Uovo performing arts festival 2015
Il festival Uovo, giunto quest’anno alla tredicesima edizione, continua ad interrogarsi sulle traiettorie e le nuove possibili geografie della scena performativa, coinvolgendo artisti italiani ed europei in un progetto di riflessione sul confine e i suoi significati.
Comunicato stampa
Nuovo ordine. 200 anni dal Congresso di Vienna, 70 anni dalla Conferenza di Yalta e dalla Liberazione d’Italia. Date che hanno segnato nuovi ordini, nuovi confini.
Oggi la società torna ad occuparsi in modo pressante della complessità del tema del confine. Il confine separa e congiunge, disciplina e mette in relazione.
E la frammentazione della società (e della scena) contemporanea costringe a ragionare di una molteplicità di confini (anche disciplinari) e di una conseguente molteplicità di aggregazioni.
Il festival Uovo, giunto quest’anno alla tredicesima edizione, continua allora ad interrogarsi sulle traiettorie e le nuove possibili geografie della scena performativa, coinvolgendo artisti italiani ed europei in un progetto di riflessione sul confine e i suoi significati.
Dalla gestione di uno spazio condiviso all’idea di amicizia e complessità delle relazioni sociali di Laurent Chétouane nel suo acclamato lavoro M!M; dal concetto di confine come attraversamento fisico e linguistico degli artisti svizzeri Massimo Furlan e Martin Schick, entrambi parte del progetto transfrontaliero Viavai, realizzato da Pro Helvetia, a cui Uovo partecipa con TRANS, un network dedicato alle performing arts in collaborazione con il festival Performa di Losone; allo sfumare del confine tra il formato dello spettacolo di danza e quello di happening musicale di Cristina Rizzo nella sua ultima coreografia, BoleroEffect (Rapsodia_The long version); dall’idea dinamica di confine tra originale e remix della promettente artista polacca Ramona Nagabczyńska, o di reinterpretazione della propria coreografia storica e-ink di MK, al concetto di limite etico e politico nel controverso lavoro di Milo Rau, Breivik’s Statement, ispirato ai fatti di Utoya; dalla scomparsa di ogni rigido confine disciplinare in The Old Testament dei The Loose Collective - straordinario collettivo artistico composto da danzatori, coreografi e musicisti che dall'Austria si è imposto sulla scena internazionale - al venir meno di quello fisico e virtuale in Joseph_kids di Alessandro Sciarroni, ospite immancabile ed atteso delle ultime edizioni di Uovo.
Un magma di posizioni poetiche ed estetiche che rappresentano una scena artistica indipendente non catalogabile in percorsi definiti e ancora alla ricerca di un nuovo senso, anche politico, del proprio agire all’interno della società.
Una ricerca che Uovo, nelle sue molteplici declinazioni, ha contribuito e contribuisce a promuovere da tredici anni, sostenendo le migliori espressioni della performing art a livello italiano e internazionale.