Vivement dimanche

Informazioni Evento

Luogo
CASABIANCA
Via Pepoli 12, Zola Predosa, Italia
Date
Dal al
Vernissage
29/06/2014

ore 18

Generi
arte contemporanea, collettiva
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Vivement dimanche! (ma anche) Le Dimanche de la vie: non una mostra statica ma una serie di accadimenti in divenire, materializzati in opere, apparizioni, movimenti, suoni, racconti.

Comunicato stampa

il progetto è pensato e coordinato da Gino Gianuizzi

Comincia con Anteo che mi ha proposto di curare l'ultima mostra pre-estiva di Casabianca.* Lavoro da tempo intorno al tema del paesaggio.
Naturale pensare al contesto in cui si trova Casabianca, la campagna al margine della città: paesaggio_passaggio.
La data della mostra subisce uno slittamento. Mostra prevista per l'ultima domenica del mese di giugno, domenica 29 SS. Pietro e Paolo, Apostoli (Solennità). Così trovo scritto.
Trovo anche la legge 29 giugno 1939, n. 1497 Protezione delle bellezze naturali (G.U. 14 ottobre 1939, n. 241).**
Le idee che ho trasmesso agli artisti invitati a contribuire erano: lavorare considerando il contesto, non utilizzare lo spazio di Casabianca come una galleria/white cube.
Sentire interno e esterno, camminare, arrampicarsi sugli alberi, interferenze di insetti.
Il tempo lento del solstizio d'estate appena superato: domenica 29 il sole sorge alle 5:37 e tramonta alle 20:49, la durata del giorno e il passaggio verso la notte.
Non una mostra statica ma una serie di accadimenti in divenire, materializzati in opere, apparizioni, movimenti, suoni, racconti.
Gli interventi si espandono intorno, ne parlo con Antonio e con William, ci autorizza ad entrare nel suo bosco. Rispettando i cavalli di Lisbeth, attenzione!
Dicevo anche questo sembra solo confusione forse, le idee si vanno formando continuamente, flusso.
Sicuramente densità e mescolamento di linguaggi, e un percorso di avvicinamento, e una scansione temporale che attraversi tutta intera la giornata dal mattino alla notte.
E cercando la domenica imparo che forse Baudelaire ma certo Hegel scriveva che l'Arte è la domenica della vita.

Ci saranno Anemoi, che sono Daniela Da Silva Ferreira, Laura Di Nicolantonio, Maria Elena Fantoni e Nataša Vasiljević; Barbara Baroncini; Camilla Casadei Maldini, Antonella Bianco e Ilaria Marchetto;
Silvia Cini e Teresa Guerra; Andrea Crociani; Curandi Katz, che sono Valentina Curandi e Nathaniel Katz; Alma Fantin con Emma Saba; Barbara Fässler; Gisella Gaspari; Elena Hamerski; He Ru Chen;
Daniela Manzolli e Sara Tirelli; Massimo Marchetti; Daniele Pulze; Anteo Radovan; Agata Raggi; Zimmerfrei, che sono Massimo Carozzi, Anna De Manincor e Anna Rispoli.

Ecco, pensando al paesaggio intendevo anche utilizzare l'appuntamento a Casabianca come momento per comunicare Laboratòrio_014.***
Poi mi sono reso conto che spostando la data il caso ci ha portato al 29 giugno che è anche un giorno di ricordo, un giorno che evoca un'assenza.
E questa giornata già pensata più come una domenica in campagna che come una mostra è anche una giornata di festa per chi non è con noi.

Vivement dimanche! ma anche Le Dimanche de la vie.

* https://www.facebook.com/pages/Casabianca/109867455747004
** http://www.inu.it/wp-content/uploads/1929_Legge_n_1497_Bellezze_Naturali.PDF
*** http://serviziperlarte.wordpress.com/2014/06/14/laboratorio_014/ https://www.facebook.com/neon.laboratorio?ref=hl

bio e info:

Il gruppo Anemoi (Daniela Da Silva Ferreira, Laura Di Nicolantonio, Maria Elena Fantoni e Nataša Vasiljević) si forma alla fine del 2013 con l’interesse fondante di innestare delle aperture nella continuità del reale. La nostra attività di ricerca e scambio è iniziata a distanza, tra Venezia e Londra e il blog What are we supposed to do do do è stata una piattaforma fondamentale per la condivisione dei pensieri. La decisione di formare questo gruppo è emersa con spontaneità, come risposta alla comune urgenza di traslare la nostra ricerca artistica sulla realtà che ci circonda, ripensando i valori di astrazione, rappresentazione e narrazione. Il gruppo si è concentrato sull’importanza di un certo atteggiamento preliminare, di una disposizione di intenti la quale, una volta attivata, potrebbe secondo noi influenzare radicalmente l’esito del nostro lavoro e il suo impatto sulla realtà circostante. A riguardo è preziosa una frase di Raoul Vaneigem che afferma: “The desire of another life is that life already”.
Per il 29 giugno Anemoi intende riproporre l’antica usanza popolare dell’albero della cuccagna. Questo gioco che coinvolge la collettività è carico di storia e valenze simboliche ben profonde e radicate nell’inconscio comune. La prima connessione importante da rilevare è quella tra l’albero della cuccagna e il solstizio d’estate. Questo giorno è il giorno con più luce, rappresenta un punto preciso e decisivo per l’andamento del bioritmo naturale, in rapporto all’ambiente e alla vita degli esseri viventi. Fin dall’inizio della storia dell’uomo, nella sua evidenza, il solstizio ha suscitato una necessità di osservazione e di studio, portando alla comprensione del ciclo fondamentale della natura e della sua struttura interna. Allo stesso tempo, ha dato origine a riti che ne manifestano l’importanza per la comunità. Questi riti, anche i più antichi e primordiali, rivelano l’avanzamento di un grado di astrazione che dal fluire naturale struttura cadenze precise che vanno a costituire l’organizzazione dell’anno e del tempo umano. In quest’ottica il solstizio rappresenta un’intersezione fondamentale tra natura e cultura. L’albero della cuccagna evolve da riti di celebrazione dell’abbondanza legati al cambio delle stagioni, per acquisire il proprio nome e la propria forma nel Medioevo, come simbolo di un mondo alla rovescia in cui l’uomo non deve lavorare nè faticare, tutto gli è dato e il denaro non ha più senso. Ci interessa porre l’accento su come questo binomio natura/cultura possa ancora oggi essere oggetto di riflessione per la comprensione di vari aspetti legati a strutture quali la calendarizzazione, la divisione tra le varie fasi della vita, tra riposo e lavoro, tra sonno e veglia. Crediamo che riproporre il rito dell’albero della cuccagna durante il solstizio metta bene in risalto la sovrapposizione di questi due livelli. Anemoi propone quindi un’installazione interattiva. L’albero che verrà costruito sarà di una statura di circa due metri e mezzo. Gli oggetti appesi all’albero saranno artefatti da noi costruiti come biglie, fotografie, collage, giocattoli, dolciumi, che rappresentino questa nostra riflessione sul solstizio e le implicazioni culturali e sociologiche del passaggio da natura a cultura.

Barbara Baroncini è nata a Bologna nel 1989. Frequenta il biennio specialistico di Arti Visive all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 2012 è borsista presso la Fondazione Collegio Artistico Venturoli di Bologna. Ha partecipato alle seguenti mostre 2014: Contrattempi – Imperativo prossimo, Fondazione Collegio Artistico Venturoli, Bologna; Duetti#3, a cura di Lelio Aiello, Localedue, Bologna; Spaesati - the Fine Art of doing sometingh togheter, a cura di Patrizia Giambi, Galleria Castello925, Venezia; Open studio, Fondazione Collegio Artistico Venturoli, Bologna; Buone attitudini, a cura di Beatrice Buscaroli, Walter Guadagnini e Giovanna Caimmi, Fondazione Zucchelli, Bologna. 2013: Germogli in gipsoteca, Fondazione Collegio Artistico Venturoli, Bologna; Repas Frugal, a cura di Elena Hamerski e Marco Servadei Morgagni, Oratorio di San Sebastiano, Forlì; L’Età dell’utile, a cura di Francesco Urbano Ragazzi e Alice Ginaldi, Oratorio di San Ludovico, Venezia; Cuore di Pietra, a cura di Mili Romano, Pianoro Bologna.
Gino ha proposto di considerare lo spazio esterno a Casabianca. Ho pensato di lavorare su un punto di vista alto per raggiungere un altro spazio e “superare” Casabianca. Così ho scelto di adagiare un paracadute sul tetto. La scelta del paracadute nasce dall'esigenza di riflettere sulla concezione di mostra nello spazio dell'arte e su quella dell'artista stesso. Il paracadute é uno strumento di evasione per esplorare i limiti e le possibilità. È un gesto che si pone come un suggerimento verso altre strade, una proposta per immaginare una storia e per inventarsi una situazione irreale. Alla fine l'artista deve pur salvarsi in un qualche modo.

Camilla Casadei Maldini, Antonella Bianco e Ilaria Marchetto
I I
Camilla Casadei Maldini è nata a Bologna nel 1978. Si laurea in Architettura e parallelamente porta avanti lo studio della danza contemporanea. Interessata all’abitare sia spazi privati, giocando sulla continua interferenza tra privato e pubblico, sia allo studio, alla mappatura di spazi abbandonati, indaga sul rapporto fondante spazio-°©‐corpo dalla cui relazione nascono idee performative e site specific. Nel settembre 2012 partecipa ad Ammutinamenti Festival di danza urbana e d’autore. Dal 2011collabora con il Festival Danza Urbana di Bologna e con la danzatrice Francesca Antonino nella creazione del festival Sinfonie per Appartamenti.
Antonella Bianco è nata a Bologna nel 1979, laureata al DAMS nel 2004, ha iniziato a lavorare come montatrice nel campo dell’audiovisivo nel 2005. Come autrice, si dedica da diversi anni alla videodanza. Ha realizzato “Release” 2006; “Partitura per tre teste” 2007; “23 Seconds” 2008; “Kalsh” 2010, insieme alla coreografa Francesca Foscarini; “Snake” 2011, insieme alla danzatrice Sara Dal Corso.
Esprit Nouveau, 2014 Un’idea di: Antonella Bianco, Camilla Casadei Maldini, Ilaria Marchetto Interpreti: Camilla Casadei Maldini, Ilaria marchetto, Cecilia Berengo, Lucia Oliva
Figure femminili abitano uno spazio organico in una dimensione senza tempo. Impalpabili esse appaiono, si muovono, si osservano, si incontrano confondendosi e fondendosi l'una nell'altra. Sono ricordi o visioni di ciò che sarà, sono (forse) la stessa persona. La qualità della loro presenza riproduce l’energia della struttura architettonica: in essa ogni spazio è collegato, ogni stanza diventa la successiva senza soluzione di continuità. La permeabilità spaziale suggerisce ubiquità e una dimensione atemporale dove nel presente coabitano passato e futuro. Tra sogno e ricordo, tra immaginario e reale, le immagini restituiscono un'atmosfera sospesa, volutamente slegata dallo scorrere del tempo e dai consueti riferimenti spaziali. Straniamento e meraviglia. Esprit Nouveau.

Silvia Cini e Teresa Guerra
I I
Silvia Cini, nata a Pisa nel 1972 è artista e curatore, fino dai primi anni ‘90 opera e agisce pratiche di arte partecipata. Le sue opere vivono del dialogo, spesso personale, che crea con il pubblico. Il suo interesse si focalizza frequentemente sul paesaggio, come metafora sociale, integrando installazioni audio ambientali e ricerca botanica. Giovanissima, è tra i fondatori del Gruppo Immagini, collabora con Keith Haring alla realizzazione dell'evento che porterà al murale di Pisa. Studia teatro con Stefano Vercelli e Luisa Pasello al Piccolo Teatro di Pontedera, sotto la direzione di Roberto Bacci e la supervisione di Jerzy Grotowsky. Nel 1994 crea a Milano con Salvatore Falci il gruppo AAVV, collabora con Cesare Pietroiusti per DisorsordinAzioni, il Gioco del Senso e Non senso (XII Quadriennale di Roma), e il Gruppo Oreste con il quale parteciperà alla 48^ Biennale di Venezia. Nel 1997 cura la serie di mostre al Ferro di Cavallo in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Roma, promuovendo gli albori dell'arte di relazione e dell'arte pubblica in Italia. Collabora con Carolyn Christov Bakargiev e Hans Hulrich Obrist all'Accademia di Francia a Roma. Continua negli anni l'attività curatoriale, (Triennale di Milano, Invideo, Icityperiferiche, Palazzo Re Enzo Bologna, Loggia della Mercanzia Genova, Cartabianca, Museo d'Arte Contemporanea Villa Croce, Genova), affiancandole quella espositiva. Dalla fine degli anni novanta collabora con la Galleria Neon, alternando mostre personali e collettive (Continua, Zero, GoldanKauf) in Italia e all’estero. Ha collaborato negli anni con la Facolta di Architettura del Paesaggio di Genova. Nel 2000 riceve da Fabio Mauri, alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma il premio Atelier. La città di Genova, in occasione di Genova 2004 Capitale Europea della Cultura, le assegna, tramite il Museo Villa Croce, il Premio Duchessa Galliera come miglior artista operante sul territorio ligure.
Maria Teresa Guerra, nata a Faenza nel 1960, si laurea in Scienze Agrarie nel 1985. Ha competenze botaniche maturate nel corso degli studi universitari e proseguite nelle successive attività professionali. Dal 1983 collabora con il Centro Villa Ghigi di Bologna, oggi Fondazione Villa Ghigi, dal 1994 in qualità di referente del settore progettazione. Si occupa di progetti di spazi verdi urbani pubblici e privati, di piani di fruizione, valorizzazione e ripristino ambientale, di analisi paesaggistica e pianificazione territoriale; ha maturato negli anni competenze nella progettazione, direzione dei lavori e cura del verde pubblico. Dal 2004 è responsabile della manutenzione e gestione tecnica del Parco Villa Ghigi di Bologna e consulente per la gestione e valorizzazione degli spazi verdi del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. Dal 2007 è socio dell’Associazione Italiana Direttori e Tecnici Pubblici Giardini (AIDTPG), Sezione Emilia-Romagna. Dal 2005 al 2011 è stata membro della Commissione per la Qualità Architettonica ed il Paesaggio del Comune di Bologna.
Estranee, 2014
…il transito, al contrario del movimento, non è una libera scelta, una condizione di vita, ma una forzatura. Come la forzata convivenza tra emigranti e stanti in un territorio. Le terre di riporto vengono spostate per costruire case, strade, spiagge e dentro di esse sono conservati sementi e detriti che provengono da altri territori, si mischiano a quelli autoctoni, contaminandosi. Esprimono la potenza in fieri della natura e sono metafora della potenza in fieri dell’uomo. La controparte di quella globalizzazione piatta ed educata che ci viene proposta, molto più reale e sinceramente arrabbiata. E’ l’etnia che non si lascia definire perché rigetta qualsiasi tentativo di riduzione a parametri definiti, perché muta in ogni luogo e ogni contesto.
(Da Intervista a Silvia Cini di Elvira Vannini, Dialoghi, a cura di UnDo.net)

Si parte dall’idea di autoctono e di migrante, di gruppo, che una volta identificatosi riconosce come estraneo chi non ne fa parte. Non sono le friche di Clément, è una porzione di argine del fiume che costeggia Casabianca. L’insieme stratificatosi nel tempo di varietà vegetali. Ora noi la vediamo nella sua totalità, ma questo complesso, talvolta armonioso, talvolta dissonante, è la prima metafora della nostra società in divenire. Invertendo la tendenza a sradicare le specie allogene* in quanto invasive, qui queste estranee vengono preservate, protette e osservate, come portatrici di una ineluttabile trasformazione biologica e sociale. La natura, che ci precorre, vive in continua trasformazione. Il modo vegetale accoglie, rigetta, si integra e talvolta decade sotto il flusso di una costante migrazione, il cui risultato è il paesaggio, che di nostrum ha solo il titolo che gli imponiamo, ma di fatto è il risultato della convivenza e dell’adattamento fra specie.

*Che appartiene a un'etnia diversa. Allogeni: quei cittadini che sono di stirpe (ed eventualmente di lingua e tradizioni culturali e religiose) diversa da quella dello stato nazionale entro i cui confini si trovano. G. Devoto – G. C. Oli, Dizionario della lingua Italiana, Le Monnier

Andrea Crociani ha ottenuto il diploma in belle arti presso l'Accademia di Brera, Milano nel 1994. Nel 2006 Master di Belle Arti alla universita' Central Saint Martins, Londra. Vive in Inghilterra. Una selezione di mostre personali comprende: A corrupt method, Spazio 5b, Bellinzona, CH, 2013; Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 2005; Pizzeria Gestione Familiare, one evening event, 25 June, Beaconsfield, London (with Anna Best), 2004; 4 palestre di pugilato del nord Italia, Borgovico 33, Como, 2002; Signor Errico Malatesta, 14. Ausstellung der Ausstellung, Galerie Juliane Wellerdiek, Berlin 2 different ways to play the guitar, two days event, artist’s flat & BBQ Project Gallery, Berlin NB, (with Claudia and Julia Müller), Kunsthalle St. Gallen, St. Gallen, 2001; Birthday Party for my 18-year-old car, one evening event, 16 July, Microbo Erotico Projectroom, Milano, 1999; Valzer Valzer, Veragouth Arte Contemporanea, Lugano, 1996. E numerose mostre collettive, fra cui: Swiss Art Awards 2014, Messe Basel, Basilea, 2014; Countertext, two site specific installations in town, Bridport, 2011; Art cannot be untaught, La Rada, Locarno, CH, 2008; Love & Anarchy, K3 Project Space, Zürich, 2006; Risk, CCA, Glasgow, 2005; Che c’è di nuovo? La scena artistica contemporanea in Ticino, Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 2003; Nights In, Gasworks Gallery, London, 2001; Fuori Uso, Pescara , 1998.
Per il video "un metodo corrotto", 2013, 11' Andrea Crociani ha collaborato con gli animali da cortile che vivono nella fattoria in cui abita, nel Dorset, una regione molto rurale nel sud dell'Inghilterra. Nel video l'artista dà da mangiare a dei volatili da fattoria - galline anatre e oche - su dei tamburi presi da un set di batteria. L'azione del mangiare crea cosí un ritmo caotico, di musica casuale, che termina quando tutto il cibo è stato mangiato.

Curandi Katz è un duo italiano/americano. Il lavoro si concentra sul prendersi cura con strategie che intrecciano forme artistiche ad azioni legate all'attivismo. Utilizza il linguaggio performativo per esplorare l'etica delle relazioni umane, alla ricerca della sopravvivenza degli interventi artistici. Recenti mostre e interventi includono: Art Stays Ptuj, Artericambi Verona, Kunstraum Muenchen (2014); ar/ge kunst Bolzano, Viafarini Milano, ICW Bari, MAC Lissone, Center for Book Arts NY (2013); Flux Factory NY, MoMA PS1 NY, Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce Genova (2012). Nel 2013 sono stati finalisti al Live Works_Performance Art Award presso Centrale Fies (I).
Savigno Big Mountain Audio track su walking man, segnale di libero/occupato
Annunciare la storia di Savigno Big Mountain, implicando il curatore come sito della storia e suo canale di trasmissione. Raccontando un atto di solidarietà avvenuto in un posto, interpretandolo in un altro luogo, per raccontarlo in un terzo contesto.

Alma Fantin e Emma Saba
I I
Alma Fantin è nata il 18 giugno 1996, studia al liceo Laura Bassi delle scienze umane, frequenta il sesto anno di violoncello al conservatorio di Bologna, è parte del presidio studentesco di Libera, scrive poesie.
Emma Saba è nata a Cagliari l'11 maggio 1996, frequenta il liceo classico Minghetti e il settimo anno del corso di viola al conservatorio G.B. Martini di Bologna. Studia danza classica e contemporanea e fa parte del cast dello spettacolo di CollettivO CineticO.
Alma Fantin e Emma Saba suoneranno il duetto per viola e violoncello in mi b maggiore 'mit zwei obligaten Augenglasern' di Ludwig van Beethoven.

Barbara Fässler è nata nel 1963 a Zurigo, si è laureata con il DNSEP all’EPIAR, Villa Arson di Nizza; in filosofia teoretica all’Università Statale di Milano e al Master in Art Education alla ZHdK, Università di Arte a Zurigo. Figura poliedrica, ricopre vari ruoli: artista, curatore e critico. Per il 2014/15 con “ArTransit” curato con Domenico Lucchini è tra i vincitori del programma di scambio culturale Lombardia-Svizzera “Viavai” della Pro Helvetia. Ha curato mostre per l’Istituto Svizzero di Roma, la Galleria Belvedere Milano ed è stata Co-curatrice nel ProjektRaum, artistspace a Zurigo. Come artista lavora con fotografia, video, disegno, installazione e performance e espone dal 1990 in vari paesi europei. Ha insegnato all’Accademia Carrara a Bergamo e al Master Arti Visive della Naba a Milano. Attualmente è incaricata per la docenza di Arti visive, disegno e Storia dell’arte al liceo e alle medie della Scuola Svizzera di Milano. Dal 2010 scrive per «Kunstbulletin» Svizzera, «Studija» Lettonia e «undo.net». Nel 2014 sarà pubblicato il suo libro “August Sander, fotografia, archivio e conoscenza” da edizioni Postmedia e in tedesco da edizioni Atelier Berna.
"Intrigo", 2014, cotone e acrilico, colori vari, video è un intervento performativo, installativo e documentativo allo stesso tempo. Durante la performance l'artista crea un'installazione che di seguito riprende in un movimento che scruta lo spazio determinato dall'intervento da vicinissimo. La performance, l'installazione e l'azione documentativa interagiscono idealmente con i lavori degli altri artisti, con gli oggetti e lo spazio interno ed esterno. Ciò che rimane sono le tracce organiche e digitali.

Gisella Gaspari è una videomaker nata nel 1973 a Bologna, dove vive. Si occupa di produzione e post-produzione di video. Collabora con l'Istituto per la storia e le memorie del '900 Parri Emilia-Romagna e Home Movies-Archivio nazionale dei film di famiglia.
Drum Bun (buon viaggio), un "noir estemporaneo", è il suo primo esperimento in pellicola. realizzato in super8, montato in pellicola poi riversato, artigianalmente, in dv.

Elena Hamerski è nata il 13 gennaio 1989, vive e lavora a Forlì. Dopo studi artistici al Liceo Artistico di Forlì, consegue una Laurea Triennale in Arti Visive-Pittura all'Accademia di Belle Arti di Bologna dove successivamente si specializza in Didattica dell'arte e mediazione culturale del patrimonio artistico. Partecipa a svariati premi, collettive, workshop in Italia e all'estero; nel 2012 vince il Premio TERNA e nel 2013 vince il premio 900' in arte-confini globali. Espone al M.U.S.A.S. e al M.E.A.M.. Da due anni sta portando avanti un percorso di curatela e tuttora sta frequentando il Museo Carlo Zauli di Faenza per il Workshop per Giovani Curatori.
Elena Hamerski ha impegnato la sua ultima produzione in uno studio e un intervento sull’immagine stereotipata. La sua attenzione si è concentrata in particolare su due stereotipi per eccellenza: le carte geografiche e i santini. Nulla di più rassicurante della rappresentazione dei santi offerta nei santini, un’icona che si è perfezionata nel corso degli ultimi due secoli attraverso un processo di edulcorata semplificazione. Con le Ageografie, intersezioni delle immagini di coppie di santi, Hamerski offre invece un’immagine risignificata delle figure, attraverso l’operazione di smontaggio e ricomposizione e, partendo dallo stereotipo, propone anche una ridefinizione di identità. Per Casabianca l’artista ha scelto le immagini di due coppie di santi legate alla città di Bologna (i Santi Francesco e Domenico, copatroni del capoluogo) e al giorno dell’evento (i Santi Pietro e Paolo, celebrati il 29 giugno). Le due Ageografie, pensate come opera site specific, assumono una dimensione monumentale/ambientale (richiamando i teleri giganti esposti in occasione delle beatificazioni e santificazioni, un altro stereotipo della modernità) e interagiscono con lo spazio di Casabianca e la tradizionale modalità di utilizzo dei suoi spazi (dentro/fuori) andando ad inserirsi come filtro obbligato negli unici due accessi all’interno.(M. S. M.)

RuChen He ha 23 anni, si è laureato nella pittura ad olio presso l'Università di Changchun; attualmente è iscritto all'Accademia di Belle Arti di Bologna e segue i corsi della Cattedra di arti Visive del professor Luca Caccioni.
Le piccole tele dipinte a olio rappresentano paesaggi mentali, ricordi di altri paesaggi, paesaggi di invenzione, paesaggi che esistono in uno spazio compreso fra reale e pensiero.

Daniela Manzolli e Sara Tirelli
I I
Daniela Olimpia Manzolli si esprime attraverso i linguaggi del video e della scultura, che esplora sia da un punto di vista artistico che nelle sue applicazioni professionali e didattiche. Il mondo della musica, delle api, il carcere, l’esercito, l’ippica, le pompe funebri, il motociclismo, la tassidermia, l’alchimia e le tecniche artistiche fanno parte di un vissuto, più che di una ricerca, dal quale riportare linguaggi ed atmosfere a volte polisensoriali, altre archetipiche. Ha partecipato con diversi lavori sulle tecniche e la percezione a numerose collettive; ha collaborato con studi di post-produzione, artisti, università, musei, istituzioni internazionali.
La ricerca artistica di Sara Francesca Tirelli esamina i processi di percezione visiva e dei legami tra cultura, immaginario e media, sperimentando le possibilità che le tecnologie recenti mettono a disposizione. Sara indaga il rapporto tra tecnologia, storia e si concentra sulle narrazioni non lineari e l’archeologia dei media. La sua attività professionale comprende sia progetti artistici che produzioni commerciali per l'industria audiovisiva, come ADV, video virali e musica.
Con “Un’idea un po’ campata in aria“, 2014 Daniela Manzolli e Sara Tirelli, figlie di Dedalo, nipoti di Virilio, cugine di Dorothy e Pindaro, con una serie di prove di volo cercheranno di monitorare in differita un quadricottero sul pavimento di Casabianca; tenteranno inoltre di immaginare che a prendere il volo sia l’intera Casabianca, che magari finirà per volare su se stessa. Con la collaborazione di William Carrer e un ringraziamento a Pietro Los.

Massimo Marchetti è nato nel 1971, è storico dell'arte e si occupa in particolare di museografia contemporanea. Ha collaborato all'organizzazione di Casabianca dal 2010 al 2013.
Alcuni anni prima di Gordon Matta-Clark, un altro artista si era cimentato in una competizione con l'architettura: Buster Keaton. Proiettata sulla fiancata della casa di Antonio, la tragicomica settimana "edile" di BK e della sua novella sposa chiude la quarta stagione di Casabianca con un brillante esempio di disinstallazione.

Daniele Pulze è nato nel 1988 a Piove di Sacco (PD), frequenta il liceo artistico a Padova e poi l'Accademia di belle arti di Bologna. Fra il 2011 e il 2012 frequenta come assistente lo studio di Maurizio Bottarelli. Dalla fine del 2012 lavora con il gruppo di artisti e curatori MADISPA. Attualmente è iscritto al corso di laurea specialistica di arti visive con il prof Luca Caccioni. Vince il premio Zucchelli nel 2010. Espone alla galleria H2O in occasione della mostra Boheme nel 2011; alla Biennale Roncaglia under 25 nel 2012; all'evento di arte fiera off be creative be green nel 2012; nello spazio di Emilia ruvida a Modena con il gruppo MADISPA nel 2013; nella collettiva MADISPA3 nella galleria vvvb, all'interno del centro culturale Senza Filtro in dicembre 2013.
Il "discorso sulla natura della libertà" di Daniele Pulze è una sorta di simbolo spontaneo catturato nel retrobottega di un supermercato. Sembra parlare del lavoro, della libertà individuale e della signora delle pulizie. L'autore del gesto resta tuttavia sconosciuto.

Anteo Radovan ha iniziato a esporre dal 1993 in collettive alla Galleria Graffio e a collettive curate da Mauro Manara a Castel San Pietro e a Faenza. Ha partecipato a una collettiva curata da Cesare Pietroiusti presso la Galleria Primo Piano di Roma, a una iniziativa a Imola, a cura di Roberto Daolio ed un’altra alla Galleria Neon a cura di Gino Gianuizzi. Dal 1994 al 2002 ha gestito la Galleria Graffio, nel centro di Bologna. Dal 2010 gestisce la galleria Casabianca, nel comune di Zola Predosa.
Anteo Radovan effettuerà una visita guidata alla galleria e nei dintorni alla ricerca di tracce della storia di Casabianca.

Agata Raggi è nata a Cesena il 5 maggio 1989. Nel 2008 si diploma all’Istituto Liceale d’arte di Forlì; nel 2012 consegue il Diploma di secondo livello in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna; nel 2013 prende parte a“ Step/o13 il dialogo”, mostra collettiva a cura di Lelio Aiello e alla mostra collettiva della Cattedra di Arti Visive a cura di Luca Caccioni presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna; nel 2014 espone presso Granata in una mostra curata da Vittoria Cafarella; partecipa a “Scrittura, parola, immagine”, Seminario della Cattedra Arti Visive prof. Luca Caccioni e ad una mostra collettiva a Volgograd a cura di Valentina Gualtieri.
Il progetto "Meandro" posa lo sguardo dentro i fiori, "oltre la siepe". Meandro perché non si prende l'incarico di definire i contorni delle cose, di dargli un nome... é un intreccio complicato che si apre su un macro-paesaggio... un sentiero nel quale è lecito perdersi.

ZimmerFrei è un gruppo di artisti (Massimo Carozzi, Anna de Manincor, Anna Rispoli) fondato nel 2000 con base a Bologna e Bruxelles. ZimmerFrei produce installazioni sonore e video, performance, film documentari e serie fotografiche e si dedica all’investigazione di spazi urbani reali e immaginari, mescolando pratiche provenienti dal cinema, teatro e musica. I lavori recenti sono ritratti di città, narrazioni che intrecciano documentario, scrittura sonora e visionarietà ed esplorano i confini tra spazi pubblici e territori privati. Il gruppo ha curato diverse mostre collettive, eventi e residenze per artisti, tra cui “ON. Luci di pubblica piazza”, “Sound Facts”, “Space is the Place” a Bologna e “Neverending Cinema” alla Galleria Civica di Trento. Nel 2011 il museo MAMbo di Bologna ha dedicato una personale a ZimmerFrei e ha acquisito una scultura luminosa nella Collezione Permanente, installandola all’ingresso della Cineteca di Bologna.
Safari è una selezione e ricombinazione in tempo reale di un archivio di registrazioni sonore raccolte in diverse parti del mondo negli ultimi 10 anni da ZimmerFrei.