Van Gogh nella Villa dei Capolavori

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE MAGNANI ROCCA
Via Fondazione Magnani Rocca 4, Traversetolo, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso, aperto lunedì 7 dicembre. Aperto anche tutti i festivi.

Vernissage
25/09/2015

no

Biglietti

€ 9,00 valido anche per la mostra Giacomo Balla Astrattista Futurista e le raccolte permanenti – € 5,00 per le scuole.

Artisti
Vincent Van Gogh
Curatori
Stefano Roffi
Generi
arte moderna

Per la prima volta in Italia, proveniente dalla National Gallery di Londra, una delle icone della Storia dell’Arte mondiale: La sedia di Van Gogh (1888).

Comunicato stampa

Nasce dal prestigioso rapporto di collaborazione tra la National Gallery di Londra e la Fondazione Magnani Rocca questo evento unico che, per la prima volta in Italia, permette di ammirare nella Villa dei Capolavori, sede della Fondazione a Mamiano di Traversetolo (Parma) una delle icone della Storia dell’Arte mondiale: La sedia di Van Gogh (1888). Il celebre ed enigmatico quadro di Vincent Van Gogh viene esposto al pubblico dal 25 settembre all’8 dicembre 2015. Questa è l’unica occasione per vedere l’opera nel nostro Paese al di fuori della sua sede storica.

La sedia, autoritratto di un desiderio
Lo splendido dipinto – eseguito durante il soggiorno del pittore ad Arles, quando egli intendeva creare una comunità di artisti nella celeberrima ‘Casa gialla’ di place Lamartine – venne concepito insieme a un altro, La sedia di Gauguin (1888). È infatti proprio attraverso il rapporto con Gauguin che si comprende l’assenza/presenza della vagheggiata collaborazione tra i due artisti, fortemente idealizzata, di fatto durata solo nove settimane e che trova nel motivo della sedia l’emblema di un desiderio artistico travagliato, un autoritratto a tutti gli effetti, che racchiude un’enigmaticità che prelude ai drammatici eventi successivi, fino alla tragica morte di Van Gogh.

Vincent Van Gogh, La sedia di Van Gogh © The National Gallery, London. Bought, Courtauld Fund, 1924 - Vincent Van Gogh, La sedia di Gauguin, 1888, Amsterdam, Van Gogh Museum
Vincent Van Gogh, La sedia di Van Gogh © The National Gallery, London. Bought, Courtauld Fund, 1924 – Vincent Van Gogh, La sedia di Gauguin, 1888, Amsterdam, Van Gogh Museum (dettagli)
Si manifestano in questo modo la dichiarazione di umiltà e l’introduzione alla vita più intima del pittore già proposte nel dipinto La stanza di Vincent ad Arles (1888), con la stessa sedia inserita come una firma personale, e quelle che l’artista chiamava dècorations ad abbellire le pareti del suo rifugio privato. La ricerca di un ideale domestico ordinato che rispondesse ai desideri dell’artista, ma di fatto non certo alle sue inclinazioni, trova oggi una speciale presentazione nella Villa sede della Fondazione, il cui proprietario Luigi Magnani aveva saputo, all’opposto, con grande ordine, valorizzarne gli ambienti con opere di fine gusto estetico e grande rilievo artistico.

Un’icona della Storia dell’arte mondiale, nella Villa dei Capolavori
Oggi, l’umile sedia di Van Gogh – con la pipa dell’artista in primo piano e la cassetta delle cipolle dove campeggia la celeberrima firma Vincent – viene offerta eccezionalmente allo spettatore in un nuovo allestimento nella sala più sontuosa della Villa, tra i preziosi arredi in stile Impero, in dialogo inedito con le opere della collezione permanente, che vanta nomi di artisti tra i più famosi al mondo. Originale celebrazione della creatività di un pittore diventato mito, che aveva compreso, precorrendo i tempi, il nuovo senso che avrebbe di lì a poco intrapreso la storia dell’arte.

Sala del Van Dyck , foto: Amoretti
Sala del Van Dyck, foto: G. Amoretti
Un’eccezionale operazione culturale frutto della collaborazione tra la Fondazione Magnani Rocca e la National Gallery di Londra.

“È un grande onore essere riusciti a portare in Italia per la prima volta un capolavoro talmente intenso che talvolta persino commuove coloro che hanno la fortuna di poterlo ammirare dal vero. Vorrei che il pubblico si ponesse davanti a questo quadro non soltanto come a un’icona assoluta dell’Arte, ma anche come a uno struggente testamento dell’artista, traccia eterna della sua disperata passione per la vita e per la pittura”” .
Stefano Roffi, curatore artistico della Fondazione