Vasco Bendini – Realismo Organico

Informazioni Evento

Luogo
GNAMC - GALLERIA NAZIONALE D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Viale delle Belle Arti 131 — 00197 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
15/10/2020

ore 19

Editori
SILVANA EDITORIALE
Artisti
Vasco Bendini
Curatori
Bruno Corà
Generi
personale, arte moderna

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea offre al pubblico l’occasione di riscoprire la multiforme produzione di Vasco Bendini, artista infaticabile nell’alimentare una ricerca poliedrica che vede l’uso di mezzi espressivi differenti, dalla carta di giornale, alla tela, alla lana di vetro, ai cartoni, alla gommapiuma, alle resine, alle candele consumate, al neon e alle plastiche varie.

Comunicato stampa

La Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea offre al pubblico l'occasione di riscoprire la multiforme produzione di Vasco Bendini, artista infaticabile nell'alimentare una ricerca poliedrica che vede l'uso di mezzi espressivi differenti, dalla carta di giornale, alla tela, alla lana di vetro, ai cartoni, alla gommapiuma, alle resine, alle candele consumate, al neon e alle plastiche varie.

Bendini è un anticipatore di tendenze, precursore dell'Informale e, sia pure per un brevissimo periodo, iniziatore dell'Arte Povera. La mostra, a cura di Bruno Corà, espone una selezione di opere dal periodo Informale degli anni Cinquanta agli anni Duemila, testimoniando quanto intensa sia stata l’attività del pittore anche negli ultimi anni della sua lunga vita.

Vasco Bendini (Bologna 1922 – Roma 2015) è il protagonista di un percorso artistico che lo vede sovente come anticipatore di tecniche e di linguaggi. Il suo è un itinerario a volte discontinuo, ma questa apparente mancanza di linearità in realtà mostra un'intima coerenza nel rivelare a se stesso e al fruitore la segreta essenza dell'io e della materia.

Tra il 1941 ed il 1942 Vasco Bendini frequenta l'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha per maestri Giorgio Morandi e Virgilio Guidi. È dalla loro lezione che l'artista muove i primi passi nella direzione di una pittura che potremmo definire metafisica, ma l'elemento figurativo diventerà sempre più astratto già dal 1948, con la tagliente incisività di un gesto consapevole, che, nella sua essenzialità, vuole arrivare alla struttura portante e universale dell'io. Nascono i volti, le teste, quelle che Arcangeli chiamava le veroniche e Vasco Bendini definiva Segni segreti.

L'artista legge testi sulle pratiche di meditazione zen, ma anche Caso e necessità di Jacques Monod e Dall'essere al divenire di Ilya Prigogine, premi Nobel rispettivamente per la Chimica e per la Fisiologia e la Medicina, ricavandone la convinzione che la materia non sia altro che una traccia illusoria di composti mobili, fatti di onde e particelle. Di qui nascono sulla tela, fin dalla metà degli anni Cinquanta, figure che si svelano o si dissolvono in una luce incerta, corpi sempre più smaterializzati e fluttuanti che si possono ammirare in mostra.

Negli anni Sessanta e Settanta, dopo la partecipazione alla XXXII e alla XXXVI Biennale di Venezia con una sala personale, rispettivamente nel 1964 e nel 1972, l'artista cerca, usando i più svariati materiali, di indagare la vibrante oscurità della materia per coglierne lo svelarsi progressivo della luce. Nasce la serie degli Oggetti come storia a metà degli anni Sessanta, presenti in mostra con il trittico La mano di Vasco (1967), Mille e una notte (1968), Una delle duemila parole (1968), Pere (1972), la performance Io. E io ora, eseguita al Museo civico di Bologna nel 1969. Negli stessi anni, prendono vita allo Studio Bentivoglio di Bologna installazioni di vario tipo, come Cabina solare (1967) o Come è (1966), non presenti attualmente in mostra, che indicano in Bendini un sensibile anticipatore dei linguaggi dell'arte povera.

Negli anni Ottanta e Novanta Bendini torna alla pittura. Nascono opere di grandi dimensioni come le grandi carte incollate su tela, appese alla parete come arazzi (Segni come sogni oppure Dante e Virgilio del 1989) e si avvia, negli anni Duemila a Parma, una felice stagione di pittura informale, meglio definita dall'artista come Realismo Organico, che vede l'artista ottantenne e novantenne creare sulla tela opere di grande e medio formato. Una vera sintesi della grande esperienza pittorica maturata negli anni e dell'incessante ricerca di un'identità universale riconosciuta nello stesso disporsi organico della materia.

La mostra sarà corredata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con testi di Bruno Corà, Emanuela Garrone e un’intervista della Garrone a Marcella Bendini.