un attaccamento a questo tipo di vita così difficile e routinaria, tali da rendere queste persone insofferenti alla terraferma e da spingerle a ripartire.

La mostra è infatti incentrata sul film Piattaforma Luna e su alcuni materiali inediti collegati all’esperienza dell’artista durante la sua realizzazione.

Il documentario è il secondo episodio di una trilogia nata dalla commistione fra cinema e arte, e il cui filo conduttore è il tema del lavoro: mestieri poco conosciuti e poco raccontati, che avvengono in contesti, seppur affascinanti, disagevoli e spesso pericolosi. Yuri Ancarani s’immedesima in prima persona in queste situazioni, condividendo l’esperienza e gli spazi vissuti dai protagonisti dei suoi film.

In Piattaforma Luna l’artista vive per alcuni giorni all’interno di una camera iperbarica insieme a un gruppo di sei sommozzatori specializzati in lavorazioni a grande profondità, in un’operazione off-shore condotta sulla piattaforma Luna. La loro attività si svolge tra il fondo del mare, a 100 metri di profondità, e la camera iperbarica. In questo ambiente nulla si può svolgere così come accade in superficie e ogni gesto, ogni azione deve essere re-inventato per ritrovare la normalità. A questo linguaggio non verbale Ancarani aggiunge una texture sonora fatta di rumori e voci che sembrano modificate con interventi di auto-tune, parole di cui non possiamo conoscere il significato, ingranaggi il cui meccanismo sembra una via di mezzo tra tecnica e gioco surreale. La relazione tra corpo e gesto, tra immagine e segno, tra codice meccanico e rituale diventano quindi gli elementi narrativi fondanti attraverso cui Yuri Ancarani ci restituisce questa realtà con il rigore tipico del documentario. Una realtà quotidiana ed invisibile, che attraverso la cinepresa viene sublimata.

La piattaforma Luna è il soggetto principale anche della video-proiezione A.

La lentezza e la quotidianità che caratterizzano le prime due opere sono interrotte nell’installazione La malattia del ferro, la quale dà il titolo alla mostra. In questo video a tre canali lo spettatore assiste ad un evento straordinario, che rompe per alcune ore la routine della vita sulla piattaforma. La video-installazione si impone nello spazio per la sua presenza scultorea, quasi totemica. Le immagini ravvicinate della piattaforma per catturare i movimenti delle farfalle ritraggono i dettagli della struttura in ferro, un materiale che diventa l’emblema stesso della mostra e della realtà a cui questa dà voce.

Yuri Ancarani è nato nel 1972 a Ravenna e vive e lavora a Milano.

ZERO is pleased to present La malattia del ferro, a project by Yuri Ancarani.

The title of the exhibition refers to a disease that affects those who spend long periods working on ships and oil platforms. An attraction to the sea, its times and spaces, and an attachment to this kind of difficult and routinary life, which make them intolerant to the mainland and push them to leave again.

The show is in fact focused on the film Piattaforma Luna and some new materials related to the experience of the artist during its production.

The documentary is the second episode of a trilogy in between art and cinema, centered around the theme of labour: jobs that are not very well known and that do not often get talked about, occurring in contexts, albeit fascinating, difficult and often dangerous. Yuri Ancarani puts himself in these situations, sharing the experience and the spaces lived by the protagonists of his films.

In Piattaforma Luna the artist lives for a few days inside the hyperbaric chamber with a group of six scuba diving technicians who work in deep ocean water, in an off-shore operation aboard the platform Moon. Their activities shift in between 100 meters depth under the sea and the hyperbaric chamber. This extreme environment does not allow for things to be as they are outside of water. Everything and every action must be reinvented in order to seem normal. Ancarani adds to this non verbal language a texture of sounds made of noises and voices which seem to be modified with auto-tune interventions, words we cannot understand and gear whose mechanism looks like a cross between technique and surreal game. The relationship between body and gesture, image and sign, mechanical code and ritual, thus become the narrative elements through which Yuri Ancarani conveys this reality with the rigour of a typical documentary. An often invisible reality, sublimated through the camera

The platform Moon is also the main subject of the video-projection A.

The slowness and the daily routine characterizing the first two works are interrupted in the installation La malattia del ferro, which gives its title to the exhibition. In this 3-channel video the viewer witnesses an extraordinary event, which for a few hours disrupts the life on the platform Barbara. The video-installation stands out in the space for its sculptural, almost totemic, presence. The close-ups of the platform, realized to capture the movements of the butterflies, depict the details of the iron structure. A material that becomes the symbol itself of the exhibition and of the reality to which it gives voice.

Yuri Ancarani was born in Ravenna in 1972. He lives and works in Milan.