Vite Sospese

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA SOTTOPASSO DELLA STUA
Largo Europa , Padova, Italia
Date
Dal al

15.30 – 18.30 , chiuso domenica

Vernissage
20/02/2013

ore 18.30

Generi
arte contemporanea, serata - evento
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L’evento si configura come una sorta di interrogazione esistenziale che conduca irrimediabilmente alla centralità e all’essenza della vita stessa e alla riaffermazione di valori che per troppo tempo l’essere umano ha abbandonato.

Comunicato stampa

Si inaugura mercoledì 20 febbraio alle ore 18.30 l’installazione “Vite Sospese” presso la Galleria Sottopasso della Stua di Padova.
L’installazione, curata da Alessio Brugnoli e Donatella Edini, con la collaborazione artistica di Rita Servello, nasce da una riflessione sul senso di indifferenza come risultato del continuo susseguirsi di scenari di guerre più o meno “lontane”.
L'evento si configura come una sorta di interrogazione esistenziale che conduca irrimediabilmente alla centralità e all’essenza della vita stessa e alla riaffermazione di valori che per troppo tempo l'essere umano ha abbandonato.

21 febbraio-9 marzo 2013
Padova, Gall. Sottopasso della Stua
Inaugurazione: 20 febbraio, ore 18.30
Comunicato stampa

INSTALLAZIONE a cura di:
Alessio Brugnoli e Donatella Edini
con la collaborazione artistica di Rita Servello
“AFTER-WARS” foto e videoproiezione di Bruno Maran

“Noi siamo la guerra, noi portiamo nell’intimo la possibilità di questa malattia mortale che ci sta riducendo a ciò che non avremmo mai creduto possibile…..Noi rendiamo possibile la guerra, noi la permettiamo….Non esistono fatti e verità tutte in bianco o in nero. Esiste soltanto un “noi”-sì, noi siamo responsabili l’uno dell’altro….”
Tratto dal libro “Balkan Express” della scrittrice Slavenka Drakulić edito da “Il Saggiatore” 1993
L’installazione nasce da una riflessione sul senso di indifferenza che il quotidiano susseguirsi di scenari di guerre più o meno “lontane” ci evoca e rende necessaria una sorta di interrogazione esistenziale sulla centralità e sull’essenza della vita stessa.
I curatori dell'installazione hanno immaginato popoli e genti abituate a vivere in paesaggi ed epoche estreme, polverizzate o ridotte a brandelli da missili intelligenti lanciati da civiltà evolute ed indifferenti.
Sono proprio questi scenari primordiali che ispirano la scelta dei materiali che compongono l’opera: legno solarizzato recuperato, stracci tinti e infine l’inserimento poetico delle velature di carta e delle luci (realizzati da Donatella Edini), che creano un leggero barlume proprio come senso metaforico di barlume di speranza.
Nella trasparenza infatti “la luce è narrante”; evoca interni familiari, ma assume anche il significato di speranza: la speranza che altri orizzonti di pensiero siano possibili, anzi, dovuti, attraverso una sincera riflessione che renda consapevoli dell’importanza di condividere un impegno di pace.
Per ampliare ancora di più questo concetto espressivo, le foto e le videoproiezioni di Bruno Maran, fotoreporter di guerra: immagini, scatti dall’’ex Jugoslavia, appena oltre l’Adriatico. Altra guerra “umanitaria” dimenticata e risolta solo apparentemente.